Fa caldo, anzi caldissimo e il nostro giro d’Italia fa tappa in una delle isole più belle ed accoglienti: la Sicilia, la più grande isola del nostro Paese e del Mediterraneo, conta isolette ed arcipelaghi da favola. Le più antiche tracce umane risalgono alla preistoria, fu colonizzata dai Fenici e dai Greci, nonchè Bizantini ed Arabi. Una terra di grandissimo valore culturale ed archeologico, vanta un mare cristallino costellata di città e paesi che incantano il visitatore. La Sicilia ribolle di vita con un ritmo scandito dai borbottii dell’Etna, Stromboli e Vulcano che con le loro sciàre del fuoco offrono uno spettacolo mozzafiato.
Parte fondamentale della tradizione siciliana riguarda i racconti orali, raccolti nella Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane. Si va dai cunti, alle fiabe, ai proverbi, agli scioglilingua. Il personaggio di Giufà è il protagonista della maggior parte dei racconti che terminano sempre con una morale e molti non sono ancora stati codificati del tutto. Esistono leggende come quella di Colapesce che hanno una variante in ogni città, di questa esistono una trentina di versioni.
La Sicilia è una Terra che profuma d’agrumi, di mandorle e pistacchi. I sapori sono forti e spesso arabeggianti, speziati ed indimenticabili, un’isola sanguigna e tradizionale, verace e coltissima, tutta da leggere.
Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello
Vitangelo Moscarda arriva a una convinzione che lo sconvolge: l’uomo non possiede un’identità ma è condannato a vivere le infinite personalità che gli altri gli attribuiscono. Quella di Uno, nessuno e centomila è una macchina narrativa che sbriciola ogni possibile trama in tanti sbalzi e andirivieni, soste riflessive, digressioni saggistiche improvvise, soliloqui. Un fiume tumultuoso e straripante in cui si sviluppa la lucida follia del protagonista. Un percorso di distruzione dell’io che è insieme una destrutturazione del romanzo demiurgico e un provocatorio sfilacciamento della logica tradizionale del racconto.
I Malavoglia di Giovanni Verga
Una barca, la più vecchia del paese, dal nome benaugurante, la Provvidenza, e una bella casa all’ombra di un nespolo: questi i poli intorno a cui ruota la vita della famiglia Toscano, detti i Malavoglia. Gente onesta, laboriosa, fedele ai valori antichi, tre generazioni strette attorno al patriarca Padron ‘Ntoni, destinate a perdersi in un susseguirsi di rovesci di fortuna. Attorno alle loro sventure, l’intera comunità di Aci Trezza, quasi un coro testimone e partecipe della tragedia dei protagonisti.
Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia
Leonardo Sciascia pubblicò questo romanzo nel 1961. Allora, nelle parole dell’autore stesso, «sulla mafia esistevano degli studi, studi molto interessanti, classici addirittura: esisteva una commedia di un autore siciliano che era un’apologia della mafia e nessuno che avesse messo l’accento su questo problema in un’opera narrativa di largo consumo». La stessa parola mafia era usata con tutte le cautele e quasi di malavoglia. Eppure noi sappiamo che proprio in quegli anni avveniva la radicale trasformazione che spostò la mafia dal mondo agrario a quello degli appalti, delle commesse e di altre realtà «cittadine», non più regionali ma nazionali e internazionali.
Lo scrittore Sciascia irrompe dunque in questa realtà come nominandola per la prima volta. Basta leggere la pagina iniziale del Giorno della civetta per capire che essa finalmente cominciava a esistere nella parola. Sciascia sottopose il testo a un delicato lavoro di limatura, riducendolo ai tratti essenziali con l’arte del «cavare»: e, visto a distanza di anni, tale lavoro si rivela più che mai un’astuzia dell’arte.
La Mennulara di Simonetta Agnello Hornby
Sicilia, 1963. Maria Rosalia Inzerillo, più conosciuta come la “Mennulara” (la raccoglitrice di mandorle), è morta. Domestica della famiglia Alfallipe e amministratrice del suo patrimonio, la Mennulara è però soprattutto un mistero per la popolazione del paese. Tutti ne parlano perché si favoleggia sulla ricchezza che avrebbe accumulato, forse favorita dalle relazioni con la mafia locale. Tutti ne parlano perchè sanno e non sanno, perché c’è chi la odia e la maledice e chi la ricorda con gratitudine. Senza di lei Orazio Alfallipe avrebbe dissipato proprietà e rendite. Senza di lei Adriana Alfallipe, una volta morto il marito, sarebbe rimasta sola in un palazzo enorme. Senza di lei i figli di Adriana e Orazio sarebbero cresciuti senza futuro.
La bambina e il sognatore di Dacia Maraini
Ci sono sogni capaci di metterci a nudo. Sono schegge impazzite, che ci svelano una realtà a cui è impossibile sottrarsi. Lo capisce appena apre gli occhi, il maestro Nani Sapienza: la bambina che lo ha visitato nel sonno non gli è apparsa per caso. Camminava nella nebbia con un’andatura da papera, come la sua Martina. Poi si è girata a mostrargli il viso ed è svanita, un cappottino rosso inghiottito da un vortice di uccelli bianchi. Ma non era, ne è certo, sua figlia, portata via anni prima da una malattia crudele e oggi ferita ancora viva sulla sua pelle di padre. E quando quella mattina la radio annuncia la scomparsa della piccola Lucia, uscita di casa con un cappotto rosso e mai più rientrata, Nani si convince di aver visto in sogno proprio lei. Le coincidenze non esistono, e in un attimo si fanno prova, indizio. È così che Nani contagia l’intera cittadina di S., immobile provincia italiana, con la sua ossessione per Lucia. E per primi i suoi alunni, una quarta elementare mai sazia dei racconti meravigliosi del maestro: è con la seduzione delle storie, motore del suo insegnamento, che accende la fantasia dei ragazzi e li porta a ragionare come e meglio dei grandi. Perché Nani sa essere insieme maestro e padre, e la ricerca di Lucia diventa presto una ricerca di sé, che lo costringerà a ridisegnare i confini di un passato incapace di lasciarsi dimenticare.
Km 123 di Andrea Camilleri
Tutto inizia con un cellulare spento. A telefonare è Ester, a non rispondere è Giulio, finito in ospedale a causa di un brutto tamponamento sulla via Aurelia. A riaccendere il telefonino, invece, è Giuditta, la moglie di Giulio, che ovviamente di Ester non sa nulla. Potrebbe essere l’inizio di una commedia rosa, ma il colore di questa storia è decisamente un altro: un testimone, infatti, sostiene che quello di Giulio non sia stato un incidente, ma un tentato omicidio, e la pratica passa dagli uffici dell’assicurazione a quelli del commissariato.