Annalisa Mazzolari, in arte Joan Quille, giovanissima cantautrice bresciana (ha soli 22 anni!) ha all’attivo due album, l’ultimo uscito a maggio 2019 e che prende il nome dal suo pseudonimo: Joan Quille. Frequenta il conservatorio di Bergamo (canto lirico) e poi a quello di Brescia (pianoforte), dove attualmente si sta specializzando in canto leggero e Jazz.
Joan Quille contiene sette brani pop scritti da Annalisa in collaborazione con Valerio Gaffurini e Alessandro Drucoli. L’album racconta una storia in forma fiabesca e narra di una principessa innamorata del drago che la tiene prigioniera. Nonostante le numerose occasioni che ha per scappare, decide sempre di rimanere, finchè non comprende che per essere completamente se stessa deve liberarsi da qualsiasi prigione; uccide dunque il drago e vive finalmente appieno la sua vita senza catene.
Ciao Annalisa, come vivi l’uscita del tuo nuovo album?
Ciao a tutti! Sono molto soddisfatta dei risultati ottenuti e delle recensioni che continuo a raccogliere; sicuramente sto ottenendo più di quel che mi aspettavo e questo direi che è il traguardo più importante che potessi ottenere.
Mi sto esibendo in tanti live ed ogni spettacolo, mi rendo conto, mi permette di crescere sempre più, imparando ad indagare le mie emozioni nell’esporre un lavoro così personale al pubblico e di rimando interpretare le emozioni e reazioni delle persone al racconto della mia storia. Devo dire che si sta formando un’empatia davvero forte che mi riempie il cuore.
A chi dedichi queste sette, bellissime tracce?
Grazie per il “bellissime”… le dedico alla mia famiglia, agli amici e ai mentori musicisti, persone che mi hanno guidata nella ricerca di una identità, di una mia forza; persone che mi hanno aiutata a capire l’importanza di un messaggio del quale Joan Quille si sta facendo paladina: il coraggio di amare.
Quanto di Brescia c’è nella tua arte?
Come una delle mie canzoni canta, “Via del vanto”, c’è tanto della “mia” leonessa in sottofondo: i ritmi delle sue strade, i ruggiti dei suoi abitanti hanno “invaso” Trento, dove ho studiato per tre anni in Università, dove le prime note di Joan Quille sono nate.
Se quei germogli sono spuntati è solo perché il terreno dei monti è stato bagnato dalla grinta e sangue di una città che non smette mai di stupirmi e farmi innamorare, e che per questo spero possa macchiare anche l’arte che metterò nei prossimi progetti.
L’idea della “favola”, della principessa e del drago è una metafora della tua vita?
È metafora di una esperienza personale che può essere di tutti; l’idea di renderla una favola vuole proprio aiutare le persone a riconoscersi, rispecchiarsi in momenti da loro vissuti attraverso dei simboli e archetipi molto semplici.
Penso che tutti siamo stati principi, principesse, insomma, sognatori che vivendo un “tempo dell’amore” infantile e innocente hanno incontrato ad un certo punto, inaspettatamente, paure e “demoni” che ci appartengono, che spaventano sì perché costituiscono la nostra parte oscura… ma che non per questo devono rinchiuderci in una prigionia mentale e sentimentale.
Joan Quille è il simbolo di un fiore, la giunchiglia, che vuole cantare positività, bellezza, ottimismo…una rinascita dai momenti brutti della nostra vita, che ci sono e che spesso si presentano nel nostro cammino. Proprio come un inverno segna la morte di un fiore, dobbiamo essere secondo me boccioli che all’arrivo di una primavera devono sempre cercare la luce, il giallo, per rivivere e rimettersi nel meraviglioso gioco della vita.