Molti appassionati e cultori della natura e del regno animale fanno di tutto per avere il minor impatto ambientale possibile, e lo fanno scegliendo alimentazione vegetariana o vegana, prodotti cruelty free e biodegradabili, non assistendo a spettacoli di circhi o recandosi a zoo, ecc.
I danni del fumo vengono testati su animali
Quello che in pochi sanno è che anche fumare una sigaretta e concedersi un breve (tossico), attimo di relax, potrebbe aver provocato danni e morti di milioni di animali.
Le multinazionali del tabacco, infatti, hanno dovuto ammettere di sperimentare su animali vivi, sminuendone spesso il quantitativo utilizzato o giustificandosi con coinvolgimento di specie a loro parere “inferiori” come i roditori.
Proprio quest’anno (il 26 gennaio 2017) grazie al senato italiano è stata prorogata la legge che consente la vivisezione nell’ambito di alcool, droghe e tabacco per altri 3 anni (nonostante le proteste dei maggiori enti animalisti come la LAV, della quale abbiamo selezionato alcune immagini).
Quali sono gli animali sui quali viene effettuata la sperimentazione
Gli animali più utilizzati sono cani, gatti, conigli, maiali, agnelli, galline, scimmie, ratti, criceti; queste povere anime vengono torturate con congegni e maschere, immobilizzati su sedie di contenzione o rinchiusi in contenitori-bara per testare i danni del fumo su un essere vivente, spesso le cavie coinvolte vengono scelte in gravidanza o cuccioli per verificare ciò che le orribili immaginette sui pacchetti di sigarette ci mostrano, ma perché nessun pacchetto ha foto di animali in queste condizioni?!
Questi “test” sono vietati in Gran Bretagna, ma non in Europa e negli Stati Uniti (dove si trova il colosso Covance in Virginia, i più forti di stomaco e meno delicati possono trovare numerosi video e foto su www.covancecruelty.com).
Come non alimentare queste torture
L’ideale sarebbe smettere di fumare, innanzi tutto per se stessi, ma c’è un’alternativa meno drastica se si è tabagisti cronici: esistono numerosi laboratori etici (come quello della Yesmoke), dove non si sperimentano queste sostanze su esseri viventi, ma con delle “smoking machine”, macchinari ad alta tecnologia che consentono di ottenere risultati migliori e più attendibili non incidendo su nessuna vita.
Per noi “consumatori” è facilissimo comprendere quali aziende si affidano a laboratori etici: sul lato sinistro del pacchetto di sigarette c’è apposta l’indicazione “non testato su animali” o il simbolo tipico del “cruelty free”.
La soluzione ottimale sarebbe smettere di fumare, ma se questo non è possibile perché non farlo nel modo “meno crudele”? Aprite gli occhi e leggete tutte le etichette, anche quelle delle sigarette!