LA BASILICA DI SANTA CHIARA , o il monastero di Santa Chiara, è un edificio di culto tra i più importanti e grandi complessi monastici della città. Di aspetto severamente gotico negli anni a seguire andò sempre più arricchendosi dal punto di vista artistico. il 4 agosto 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale, un bombardamento sulla città di Napoli distrusse anche l’antico monumento, lasciando in piedi solo parti delle antiche strutture di epoca angioina, si pensò di ripristinare almeno l’aspetto gotico del quale rimanevano non totalmente integre, ma quanto meno recuperabili, alcune strutture trecentesche: il pronao, la facciata, il portale, le mura perimetrali e quelle del coro. In effetti, quella che si può ammirare oggi è la stessa chiesa che, all’epoca, videro re Roberto e la regina Sancha. I lavori terminarono definitivamente nel 1953 e la chiesa fu riaperta al pubblico. Le opere scultoree sopravvissute, dopo la ricostruzione, furono spostate nelle sale del monastero, oggi Museo dell’opera.
Soltanto il chiostro scampò ai bombardamenti bellici e risulta essere quindi una delle poche testimonianze barocche della basilica.
I chiostri di Santa Chiara recano la firma di Domenico Antonio Vaccaro. La ristrutturazione che egli mise in atto tra il 1739 e il 1742 aveva lo scopo di soddisfare le richieste della badessa Suor Ippolita di Carmignano: un luogo spirituale che preservasse eleganza e cura per il bello, in conformità con il gusto delle donne che l’avrebbero frequentato, cioè le future Clarisse di stirpe nobile, quindi fu progettato con un ampio chiostro decorato con maioliche, diviso in quattro parti dall’incrocio di due viali e puntellato da 64 pilastrini di forma ottagonale. I pilastri, decorati con tralci di vite, sono collegati tra loro da sedute interamente maiolicate che recano scene popolari, mentre su un solo schienale è riportata l’immagine tratta dalla vita quotidiana monastica: una suora che sfama dei gattini. Affreschi del ‘700 coprono le pareti dei quattro lati del chiostro e rappresentano allegorie, scene dell’Antico Testamento e santi.
Tra i sepolcri custoditi nella Basilica di Santa Chiara troviamo anche quello di Roberto D’Angiò e quello di sua moglie Sancha.
Secondo la leggenda, sarebbe attribuito a lei lo spirito che ancora oggi passeggia in preghiera.
Il pianto dello spirito di Sancha
Secondo la leggenda, dal giorno della sua morte, avvenuta nel luglio del 1345, il fantasma di Sancha di Maiorca vagherebbe inquieto lungo il perimetro della Basilica, dove la donna è stata sepolta.
Lo spettro passeggia, assorto in preghiera e con gli occhi pieni di lacrime, vestito con un abito lungo. Nessuno sarebbe mai riuscito a vedere per intero il suo volto e chi ha provato a disturbare la sua preghiera sarebbe morto in breve tempo, poiché lei è ancora in collera per l’assassinio subito