In questi giorni circola l’assurda ma, ahimè, vera notizia che nello Zambia, nel Parco Nazionale di South Luangwa, gli ippopotami sono troppi e l’unica soluzione “plausibile” trovata dai governanti, di cui si è fatto portavoce il ministro del Turismo Charles Banda , pare sia stata abbatterne ben 2000 esemplari nell’arco di cinque anni; ci si chiede come mai non si possano spostarli dal fiume Luangwa, dove vivono la maggior parte degli esemplari (ben 13.000 dove la popolazione sostenibile sarebbe, massimo, di 9.000), per trasferirli in altre aree; la risposta, come sempre, è “il dio denaro”: infatti sarebbe troppo costoso, tanto da portare a questa drastica decisione che era già prevista in un piano stabilito nel 2016, poi sospeso.
La cosa agghiacciante è che “l’abbattimento selettivo” verrà consegnato alla Mabwe Adventures Limited, società che si occupa di Safari di caccia, mediante delle battute di caccia organizzate per i turisti, ovviamente e rigorosamente, paganti; una compagnia di caccia sudafricana, sta già organizzando la «vacanza di caccia agli ippopotami in Zambia» per cifre che partono dai 10.500 dollari a persona.
L’ambasciatore Statunitense Daniel Foote, si è fatto portavoce degli animalisti affermando che “occorrono evidenze scientifiche”prima di compiere questo tragico passo; inoltre la ong Born Free Foundation ha sottolineato come “l’uccisione massiccia di questi animali stimoli la loro riproduzione e finisca per far aumentarne il numero”.
A quante specie è toccata questa sorte? Quanti animali, considerati inizialmente in esubero sono poi finiti in via d’estinzione e soprattutto chi ritiene che il territorio occupato da specie autoctone sia proprietà ad uso e consumo dell’uomo che si possa ergere a signore e sovrano e proclamare sterminii di massa a pagamento?!
Quando noi essere umani usciremo dal sistema antropocentrico di solo sfruttamento della natura per comprendere che il mondo non è solo ciò che costruiamo ma l’universo di cui già facciamo parte e che dobbiamo preservarlo… spesso dimentichiamo che su questo pianeta siamo solo di passaggio, che “la Terra su cui viviamo non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli” come disse il Capo di Seattle nel suo discorso famoso nel 1852… che terra triste erediteranno i nostri pronipoti se l’andazzo non cambierà e non si avvicinerà di più ad un amore ed un rispetto universale per tutto ciò che ci circonda.