Tra gli ospiti, l’attrice Lella Costa, la vicesindaca di Milano Anna Scavuzzo e la rettrice del Politecnico di Milano, Donatella Sciuto
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Si intitola “Donne elettriche” il terzo e ultimo appuntamento della rassegna Incontri con la Storia, giunta quest’anno al secondo ciclo, promossa da Fondazione AEM e Fondazione Corriere della Sera, che si è svolta ieri nella sede di Fondazione AEM. L’evento è stato dedicato alla questione di genere nelle aziende, con un focus sulla storia di AEM, impresa elettrica all’avanguardia.
L’incontro
Ne hanno discusso, oltre al presidente di Fondazione AEM Alberto Martinelli e al presidente di Fondazione Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, la vicesindaca di Milano Anna Scavuzzo, la prima donna dirigente AEM, Silvana Menapace, la docente dell’università di Pavia Norma Anglani, la rettrice del Politecnico di Milano Donatella Sciuto, il Chief People and Transformation Officer di A2A Mauro Ghilardi e l’attrice e drammaturga Lella Costa.
Donne e AEM
“Il ruolo delle donna in AEM rappresenta un esempio perfetto di come la questione di genere nelle aziende sia stata, nel tempo, ripensata, ridiscussa e quindi cambiata. La storia di AEM in questo senso è la storia di tutte le aziende italiane che, presto o tardi, hanno dovuto rivalutare la figura femminile” ha detto il presidente di Fondazione AEM, Alberto Martinelli. Ritenute indispensabili nei periodi di guerra, quando furono reclutate in massa con la formula di “personale femminile in sostituzione di personale maschile richiamato alle armi”, nel secondo dopoguerra le lavoratrici progressivamente si specializzano, assumendo nuove mansioni operative. Nel processo di consapevolezza e rivendicazione del proprio ruolo saranno poi significative anche le numerose occasioni di incontro promosse dalle lavoratrici stesse a partire dagli anni Sessanta sul tema del lavoro, elemento fondamentale e imprescindibile per l’emancipazione femminile. Emblematica in questo senso, la tavola rotonda del 1969, intitolata “La donna lavoratrice”, voluta dal Comitato Promotore della giornata della donna con l’obiettivo di porre domande ancora oggi attuali come quella sulla possibilità di una carriera uguale per uomini e per donne e con un focus sugli ostacoli effettivi che la donna può trovare in azienda. Discussioni che nel tempo hanno rotto gli argini aziendali e sono diventate di natura pubblica. Ne sono esempi la pubblicazione del catalogo e la successiva mostra “L’energia del lavoro. Uomini e donne in AEM tra Milano e la Valtellina” del 2014, con una sezione dedicata alle “Donne in AEM”, per il giusto omaggio al ruolo avuto in azienda, nella quale una fiera schiera di impiegate, centraliniste, cuoche, dattilografe e segretarie hanno costituito da sempre un indispensabile tessuto connettivo. Ma anche l’indagine, pubblicata nel 1989, “Lavoro femminile e nuove culture: il caso AEM”, a cura di Silvana Menapace e Donatella Fiorini. Questo lavoro restituisce il quadro delle opportunità e degli ostacoli in azienda al fine di proporre un’azione concreta per annullare il divario di genere e sperimentare “formule organizzative che diano spazio e valorizzino la differenza”. L’analisi quantitativa rivela negli anni Ottanta ancora una scarsa presenza femminile nelle categorie superiori, con la presenza di una sola donna dirigente e una distribuzione netta in mansioni impiegatizie rispetto a quelle operative o di direzione, ma emerge anche chiaramente dalle interviste l’esigenza di un nuovo modello di affermazione femminile basato su competenza e cooperazione.
“Il legame tra università e impresa è fondamentale per garantire un accesso paritario alle professioni, specie in quelle a forte componente maschile, tipiche delle materie tecnico-scientifiche – commenta Donatella Sciuto, Rettrice del Politecnico di Milano – La storia ci ha insegnato che le donne possono fare grandi cose, ma non vogliamo che siano indicate come delle mosche bianche o catalogate come delle eccellenze rare. Molte delle nostre studentesse hanno ottimi rendimenti che, fuori delle aule e dai laboratori, spesso si traducono in potenzialità inespresse. Un capitale sprecato. Per questo il Politecnico di Milano attiva percorsi di inserimento nel mondo del lavoro per le sue laureate e ne monitora la crescita professionale, perché cambiando la narrazione l’eccezionale diventi ordinario”.
“Milano ha scritto pagine importanti nel percorso di promozione di equilibrio di genere e parità, e vuole continuare a farlo in modo innovativo, concreto e lungimirante, forte di una tradizione che ha dimostrato che “si può fare”: le donne possono accedere a tutte le carriere e a ruoli apicali, non vi sono posizioni riservate solo ai colleghi uomini e l’esperienza della città lo dimostra. Ecco che è necessario investire sul superamento degli stereotipi di genere e sulla possibilità di raccontare storie di successo che siano di esempio, soprattutto per le bambine, e promuovere politiche che permettano nei fatti di attuare la parità. Credo sia una responsabilità importante che l’Amministrazione comunale condivide e fa propria nelle scelte di bilancio, di politiche per il personale, nei servizi alla città, alle famiglie, alle persone”, ha dichiarato la vicesindaco di Milano, Anna Scavuzzo. “Il Comune di Milano ha circa 14mila dipendenti, e un numero crescente di donne impegnate in percorsi di carriera, che vedono riconosciuti i propri talenti, e che assumono ruoli sempre più importanti, apicali e di dirigenza. Condividiamo la responsabilità di essere di sprone per le generazioni future a partire dal presente, che è fatto di esempi concreti di donne e uomini impegnati al servizio della collettività, in una condivisione di responsabilità e potere”.
“Ho avuto l’enorme fortuna di poter riconoscere la mia vocazione – ha detto l’attrice Lella Costa – E io penso che davvero una buona scuola dovrebbe riuscire a fare questo: mettere in condizione ragazzi e ragazze di riconoscere la propria vocazione, il proprio talento. Da lì si dovrebbe partire per pensare di progettare veramente il futuro perché esistono le vocazioni e i talenti ma la cosa difficile è riconoscerli da soli, soprattutto se sei giovane. Poi come sempre nella vita contano anche le coincidenze e la fortuna: io ho scoperto tardivamente che avrei voluto provare a fare teatro, lo spettacolo dal vivo. Poi però ho avuto un’altra grande fortuna, avendo io una naturale predisposizione verso l’ironia e la comicità: negli anni ‘80 in Italia è esploso il consumo di comicità. Fino a un attimo prima non era neanche considerato un genere serio e a un certo punto era tale il consumo e la richiesta di comicità che gli organizzatori han detto “toccherà far provare anche alle donne”. Non l’hanno fatto volentieri o a cuor leggero. E così io ho potuto conoscere quella possibile vocazione e ci ho potuto lavorare”.