Trama: India, 1933. Il fumo dell’incenso disegna spirali in aria. La quiete della biblioteca rinfranca lo spirito di Laila, intenta a sfogliare una preziosa edizione di Alexandre Dumas appena arrivata dalla Francia. In famiglia tutti la considerano eccentrica, perché preferisce il fruscio delle pagine alla compagnia chiassosa delle zie. L’unico che la capisce è il nonno, grande amante della letteratura occidentale. A Laila, però, quel ruolo non dispiace, perché le permette di vivere incredibili avventure insieme alle sue eroine di carta. Non sa ancora che la sfida più grande è all’orizzonte. Mentre le sue cugine sono spose felici e madri, lei non riesce ad accontentarsi di una simile prospettiva, ma desidera continuare a imparare. Grazie all’appoggio dello zio, si iscrive all’università, studia e ascolta gli animati dibattiti dei suoi compagni, che si interrogano sul futuro. E le basta un bacio per innamorarsi di Ameer, un uomo dolce e intelligente, che però appartiene a una casta inferiore. Per la sua famiglia il loro amore è inaccettabile. Ma a Laila non è mai importato dell’opinione altrui. Vuole decidere del proprio destino, perché questo le hanno insegnato i libri. Ed è pronta a mettere a repentaglio tutto, compresi i suoi privilegi, per essere libera. Attia Hosain ha un posto speciale nel cuore del pubblico anglosassone perché per anni è stata il volto di un celebre programma della BBC. Il suo esordio, La casa delle donne, pubblicato in prima edizione nel 1961, è stato riscoperto solo recentemente e riconosciuto come un piccolo tesoro della letteratura. Perché la storia di Laila è un bellissimo esempio di autodeterminazione femminile, calato nel mondo affascinante dell’Oriente.
Garzanti
Recensione: Attia Hosain racconta l’India degli anni ’30, quando ancora non era indipendente dal Regno Unito, racconta soprattutto di donne, della loro condizione. Donne benestanti e donne della servitù, alcune ribelli e moderne, altre radicate alle tradizione. Le loro vite si svolgono in un’ala a parte della casa, tra riti, feste, litigi ed amore.
L’io narrante è Laila, i suoi occhi raccolgono e raccontano quegli anni, i movimenti, le lotte per la non violenza, ma soprattutto quanto possa essere difficile per una ragazzina indiana trovarsi a scegliere tra due culture così diverse. Ci descrive quanto sia complicato vivere in una gabbia dorata: alla loro famiglia non manca nulla, ma a lei manca la libertà, elemento che le sue zie non riescono a concepire data la stretta osservanza delle “regole” indiane.
Un libro, questo, non di ultima uscita, fu pubblicato negli anni Sessanta, ma non dimostra la sua età.
Una storia sui vari significati d’indipendenza. Alcuni concetti, se il lettore non ne è al corrente, possono risultare complicati da comprendere, vengono date per conosciute alcune cose fondamentali.
Un romanzo sicuramente interessante ma, ammetto, a tratti lento, non mi ha appassionata come speravo: inizialmente, le pagine scorrevano veloci, per poi appesantirsi un po’ perdendo di ritmo.
Ci sono stati passaggi che ho voluto segnare, poche righe che racchiudono la sostanza di questa storia: la discussione che avviene tra Laila e la zia Abida, in cui quest’ultima precisa che non esiste il concetto dell’ “io”, solo mettendosi al servizio degli altri si compie il proprio dovere e dentro ognuno albergano felicità ed infelicità, la prima non la si può pretendere, mentre la seconda bisogna imparare ad accettarla.
Laila, rifiuta questo tipo di mentalità, viene accusata di aver insozzato il nome della famiglia, solo perché aveva scelto l’amore, un amore vero, non programmato o imposto, ma libero.
ATTIA HOSAIN nasce a Lucknow, India, nel 1913. Tra le prime donne a laurearsi all’università della sua città, aderisce al nascente movimento femminista indiano e, nel 1947, si trasferisce nel Regno Unito, dove lavora come giornalista e autrice per la televisione. Muore a Londra, nel 1998, all’età di ottantaquattro anni. Mentre è in corso in tutto il mondo la riscoperta della sua opera, Garzanti pubblica per la prima volta in Italia il suo capolavoro La casa delle donne (1961).