IL FILO INVISIBILE è un film italiano del 2022 diretto da Marco Simon Puccioni e distribuito nelle sale cinematografiche dal 21 febbraio e su Netflix dal 4 marzo. La storia è quella di Leone, interpretato da Matteo Oscar Giuggioli, un ragazzino di 16 anni che ha due padri, Paolo e Simone, interpretati rispettivamente da Filippo Timi e Francesco Scianna, una coppia di omosessuali insieme da vent’anni e sposati da cinque; il ragazzo è nato in California grazie ad una madre surrogata, Tilly, interpretata da Jodhi May, una donna di nazionalità statunitense e carissima amica dei due uomini. Cresciuto in Italia, Leone vivrà in prima persona le lotte per ottenere i diritti legati alla sua particolare condizione. Tutto questo spingerà Leone a riflettere sulla vera natura del “filo invisibile” che lo lega ai suoi genitori e a tutti coloro che hanno desiderato la sua venuta al mondo.
Fortemente simbolico è infatti il titolo del film che ci mostra una realtà particolare, ancora quasi per nulla accettata nel nostro paese. Sarà proprio quel filo invisibile a tenere legata questa famiglia speciale anche nel momento in cui Paolo e Simone decideranno di separarsi e verranno a conoscenza di un’amara verità. Un film che, senza risultare pesante, vuole mettere in risalto quanto i pregiudizi sulle coppie gay siano ancora troppo radicati e quanto essi siano ingiusti. La famiglia protagonista del film, prima della rottura tra i due papà di Leone, è infatti una famiglia come tutte le altre. Perfino al momento della separazione tra i due coniugi, le dinamiche familiari sono le stesse di una qualsiasi famiglia tradizionale. Le stesse emozioni, gli stessi sentimenti, le stesse sofferenze, nel caso di Leone sono però talvolta amplificate a causa della legge italiana, ancora poco aggiornata sulla realtà sociale già da decenni esistente e man mano consolidatasi nel tempo. Un film bello, interessante, piacevole e soprattutto che fa riflettere, che ci racconta la storia vissuta di tanti, le frustrazioni visibili o nascoste di molti, l’ingiustizia sociale che ancora incombe sulla vita di troppi cittadini, uomini e donne della nostra epoca. Una storia d’amore finita, una famiglia in crisi, un ragazzino allo sbando, un filo invisibile che lega tutti, anche in assenza di legami di sangue. A modo suo il film vuole essere un mantra, un simbolo, una favola triste con annessa morale, tutto ciò attraverso una toccante storia d’amore condivisa da più persone, tra sentimenti di gratitudine, affetto ed amicizia, che ci induce ad intuire un importante significato: i figli sono di chi li cresce! Una frase che potrebbe sembrare banale, a causa di tutte le volte che l’abbiamo ascoltata, ma che custodisce un significato vero e profondo. Consigliato!