Continuando il giro d’Italia, merita una sosta l’Abruzzo. Secondo l’Huffington Post statunitense è quinta tra le dodici migliori regioni al mondo per la qualità della vita, mentre secondo l’ISTAT è una delle regioni italiane con più basso tasso di mortalità per tumori, con minori emissioni di gas serra per abitante, con maggiori consumi di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e con minore diseguaglianza nella distribuzione dei redditi. Inoltre, è tra le regioni italiane con il più alto numero di località presenti nel prestigioso club “I borghi più belli d’Italia”, che pongono così la regione al secondo posto in Italia. Sembrerebbe di essere approdati in un Paradiso, ma tutta questa meraviglia è stata messa in ginocchio più volte da violentissimi sismi che hanno ridotto in macerie centri bellissimi. Tante lacrime sono state versate nella terra di D’Annunzio non solo per i terremoti, ma anche per le numerose battaglie ed occupazioni durante la Seconda Guerra Mondiale. Terra di grande bellezza e di grande spirito di rinascita, accogliente ed indimenticabile con i suoi Parchi Nazionali e la sua costa con importanti stazioni balneari, ancorata strettamente alla tradizione è ancora possibile degustare in vecchi tratturi della transumanza spaghetti alla chitarra e arrosticini bevendo Montepulciano d’Abruzzo, mentre l’odore dei confetti addolcisce qualsiasi cuore.
Fontamara di Ignazio Silone
Nei primi anni della dittatura fascista a Fontamara, “un antico e oscuro luogo di contadini poveri nella Marsica”, i “cafoni” subiscono soprusi e ingiustizie così antichi da sembrare naturali come la neve e il vento. Berardo Viola, che porta una scintilla di ribellione, subirà le torture della milizia fascista e sarà ucciso, ma assurgerà a emblema di un nuovo, seppure ancora impreciso e velleitario, livello di dignità. Opera intessuta di una precisa verità storica, Fontamara fonde la ballata popolare, la parabola evangelica e la satira politica in una partitura corale che si fa violenta denuncia di ogni ingiustizia.
La bionda del Kontiki di Katia Ceccarelli
Un giorno Teresa, sessantenne sposata con due figli, si lascia convincere dalla parrucchiera Carmela a passare dal rosso mogano al biondo. A casa nessuno se ne accorge, perché nessuno (o quasi) la guarda mai. Teresa prende allora la grande decisione: rinnova il guardaroba, se ne va di casa e inizia a frequentare dancing e piste da ballo della costa adriatica. Carmela le farà da anfitrione al Kontiki, uno dei locali più frequentati dagli appassionati di liscio, una comunità vivace e piena di passioni che catturerà completamente l’anima di Teresa. Qui rivivrà il gusto della conquista e della competizione tra donne, qui conoscerà un nuovo amico, Lando, viveur sessantacinquenne con lo spirito di un ragazzo, e Blek, un misterioso signore brizzolato di cui Teresa si innamorerà. Mentre i figli si rendono conto che la madre è un punto di riferimento importante, il marito Ovidio si lascia andare facendosi prendere dal livore e dalla solitudine. Ma niente ormai potrà tornare esattamente come prima. L’unica certezza che rimarrà nella vita di Teresa sarà il ballo.
Il colore del caffè di Arturo Bernava
Il maresciallo Dante Modiano, poco prima della seconda guerra mondiale, viene trasferito in un paesino della montagna abruzzese. Si imbatte da subito in strani personaggi: un bambino di cui tutti sembrano ignorare le origini, un vecchio cieco appassionato di letteratura, una splendida e prosperosa ostessa, una contessa che fugge dalla vita mondana della capitale forse per nascondersi, un finanziere senza scrupoli che ha truffato migliaia di persone. A fare da cornice ai personaggi principali, altri soggetti dai colori forti: il pazzo Gerolamo, il podestà Ovidio Mentore, e, come in ogni storia di paese che si rispetti, il farmacista, il notaio, il prete.
Le giostre sono per gli scemi di Barbara Di Gregorio
Chicco ha otto anni, è timido, goffo e mangia tutto ciò che trova. Ogni sera chiede a suo fratello maggiore di raccontargli la storia di quando era piccolo e lavorava alle giostre. Leonardo non è proprio suo fratello, è nato da un altro padre, che portava in giro un ottovolante colorato per le feste della provincia di Pescara. Un giorno, però, parte per non tornare più. Poi, nel 1992 anche Leonardo se ne va, lascia Chicco con una madre che rientra sempre a notte fonda e l’ottovolante chiuso in garage, smontato. Dieci anni dopo, Chicco non ha ancora smesso di cercare il fratello, ma solo quando suo padre lo porta di fronte alle macerie di una casa crollata gli sembra di capire qualcosa di lui. Lì abitava la nonna di Leonardo, una zingara che, per sentirsi normale e diventare come gli altri, si era fatta costruire una casa con fondamenta profondissime in cui rinchiudere la propria voglia di scappare. Chicco allora decide, vuole rivedere Leonardo e c’è un solo posto al mondo in cui è sicuro di trovarlo, alle giostre del luna park.
Tutte le cose che ho fatto di Manuel Polidori
Tutte le persone hanno un segreto, un demone che si portano dentro, che corrode l’anima e che modifica il loro modo di agire, di pensare, persino di vestirsi e truccarsi. Questo segreto però è un serpente strisciante, silenzioso, di cui tutto il mondo ha paura. È una malattia orribile, che rende prima debole e poi ti lascia freddo nel letto d’ospedale, un mostro contagioso che dilania intere famiglie e a cui non c’è, almeno per ora, una cura. Questa è la storia di un uomo e di un mostro.
L’Arminuta di Donatella Di Pietrantonio
Ci sono romanzi che toccano corde cosí profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con L’Arminuta fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell’altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia cosí questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all’altro perde tutto – una casa confortevole, le amiche piú care, l’affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l’Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c’è Adriana, che condivide il letto con lei. E c’è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L’accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte a se stessi. Donatella Di Pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell’Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.