Recentemente mi sono occupato del mondo bear raccontandovi della loro musica, dei cantanti e dello stile. Oggi presento un artista tutto italiano, Alan Elettronico. Un Dj “bear” bello e simpatico ed oltremodo talentuoso! Alan è campano. Iniziamo dalla cover dell’album, creata da Emilio Pilliu) in cui c’è semplicemente lui, barbetta, baffi e sguardo verso l’orizzonte. Questo non è un debutto, Alan nel 2006 aveva pubblicato l’album UNUS con gli OEM QUARTET. Il disco Electric Mind è composto da 5 pezzi tutti da ballare…. Io l’ho incontrato per farmi raccontare chi è cosa c’è dietro questo nuovo album.
Chi è Alan?
Bella domanda. Sono al quarto nome d’arte in quarant’anni, ognuno legato a una particolare esperienza artistiche. Periodicamente sento il bisogno di cambiare pelle, forse anche per liberarmi da alcune metaforiche scorie che inevitabilmente si accumulano lavorando per tanto tempo a progetti diversi. Alan Elettronico è nato durante il lockdown che ha avuto come effetto collaterale positivo (uno dei pochissimi) la possibilità di dedicarmi alla musica dopo un stop di diversi anni. In particolare devo ringraziare Andrea Pozzi, anima dei Sensory Gate e dei LAVN, che ha ascoltato alcune mie cose e mi ha spinto a riprendere in mano seriamente la musica.Alan?
Il titolo dell’album a cosa si riferisce?
In realtà è un titolo ridondante: il cervello, assieme al cuore, è un organo fisiologicamente elettrico, funziona attraverso lo scambio di impulsi elettrici tra neuroni. Mi piace giocare con la stratificazione di significati, e in questo caso mi piaceva il fatto che ciò che è elettrico viene di solito considerato artificiale, meccanico, quando invece la natura stessa del pensiero è appunto elettrica.
Canzoni che rimandano all’amore come This Ain’t Love e Love Like A Chain come nascono?
Anche se i testi di questi brani sono minimali, Love Like A Chain esprime l’idea della pressione dell’immagine dell’amore come dovrebbe essere sull’amore come in realtà si vive. Pensa a quanti fanno ironia sui social riguardo le coppie che festeggiano San Valentino e hanno relazioni aperti o poliamorose, come se ognuno si sentisse in diritto di giudicare la vita e il modo di amare degli altri perché non rispondenti a un certo paradigma. This Ain’t Love è invece più personale, dedicata a tutte le autoillisioni che mi sono fatto in vita mia.
Musica senza nessun testo, come credi di poter trasmettere emozioni?
Be’, seppur minimali i testi ci sono, anche se diventano elementi strumentali all’interno del brano. La musica di per sé è bellezza senza contenuto, ha tutta la capacità di comunicare senza necessità di un concetto, è arte astratta per eccellenza
A chi ti ispiri?
Questi disco è direttamente ispirato al passaggio dalla discomusic acustica a quella con elementi elettronici a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Penso a “Funky Town” dei Lipps Inc., A Giorgio Moroder o anche a Dee Dee Jackson. L’operazione è in parte simile a “Random Access Memories” dei Daft Punk, che ovviamente fanno parte della mia formazione musicale. Ho cercato anche di rendere in alcuni brani un suono marcatamente analogico con piccoli disturbi che ricordassero l’esperienza di ascoltare un brano su vinile.
Come si crea una melodia elettronica?
Non c’è una regola ben precisa: certe volte hai già un’idea che ti frulla in testa, alte volte ti metti davanti agli strumenti e giocando viene fuori qualcosa su cui lavorare. In questo disco praticamente tutti i brani sono nati partendo da basso e batteria, ma non è una regola ferrea.
Mi sembra quasi che la musica elettronica sia , per così dire “genderfluid” ovvero: tutti si possono immedesimare, sbaglio?
La musica elettronica è vastissima, da quella sperimentale a quella più orecchiabile. Dipende molto dalle esperienze di chi ascolta, la fruizione è il momento che stabilisce che valore diamo a ciò che stiamo sentendo, se ci piace, se dialoga con noi oppure no. Di per sé non penso possa avere un genere o un orientamento. Se invece la caliamo in un contesto storico-sociale, è indubbio che la musica elettronica ballabile con la creazione di una club culture è stata parte integrante di un movimento culturale di liberazione sessuale. Nel caso della musica che ha ispirato questo disco, la discomusic è notoriamente risemantizzata per esprimere elementi di liberazione sessuale: pensa a “I’m coming out” di Diana Ross. In seguito artisti come Marc Almond, Jimmy Sommerville, Erasure, Per Shop Boys hanno reso più evidente questo legame.
Progetti futuri?
Tanti: con Andrea Pozzi abbiamo intenzione di lanciare un progetto comune sullo stile dei Depeche Mode, mentre con un altro artista dub, Kurosan, col quale milito negli Oem Quartet, ho ripreso la lavorazione di un progetto nato nel lontano 2006 e probabilmente manderemo in ristampa l’album di esordio, “Unus”, che a suo tempo pubblicammo per il festival “Interferenze”. Insomma, c’è un bel po’ di carne a cuocere.
Il nuovo singolo si intitola YUME.
Dove acquistarlo…
Apple Music https://music.apple.com/it/artist/alan-elettronico/1545693831
YouTube https://youtu.be/jfovP9ytd8U
Spotify https://open.spotify.com/album/2R4QGhzTDvyaULHYCA9pkk?si=wozZjYe2Q0mNmMaSUi_4SA