Il mondo del fumetto d’autore è in lutto per la recente scomparsa, avvenuta domenica 17 ottobre all’età di 77 anni, del prolifico sceneggiatore Robin Wood.
Nato a Nueva Australia in Paraguay nel 1944, Wood veniva in realtà associato alla cosiddetta scuola argentina del fumetto dal momento che possedeva anche questa nazionalità, oltre a quella danese.
Il decesso è avvenuto dopo una lunga malattia neurologica degenerativa che negli ultimi 5 anni lo aveva portato a rallentare sensibilmente e poi a sospendere del tutto la sua attività: si considera che nel corso della sua lunga carriera Wood abbia scritto oltre 7.000 storie, un numero che fa impallidire, ed il vuoto che lascia rappresenta una enorme perdita per l’intero panorama del fumetto mondiale.
La sua avventura tra i comics ebbe inizio nel 1966, ma gran parte della sua popolarità è dovuta all’iconico personaggio di Dago, creato insieme al disegnatore Alberto Salinas, un fumetto che tutt’oggi è pubblicato da Editoriale Aurea con una nutrita schiera di lettori affascinati dalle verosimili ed accurate ambientazioni storiche nel Cinquecento, dal carisma del personaggio e dalla movimentata azione che ne contraddistingue ogni episodio.
Reso popolare in Italia dalla pubblicazione sui settimanali Skorpio e Lanciostory dell’allora Eura Editoriale, Dago è uno dei tanti personaggi di spessore dell’immensa produzione di Wood, nella quale possono essere annoverate serie quali Nippur di Lagash, Dax, Martin Hel, Gilgamesh, per citare solo alcune delle più famose, oltre a centinaia di storie brevi e monografiche.
La caratura internazionale di Wood non gli ha impedito di prendere parte a progetti legati al fumetto popolare anche in Italia: celebre è ad esempio la sua fortunata collaborazione con Sergio Bonelli Editore, che ha avuto il merito di scritturarlo per alcune storie dell’Indagatore dell’incubo Dylan Dog.
La più riuscita è sicuramente L’esercito del male, per i disegni di Giovanni Freghieri e pubblicata sull’albo gigante del 2000, ma ad essa hanno fatto seguito Il grande Marinelli del 2002 e Una donna venuta dal nulla del 2003. In tutte Wood ha saputo dimostrare la sua poliedricità di artista capace di affrontare temi tra loro eterogenei e calandosi alla perfezione nelle atmosfere che caratterizzano l’Old Boy di Londra.
Tra le onorificenze che hanno costellato la sua carriera di fumettista va senz’altro citato lo Yellow Kid conferitogli nel 1996 durante il Lucca Comics quale migliore autore.
Un vero gigante del fumetto mondiale, secondo alcuni il più grande scrittore di fumetti latinoamericano (anzi, di historietas, per usare il termine della sua lingua), Wood ha attraversato una vita avventurosa e vagabonda; sempre affascinato dalla Storia e dai suoi risvolti, ha probabilmente riversato nelle sue sceneggiature tutte le sue vicissitudini a partire dalla comunità utopica di stampo socialista nella quale è nato e cresciuto negli anni della prima infanzia.
Ci sembra giusto salutarlo con una citazione di un autore italiano che di fumetti se ne intende, Bepi Vigna, il quale ha detto “Se si dovesse fare una classifica dei primi dieci sceneggiatori a livello internazionale, Wood sarebbe certamente tra questi.”.