Se a un qualunque appassionato di fumetti, o di film di fantascienza, venisse chiesto se conosce la “Teoria del Multiverso”, c’è da scommettere che risponderebbe di si, senza indugi e con un malcelato entusiasmo.
Tantissime saghe di supereroi, o trame di pellicole di successo, si basano infatti sull’assioma secondo cui noi viviamo solo in uno degli infiniti universi paralleli esistenti, e che in ognuno di questi mondi, per effetto di eventi particolari, i ruoli delle persone, gli assetti geopolitici o gli equilibri di potere possono essere totalmente diversi rispetto al nostro.
Osservando quello che è successo dopo la conquista del quarto scudetto da parte del Napoli, per chi conosce questa teoria la sensazione di essere stati catapultati in un altro universo è nettissima.
La conquista del secondo tricolore in 3 anni, impensabile per chiunque non appartenesse al “clan delle strisciate” nel secondo dopoguerra, è stato solo il primo di una serie di eventi cui nessuno era abituato.
Prima la festa, meravigliosa ma ordinata, di 300mila persone sul lungomare, ad accompagnare i loro eroi che attraversavano due ali azzurre di folla: non solo una cartolina da recapitare al mondo, ma il segnale che Napoli del mondo stia diventando l’ombelico, e che la sua squadra di calcio ne sia il fiore all’occhiello.
Poi, subito dopo, l’annuncio della prosecuzione del rapporto con Antonio Conte, che al di là di qualche scelta opinabile in campo e di qualche esternazione di troppo nelle fasi calde della lotta scudetto, è stato indiscutibilmente il principale artefice della conquista dello storico quarto titolo.
La notizia della sua conferma ha destato scalpore, soprattutto perché arrivata quando tutto il mondo del calcio dava per scontato il suo ritorno alla Juventus: il tecnico salentino, pur legato sentimentalmente alla casa madre bianconera, ha scelto di portare avanti il progetto indiscutibilmente più solido e affidabile, e il suo “no, grazie”, ribadito prima a Chiellini e poi addirittura a John Elkann, ha fatto infuriare i suoi ex tifosi, mandando invece in visibilio i supporters azzurri.
Gli juventini che chiamano “traditore” Conte, mentre qualche anno fa erano i partenopei a fare altrettanto con i vari Higuain e Sarri, che si giustificavano dicendo che “alla Juve non si può dire di no”, sono l’ennesima dimostrazione che il mondo del calcio si è davvero ribaltato.
L’ennesima ma non l’unica, e nemmeno la più importante: quel che fa davvero specie è realizzare che il Napoli si presenterà ai nastri di partenza della prossima stagione con un vantaggio tecnico impensabile poco tempo fa rispetto alle nobili decadute del calcio nostrano.
La Juve infatti dopo il “no” di Conte è stata snobbata anche da Gasperini, promesso sposo della Roma, e sorte analoga è toccata all’Inter dopo la “manita” rifilatale dal PSG in finale di Champions e l’addio di Inzaghi: Fabregas ha infatti declinato l’invito di Marotta, preferendo restare al Como (si…al Como!), e costringendo il presidente nerazzurro a ripiegare addirittura su Chivu.
Il Milan si è mosso appena meglio, decidendo di trangugiare la “minestra riscaldata” Allegri, ma come le altre strisciate sarà costretto a vendere i suoi pezzi pregiati (Reijinders ha già salutato, direzione City), per rimediare ad anni e anni di gestioni societarie scellerate, con la Lega e la FIGC chiuse in un silenzio complice.
Persino l’Atalanta dei miracoli dovrà ripartire da zero dopo l’addio del Gasp, e la scelta di affidarsi a Juric non lascia certo tranquillo l’ambiente Bergamasco.
Insomma, prima ancora di iniziare a muoversi sul mercato il Napoli poteva già vantare un gap notevole nei confronti delle avversarie, ma il primo acquisto perfezionato dal club azzurro rischia di scavare un autentico solco nei confronti del resto del campionato.
L’ufficialità, arrivata in settimana, dell’arrivo di un fuoriclasse assoluto come Kevin De Bruyne, semplicemente uno dei giocatori più forti visti su un campo di calcio negli ultimi 15 anni, non solo rinforza in modo clamoroso il Napoli da un punto di vista tecnico, ma rende perfettamente l’idea di quanto oggi il sodalizio partenopeo rappresenti non più un una tappa di passaggio verso i club più prestigiosi, ma una realtà vincente e appetibile anche per i top player più affermati.
La foto di De Laurentiis e KDB che si stringono la mano seduti su due sedie da regista sembra davvero arrivare da un altro universo, o magari è il Napoli che ci ha proiettato in un mondo in cui tutte le gerarchie pallonare si sono ribaltate.
Il merito di tutto questo, con buona pace dei suoi detrattori ormai ridotti a uno sparuto numero di “irriducibili”, è sicuramente di Aurelio De Laurentiis, autentico “portale” tra una realtà in cui il Napoli falliva nell’indifferenza dell’imprenditoria napoletana, dopo un decennio di stenti in cui i tifosi azzurri vedevano le solite note dominare in lungo e in largo, e questa nuova “età dell’oro”, in cui quello partenopeo e diventato non solo un club vincente, ma un modello gestionale sostenibile da prendere come riferimento assoluto.
Insomma, godiamoci questo “multiverso della vittoria”, con la consapevolezza che il meglio, probabilmente, deve ancora venire.