Il rooming in di cui si sente parlare con insistenza in questi giorni è una forma di accudimento che sottolinea l’importanza fin dai primi istanti dalla nascita del contatto continuativo tra madri e figli.
Quale che sia il parto, il bambino viene accompagnato nella stanza della madre e lasciato alle sue cure h24 per innescare una relazione quanto più sana e forte possibile.
Non da meno, gli studiosi considerano questi primi momenti fondamentali per dar vita ad un corretto attaccamento tra madri e figlie con una ottima resa dell’allattamento.
Peraltro, il colostro, nome per il primo latte che si produce nella fase iniziale dell’allattamento al seno, è il nutrimento ideale per un neonato. È altamente concentrato, ricco di proteine e di sostanze nutritive: benché in piccole quantità, fa molta strada nella pancia minuscola del neonato; è povero di grassi, facile da digerire e ricco di componenti che avviano lo sviluppo del bambino nel miglior modo possibile. E, caratteristica forse più importante, svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo del sistema immunitario del neonato essendo un concentrato di globuli bianchi che aiutano a costruire i proficui mattoni delle difese immunitarie dei bambini nei primi attimi di vita .
Ciò nonostante, non tutte le mamme dopo il parto sono belle efficienti e pimpanti come accade nei film romantici che hanno idealizzato lo stato di beatitudine della gravidanza, della nascita e dell’allattamento.
Non sempre la gravidanza è una strada semplice senza intoppi o fastidi fisici, o incidenti di percorso come le emorroidi, i dolori alla schiena, i piedi gonfi, le nausee, la mancanza di fiato …senza soffermarsi sui casi seri di gravidanze difficili e delicate con donne costrette ad un riposo forzato e ad un immobilismo a letto.
E così anche il parto non è uguale per tutte le donne.
E se il rooming in è di fatto una cosa meravigliosa, idealmente un sogno, una coccola profonda, una intima relazione col proprio bambino, non tutte le donne riescono a partorire con parto naturale e senza conseguenze.
Molte, moltissime affrontano ore infinite di travaglio e non è raro che il travaglio si tramuti in cesareo d’urgenza se la situazione non si sblocca ovvero mamme che vengono tagliate a vivo per garantire una dilatazione agevolata, la cd. episiotomia, un intervento chirurgico a tutti gli effetti che se accelera la nascita, segna profondamente la mamma già provata dal parto naturale.
Si parla da qualche anno di violenza ostetrica, salvando i pochi medici e infermieri sensibili e attenti a comprendere il momento che vive la donna prossima a partorire, che agiscono con umanità e rispetto per la futura mamma, moltissime sono le esperienze traumatiche e insensibili nei reparti di maternità.
Dopo la morte del piccolo neonato di pochi giorni in un ospedale romano mentre era affidato alle cure della madre, si è accesa una luce doverosa e dolorosa su un tema delicato e importante, quale quello della salute delle mamme al pari di quella dei bambini.
Al diffondersi della notizia, si è alzato un polverone fortissimo con grande solidarietà tra le donne che hanno vissuto più o meno una esperienza difficile proprio da neo mamma.
Nel caso di Roma, il marito ha puntato il dito contro l’indifferenza del reparto dove si trovava la moglie, che stremata da 17ore di travaglio aveva chiesto con insistenza di far trattenere il bambino al nido per riprendersi un attimo…e anziché comprendere il tale livello di stanchezza e sofferenza che probabilmente la neo-mamma pativa in quel momento, il personale pare sia stato completamente sordo a intercettare una chiara richiesta di aiuto e ha lasciato il bambino alle sue cure divenendo connivente, a torto o ragione, di una tragica prematura ingiusta morte.
Si perché la super mamma ha il dovere di stare sveglia h24, di affrontare tutto col sorriso, di alzarsi baldanzosa dal letto di ospedale tanto ore e ore di travaglio che sono (?), di dimenticarsi di punti e tagli, di non lamentarsi, di vivere tutto come fosse una passeggiata, di riaversi senza se e senza ma.
E invece no, che non è così!
Dopo il parto, tranne poche rare eccezioni, la sensazione è di essere completamente distrutta, senza forze, inadeguata a fare qualsiasi cosa e in caso di cesareo impossibilitata ad alzarsi nelle prime 48 ore più o meno quindi impossibilitata ad accudire un figlio, piccolissimo, che urla e strepita nella sua mini culla del nido, che vuole mangiare con insistenza e continuità, che va cambiato o che ha ancora fame e il latte non basta.
L’allattamento a richiesta è una ricchezza infinita per mamma e figlio ma è un vero lavoro impegnativo non solo in termini temporali perché se è a richiesta vuol dire che la mamma è lì solo ed esclusivamente a disposizione del bambino che sia ogni tre ore, ogni 10 minuti, ogni ora…ma non finisce qui!
Finito l’allattamento iniziano i cambi pannolini, che nei primi mesi si ripetono a ritmi incessanti, ad ogni ora del giorno e della notte e a volte a pochi minuti di distanza dal cambio appena completato!
Tutto questo non per santificare le donne, perché essere mamme comporta in automatico una dedizione piena ed intensa tutta rivolta esclusivamente al proprio bambino, ma non si può trascurare la sensazione di sconforto che spesso le mamme vivono perché si sentono incomprese nel proprio senso di stanchezza, nella voglia di prendersi un’ora per riprendersi, nell’ acquietare il seno dolorante o i punti del parto che tirano e danno dolore perché allattare sollecita contrazioni uterine e può provocare dolore fisico!…nei primi mesi anche solo farsi una doccia e’ un lusso che non ci si può concedere così facilmente.
E così alla diffusione della notizia migliaia d migliaia di donne hanno dichiarato di essersi trovate almeno una volta nella situazione tragica della neo-mamma e per stanchezza sono crollate col bambino vicino, inavvertitamente, ma gli è andata bene…non sono state tanto sfortunate…e il loro crollo psicologico emotivo, indotto dal sonno arretrato o dagli effetti del parto troppo vicini, non è stato concausa di una tale tragicità!
Al netto di quello che è successo ai neo genitori romani, mi piacerebbe capire cosa passa nel cervello dei medici e del personale sanitario.
Al di là del reparto maternità, in tante altre circostanze, si possono incontrare spietati soggetti che non si compenetrano per nulla con la situazione di chi hanno di fronte, con una neo-mamma poi mi sentirei di dire che nessuna mamma, divenuta mamma da poche ore, che aspettava quel momento da tempo, vuole liberarsi del proprio bambino spedendolo al nido perché quei primi istanti sono doni e ricordi indimenticabili!
Le manine che si conoscono; gli odori che si riconoscono; il rumore dell’allattamento; l’intensità dell’unione; la coccola del seno ; le voci che familiarizzano; il bisogno di entrambi di essere di entrambi.
Perché una mamma rinuncerebbe a tanto immenso? Solo se esausta e responsabile da brava madre ad ammettere una resa e la necessità fisiologica di una tregua!
E la cosa più drammatica è che in un duemila avanzato è costata la vita di un piccolissimo bambino innocente la necessità di accendere una luce nel buio della solitudine delle neo-mamme quando forse bastava un pizzico di umanità in più e un orecchio sensibile ad intercettare quella che a tutti gli effetti può definirsi una richiesta di aiuto di chi non stava in forma che è poi è quello che ci si aspetta quando si sta in un letto di ospedale!