Nato a Milwaukee nel Wisconsin il 21 maggio 1960, il cosiddetto Cannibale di Milwaukee è stato un noto serial killer americano. Alcune fonti sostengono che, dopo una prima infanzia relativamente normale, non gli fossero state riservate le giuste attenzioni da una famiglia in difficoltà socioeconomiche.
Infatti, il padre trascorreva diverso tempo lontano da casa per lavoro e la madre, depressa, viveva praticamente a letto, avendo sempre meno contatti con la famiglia. All’età di otto anni fu molestato sessualmente.
Il killer fu testimone di duri litigi e il matrimonio dei genitori andò via via terminando. L’ambiente familiare non rappresentava quindi un porto sicuro per un bambino e ciò provocò in lui un cambiamento negativo diventando molto riservato e poco comunicativo.
GLI OMICIDI
Commise il suo primo omicidio a soli 18 anni e dopo nove anni colpì la sua seconda vittima. Dahmer amava molto bere e lasciarsi andare, infatti quest’abitudine lo portò a mollare il college ed anche il servizio militare nel 1981.
Negli anni successivi venne arrestato un paio di volte per oltraggio al pudore ed atti osceni in luogo pubblico; solo un’accusa, invece, per violenza sessuale nel 1989 che lo costrinse ad appena 10 mesi in prigione nonostante fossero molti di più gli stupri ai danni di giovani uomini che incontrava in gay bar, saune gay e librerie.
Jeffrey Dahmer scoprì di non apprezzare che il partner si muovesse durante l’atto ed iniziò così a drogare i malcapitati fino a far perdere loro i sensi, per poi procedere. Dal 1987 gli omicidi si fecero più frequenti, fino al 1991 quando arrivò anche ad agire più volte al mese.
LA CATTURA
Il 22 luglio 1991, Jeffrey Dahmer convinse un giovane di nome Tracy Edwards ad accompagnarlo a casa. L’obiettivo era quello di concedergli denaro in cambio di foto di nudo, scusa che utilizzava spesso per adescare le proprie vittime.
Il giovane si rese conto del pericolo e riuscì a scappare ed a rivolgersi ad una pattuglia nonostante le difficoltà di dimenarsi dal noto killer. Quando i poliziotti raggiunsero l’appartamento di Dahmer rinvennero diverse prove dei suoi omicidi e così lo arrestarono.
Dalle molte perquisizioni vennero ritrovati svariati resti umani. Dopo essere stato preso in custodia, Jeffrey Dahmer confessò alle autorità i suoi numerosi crimini.
Le accuse contro il serial killer erano di 15 omicidi. Il 30 gennaio 1992 cominciò il processo e la strategia adottata dalla difesa fu quella di farlo passare per incapace di intendere e di volere. Si appellò, quindi, all’infermità mentale.
Dopo due settimane, la corte giudicò Jeffrey Dahmer sano di mente e colpevole di tutti e 15 gli omicidi. Fu condannato a 15 ergastoli, per un totale di 957 anni di prigione. Nel maggio 1992 si dichiarò colpevole anche per l’omicidio della sua prima vittima, Stephen Hicks, e ricevette una condanna aggiuntiva.
Jeffrey Dahmer scontò la sua pena al Columbia Correctional Institution di Portage, Wisconsin. Durante il suo periodo in carcere, mostrò rimorso per le proprie azioni e desiderò spesso di morire. Si dedicò alla lettura della Bibbia dichiarandosi un Cristiano rinato.
Nel corso degli anni di prigionia fu assalito da altri detenuti due volte. Il primo tentativo gli lasciò solamente un ferita superficiale al collo. Il 28 novembre 1994 seguì il secondo attacco, molto più feroce: fu ritrovato ancora vivo ma morì sulla strada per l’ospedale per via di un grave trauma cranico.
IL PROFILO
Jeffrey Dahmer è stato riconosciuto come un soggetto affetto da disturbi di matrice narcisistica, schizofrenica e antisociale. La sua peculiarità era però il raggiungimento dell’orgasmo soltanto attraverso rapporti sessuali consumati con i cadaveri.
Dahmer appagava le sue fantasie attraverso rituali funebri fino a giungere al congiungimento sessuale con i corpi privi di vita delle sue prede. In quest’ottica rappresenta ancor di più un vero e proprio caso di studio. Difatti, come tutti i soggetti con simile perversione manifestava i congiunti sintomi della necrofagia: si cibava appunto della carne dei defunti. Una perversione tipicamente maschile, che nasconde l’omosessualità che spesso il soggetto non riesce ad ammettere.
EREDITÀ
La vicenda di Jeffrey Dahmer è stata uno dei casi più sconvolgenti nella storia dei serial killer. I libri su Dahmer ci permettono di approfondire la sua personalità analizzando le diverse sfaccettature della sua figura. Le sue macabre opere ci portano a riflettere sulla natura umana, sulla prevenzione della violenza criminale e sul ruolo della cultura popolare nella rappresentazione della violenza. Molti si sono chiesti se i suoi delitti sarebbero potuti essere prevenuti con un’attenzione maggiore alla sua salute mentale e alla sua infanzia difficile.
Ci si è interrogati anche se Dahmer fosse un caso isolato o se la sua personalità psicopatica fosse un segnale di una società malata.
La figura di Jeffrey Dahmer è stata oggetto di numerose rappresentazioni nella cultura popolare, tra cui film, serie TV e libri; per questo motivo molti ritengono che la sua figura sia stata troppo “glamourizzata” rischiando di rendere banale la violenza criminale.