Vittoria Schisano è una bella attrice napoletana che si divide tra cinema e tv.
Dopo il teatro, il doppiaggio e in tv con Ballando con le stelle, quest’anno arriva al grande successo con la serie La vita che volevi per la regia di Ivan Cotroneo. Vittoria è la protagonista della serie Netflix e interpreta Gloria, la protagonista, che affronta un percorso di transizione simile al suo, ma non solo. …
La incontro in occasione del Party Pride a Napoli per chiacchierare di diritti, cinema e libertà.
Quanto c’è di Vittoria nel personaggio di Gloria della serie tv “La vita che volevi”?
C’è sempre uno scambio tra attrice e personaggio, se il personaggio regala qualcosa di sé a chi lo interpreta, di conseguenza l’attrice regala parte della sua verità al personaggio. Sono due donne diverse, Gloria è più forte, più cinica, mentre io ho un aspetto più romantico, e non ti nego che lei mi ha donato un po’ di forza che oggi ancora mi aiuta.
Cosa ti rende oggi una donna risolta (e risoluta)?
Essermi detta la verità fino in fondo, mostrarmi con le mie imperfezioni, questo ti fa correre il rischio di piacere o non piacere agli altri, però ti fa stare serena con te stessa.
L’assetto politico che c’è oggi ti spaventa come donna trans?
Un pochino si, mi fa tanta tristezza perché si tende a dare diritti ad alcuni e non ad altri facendo diventare questi stessi dei privilegi. Da bambina mi hanno insegnato che siamo tutti uguali, tutti dovremmo avere gli stessi diritti doveri, uomini, donne, comunità queer, neri, bianchi senza creare cittadini di serie A e di serie B.
Ad una donna trans di oggi, qual è il diritto maggiormente negato?
Il diritto di “essere”, che è praticamente tutto. Io faccio un lavoro pubblico e ho la possibilità di dare voce a chi non può parlare. Quando mi scrivono dei padri di ragazze trans e mi dicono: “grazie a te ho capito mia figlia”, è il regalo più bello che mi possano fare. Tieni conto che tante donne trans oggi non riescono a trovare una casa un lavoro, e questo è davvero assurdo.
Secondo te Napoli è una città omofoba?
No, io sono nata a Pomigliano D’Arco, sono scappata da lì, non dal luogo, ma da me stessa, per il bisogno di trovarmi in una cornice diversa, lontano dai miei genitori e dai compagni di scuola. Poi sono ritornata ed ho capito che i pregiudizi erano in me stessa, e non in chi mi stava attorno. È come se si fosse chiuso un cerchio.
Progetti artistici futuri?
Prima de La vita che volevi ho rifiutato tanti ruoli, che non mi piacevano. Ho capito che fare l’attrice vuol dire essere portavoce responsabile delle storie che raccontiamo. Ho accettato meno ruoli, ho scritto libri e poi è arrivato La vita che volevi. Gloria è un personaggio che mi porto ancora addosso, ed oggi vorrei interpretare donne forti come lei a prescindere che siano donne biologiche o meno. Le donne trans in tv vengono ancora rappresentate come delle escort o come persone ai margini della società e anche questo ha contribuito a creare dei pregiudizi. Non abbiamo più bisogno di questo, oggi servono storie serene, felici con un lieto fine.