Negli scorsi mesi, si è aperta una polemica che è passata inosservata, almeno fino a pochi giorni fa, quando è arrivata, attraverso un’interrogazione parlamentare, nell’aula del Senato. Ebbene, la questione riguarda l’esposizione, lo scorso 5 luglio, da parte di Stefano Sannino, ambasciatore italiano in Spagna, della bandiera arcobaleno, simbolo della comunità LGBT, accanto a quella italiana e a quella dell’Unione Europea sul balcone della sede dell’ambasciata, Palazzo de Amboage, in occasione della settimana del Pride, a Madrid. L’iniziativa, a quanto pare, ha notevolmente disturbato alcuni esponenti politici della destra italiana, in particolare Giampietro Maffoni (Fratelli D’Italia) e Gaetano Quagliariello (Idea), i quali si sono fatti appunto promotori dell’interrogazione a Palazzo Madama, parlando di vero e proprio vilipendio. Ad essi, ha risposto la vice-ministra degli Esteri, Emanuela Del Re, in quota Cinquestelle, la quale ha sì confermato che Sannino, di sua iniziativa, ha esposto il vessillo arcobaleno, ma ha, al tempo stesso, sottolineato anche che il Pride – che in Spagna chiamano Fiesta del Orgullo – a Madrid è un evento molto sentito, non solo da parte della comunità LGBT, ma da parte della quasi totalità della cittadinanza, tanto che sia gli esercizi commerciali privati, sia le sedi delle istituzioni pubbliche mettono fuori alle loro finestre un richiamo ai colori rainbow. Non a caso, quest’anno, alla parata hanno partecipato, tra gli altri, persino due ministri del governo nazionale spagnolo.
A dire il vero, a seguito di ciò, l’ambasciatore è stato richiamato dalla Farnesina, in quanto, effettivamente, avrebbe dovuto ottenere, in maniera preventiva, un’autorizzazione da parte del ministero; tuttavia, al di là di ogni cosa, l’episodio ci fa riflettere, ancora una volta, su quanto due nazioni sorelle – quali, appunto, Spagna e Italia – siano, su questa specifica questione, sideralmente distanti. Il Paese iberico, infatti, a seguito della fine della durissima dittatura franchista, ha conosciuto, nonostante la sua cultura cattolica, una forte espansione sul piano delle libertà e dei diritti civili, fino ad arrivare, nel 2005, con il governo Zapatero, all’approvazione del matrimonio egualitario e alla totale eguaglianza legislativa. Oggi, la Spagna è, in assoluto, tra gli Stati più aperti ed accoglienti del mondo, tanto che le sue due principali città, Madrid e Barcellona (insieme ad altre località, come Ibiza e le Canarie), sono due capitali del turismo LGBT planetario. Va da sé che, in confronto, il nostro Bel Paese, con la sua timida legge sulle Unioni Civili, approvata, dopo furibonde ostilità, solo nel 2014, fa una magra figura.
Ovviamente, ciò non toglie che anche i nostri cugini spagnoli riscontrino dei problemi legati all’omofobia e che, pure lì, non bisogna minimamente dare per scontate le conquiste ottenute. Basti pensare, ad esempio, all’avanzata di Vox, partito di estrema destra che, proprio negli scorsi giorni, ha ottenuto un importante successo elettorale in Andalusia e che, tra i suoi cavalli di battaglia, ha quello di contrastare il matrimonio egualitario e di segnare, quindi, un arretramento sul piano dei diritti civili.