Vittorio Centrone, un artista a tutto tondo, che dopo aver toccato nel 2004 il vertice delle classifiche europee (è la voce maschile del brano “Dragostea Din Tea”, ricordate?), ha creato il suo alter ego immaginario, Lemuri il Visionario, diventato poi un fumetto e un’opera rock grazie alla matita di Giulio De Vita.
Ci racconta le sue avventure attraverso la sua musica: non è solo un cantautore, è molto di più. Un talento naturale, un artista a tutto tondo che sembra uscito da un fumetto, e infatti lo ha creato realmente. Questo avviene quando l’arte rispecchia se stessi: l’artista non diventa un personaggio, ma è il personaggio che rispecchia l’artista.
È uscito il suo nuovo singolo “Niente da Dire”, un brano d’autore, tra Fossati e Gaber, con un arrangiamento monumentale, «che racconta l’incomunicabilità delle emozioni che vanno semplicemente vissute. La vita va osservata con gli occhi colmi di meraviglia e stupore» – afferma l’artista.
Il video è stato girato a Budapest, dove l’artista ha dimora, ed è lo scenario perfetto, grazie alla decadente bellezza dei suoi palazzi e dei suoi ponti, per raccontare l’inesorabile scorrere della vita raccontato nel brano.
Spotify: https://open.spotify.com/track/79B6KFQCCiFSQrdxJTFRfW?si=jFUJ2uydQQqsTGSxtVmKlQ
Ti ringrazio. L’idea nasce dalla mia passione giovanile per il teatro rock e più specificatamente per Peter Gabriel e David Bowie. Il mio obbiettivo, come credo fu per loro, è quello di trasportare l’ascoltatore in un mondo parallelo che trascende il quotidiano. Insomma la dimensione del sogno ad occhi aperti. Per ottenere quest’effetto la creazione di un alter ego immaginario che veicolasse i miei messaggi era necessaria. Così mi sono letteralmente chiuso in una stanza per circa sei mesi e ho scritto la storia e le canzoni di Lemuri il Visionario. Per quanto riguarda il fumetto, devo dire che sono sempre stato un grande appassionato fin da bambino. Quando Giulio De Vita è entrato in contatto con la mia storia ed ha deciso di farla diventare una Graphic Novel è stata per me la realizzazione di un sogno.
Hai avuto molti riconoscimenti, uno degli ultimi è il Premio “Med Store” a “Musicultura”. Com’è stata questa esperienza?
Molto bella e intensa. Io e i miei musicisti abbiamo avuto la fortuna di aprire la manifestazione ed esibirci nella prima serata che poi è stata l’unica con il pubblico presente in sala. La pandemia è esplosa pochi giorni dopo. Ricordo che il teatro era meraviglioso e l’emozione palpabile. Voglio ancora ringraziare Musicultura per l’importante contributo che la manifestazione dà da più di vent’anni per la diffusione della musica d’autore in Italia.
Hai fatto molta gavetta, ma il tuo talento è sempre stato lapalissiano. In quale brano ti riconosci di più?
Forse tra musica e testo nella canzone “Cose inutili”. È la canzone da cui Lemuri è nato e la ritengo una sorta di manifesto filosofico del mio pensiero. Invito tutti i lettori a cercarla e ad ascoltarla nel mio canale YouTube.
“Niente da dire” è il tuo ultimo singolo, una canzone molto bella che parla dell’incomunicabilità delle emozioni, che non possono essere espresse, ma solo vissute. Il video è stato girato a Budapest, città in cui vivi. Quanto ti rappresenta questo luogo?
In realtà io vivo a Roma. Da due anni però frequento spesso Budapest. Ho avuto così modo di apprezzare la sua malinconica bellezza. Molte volte mi sono ritrovato a vagare tra i suoi meravigliosi palazzi ottocenteschi, i ponti sul Danubio, i bistrot e mi è sembrato di vivere in un’altra epoca. Così ho pensato che fosse la perfetta location per sottolineare l’atmosfera di “Niente da dire”. La troupe è venuta a Budapest e non abbiamo dovuto fare altro che ripercorrere e riprendere le mie oniriche passeggiate. È stato davvero bellissimo.
Come nasce il tuo nome d’arte? Chi è per te il “visionario”?
Il mio nome d’arte nasce da un soprannome che mi è stato dato da adolescente. All’epoca portavo gli occhiali da miope e i miei occhi azzurri, circondati da una montatura tonda e scura ricordavano ad un mio amico il volto dei Lemuri che sono delle proscimmie che vivono in Madagascar. Quello che allora entrambi non sapevamo, era che gli antichi romani chiamavano Lemuri gli spiriti e che secondo una leggenda il primo continente esistente si chiamava Mu o Lemuria e i primi abitanti della terra sotto forma di spirito erano chiamati Lemuri. Capisci bene che il destino aveva già deciso la mia missione in questa vita e io tuttora non faccio altro che assecondarlo cercando di trasformare in canzoni e spettacoli le mie visioni.
Sei famosissimo per essere stato la voce maschile di “Dragostea Din Tei”. Quanto ti ha dato quell’esperienza?
In verità mi ha dato una meravigliosa lezione di umiltà. Durante tutto il primo periodo nessuno sapeva a chi apparteneva quella voce e quindi io mi sono trovato ad essere famoso senza però poter essere riconosciuto dal pubblico. Solo in un secondo momento il mistero è stato svelato e io tutt’ora durante gli spettacoli canto una versione acustica di quel brano. Dalla reazione sempre entusiastica del pubblico devo dire con una certa sorpresa che è diventato un evergreen.
Come pensi che il mondo dello spettacolo uscirà da questo difficile momento?
Mi piace pensare che ne uscirà rafforzato dall’enorme sforzo fatta per attraversare e superare questa realtà distopica che ancora perdura. Gli artisti sono abituati da sempre a lottare e a reinventarsi. È quello che stiamo facendo tuttora. Quando finalmente tutto questo finirà sono sicuro che assisteremo ad un nuovo rinascimento. La nostra voglia di esibirci davanti ad un pubblico si unirà al desiderio della gente di assistere agli spettacoli e questo darà vita ad un bellissimo scambio di energia e di gioia pura.
Cosa ti manca di più della vita normale?
Le tante nottate passate a chiacchierare, ridere e immaginare il futuro con gli amici.
Quali sono i progetti artistici futuri?
In attesa di poterlo fare anche dal vivo, promuovere con ogni mezzo “virtuale” possibile il mio nuovo disco “Viaggio al centro di un cuore blu” in uscita il prossimo aprile e realizzato in collaborazione con l’etichetta VREC Music Label e con il mio produttore Roberto Manfredi.
Bravo Vittorio, non vediamo l’ora di ascoltarti ancora!