Il premio Giuseppe Berto è considerato il più prestigioso riconoscimento nazionale per un’opera prima di narrativa.
Fondato a Mogliano Veneto, città natale di Giuseppe Berto, nel 1988, da un gruppo di amici ed estimatori dell’autore.
Berto, com’è noto, benché autore di grandi successi, fu a lungo ignorato dalla critica ufficiale, generalmente per il suo straordinario anticonformismo. Lo stesso Berto conosceva bene gli ostacoli che opere valide trovavano nel mondo dell’editoria e s’era sempre esposto affinché giovani scrittori di talento riuscissero ad emergere nonostante il loro anticonformismo. Lo scopo del Premio è proprio quello di commemorare lo scrittore premiando degli autori al loro primo romanzo che mostrino elementi di assoluta originalità di forma e di schiettezza di ispirazione.
Le “opere prime” finaliste del XXIX Premio Letterario Giuseppe Berto sono: Valentina Della Seta con Le ore piene (Marsilio Romanzi); Gaia Giovagnoli con Cos’hai nel sangue (Nottetempo Edizioni); Edoardo Pisani con E ogni anima su questa terra (Castelvecchi); Davide Rigiani con Il Tullio e l’eolao più stranissimo di tutto il Canton Ticino (Minimum Fax); Fosca Salmaso con Mia sorella (Il Saggiatore).
La cerimonia di premiazione è in programma a Capo Vaticano, a casa di Giuseppe Berto, il 10 settembre.
Le ore piene di Valentina Della Seta
Al centro di questo romanzo sta una donna di quarant’anni che, in certe sue abitudini, somiglia a un’adolescente cresciuta. È una donna desiderabile che ama il profumo alla vaniglia e bere vino sul divano, anche da sola, e che, quando la incontriamo, stesa a letto, con un computer in mano, è annoiata. Traduce, si guadagna da vivere con le parole, attività che non è proprio un lavoro, ma non è nemmeno come essere disoccupati. La donna, di cui non conosciamo il nome ma vediamo bene il corpo, decide di rispondere a un annuncio su un sito di incontri sessuali. Dopo qualche minuto, le scrive P. Nella foto profilo di P. ci sono due mani di uomo, curate. Alla donna piacciono le mani, e le gambe. Dopo qualche momento di esitazione e qualche messaggio, decide di incontrare P. e così, un pomeriggio, va a casa sua. Il sito è un sito per incontri erotici, anche sadomaso, ma P. non ha l’aria del master, anzi, somiglia a uno studente, con i jeans neri e la polo ben stirata. La donna si innamora, e anche P. si innamora, ma il coraggio di P. sembra fermarsi a quelle ore, pomeriggio dopo pomeriggio, in cui i due amanti si toccano e si trovano. Ore piene di una vita che né l’uno né l’altra, in fondo, vogliono o possono permettersi. Con Le ore piene, Valentina Della Seta esordisce con maestria nella narrativa italiana e ci consegna un romanzo di sensualità e misura, di eccezionalità e sorprese improvvise nei vicini della porta accanto. Finalmente, anche in italiano, è stata scritta, con una donna e un uomo di oggi, con app per incontri di oggi, una storia conturbante e dolente come Il diavolo in corpo.
Cos’hai nel sangue di Gaia Giovagnoli
L’antropologo Spina bussa alla loro porta per un’intervista: così Caterina scopre che sua madre ha un passato rimosso e subito sente che vuole conoscere tutta la verità. Ripercorre dunque le ricerche di Spina su Coragrotta, borgo inquietante e isolato, e in un crescendo di sogni e visioni il rapporto tra una madre malata e una figlia costretta a prendersene cura trova nuovi significati e nuovi misteri. “Cos’hai nel sangue” è un romanzo che insegue il dramma dei rapporti umani e lo unisce al richiamo oscuro verso un’origine, in un filo teso che porterà la figlia a incrociare la sua storia con quella di un intero paese, fra tradizioni nascoste, montagne infestate da spiriti bianchi, magia popolare e terribili maledizioni. E alla fine Caterina scoprirà le ragioni del dolore.
E ogni anima su questa terra di Edoardo Pisani
Yuri è nato l’undici settembre del 2001, e a ogni compleanno riempie un quaderno con fotografie di attentati e dei suoi festeggiamenti – anno dopo anno, bomba dopo bomba, candelina dopo candelina. Ricevuta l’eredità del nonno – un vecchio cappotto e un quaderno pieno di parole incomprensibili – comincia a investigare su di lui, cercando la sua tomba e decifrando il suo quaderno. Intanto riesce a innamorarsi di una ragazza, Lara, soprattutto grazie a un gatto suicida, lanciatosi da una finestra del manicomio abbandonato, a Gastropoli, dove era rinchiuso proprio suo nonno. La pazzia del nonno è parte della sua eredità? E cos’è l’Ordine dei cavalieri estinti, a cui il nonno era iscritto e che già sembra richiamare il giovane Yuri? Fra poesie e incanti, lucidità e terribili deliri, un intreccio di storie famigliari che travalicano il tempo e lo cancellano: una vertigine di esistenze che continuano a interrogarsi sull’origine della follia.
Il Tullio e l’eolao più stranissimo di tutto il Canton Ticino di Davide Rigiani
I Ghiringhelli sono una strampalata famiglia italosvizzera che abita nel Canton Ticino, in una casa piena di gatti che si chiamano come avverbi o congiunzioni. La signora Ghiringhelli è una donna imperturbabile e pragmatica che lavora nella sede luganese della Banca d’Elvezia, il signor Ghiringhelli è un poeta avanguardista che traduce in quartine guide e manuali d’istruzioni, la figlia grande è un’adolescente sempre imbronciata. E poi c’è il Tullio. Il Tullio fa la quinta elementare, ed è un bambino timido e silenzioso, che cerca di passare inosservato. Ma nella sua smisurata immaginazione vive e pulsa un’intera città popolata da supereroi, alieni, piante carnivore parlanti, Roger Federer, cavalieri medievali e tutto quello che può abitare la fantasia di un bambino di dieci anni. Il Tullio presta più attenzione a loro che ai maestri, ragion per cui a scuola va così così. Ma una sera trova un eolao, e se hai un eolao non puoi proprio passare inosservato. Tra superlativi iperbolici, girondi stornati e animali fantastici, sui sentieri dell’assurdo tracciati da Gianni Rodari, Pennac e Vonnegut, dai film di Wes Anderson o dai fumetti di Calvin & Hobbes, Rigiani ci ricorda che felice e sovversiva sarabanda possa essere la letteratura. Un gioco spericolato con la lingua, una trovata esilarante, la messa a soqquadro di quella metafora dell’ordine universale che è la Svizzera.
Mia sorella di Fosca Salmaso
Da quando la sorella gemella è morta davanti ai suoi occhi in un tragico incidente in mare, la giovane Alice si è ritrovata completamente sola: il padre ha abbandonato la famiglia, la madre si è chiusa nel lutto, gli amici e i compagni di classe si sono allontanati. La ragazza passa le sue giornate tra casa e scuola, circondata dai silenzi e dagli scoppi d’ira della madre – che sembra incolparla di essere sopravvissuta alla gemella – e dal rumore delle onde che bagnano l’isola su cui abita.Poi un giorno in classe arriva Egle. Egle apparsa dal nulla. Egle che non parla mai. Egle così simile alla sorella. Quando la nuova compagna le chiede se può passare da lei a prendere degli appunti, ad Alice non sembra vero che qualcuno possa venire a portare un refolo di aria fresca nell’asfissiante memoriale in cui la madre ha trasformato il loro appartamento, tra foto incorniciate, reliquie intoccabili e stanze nelle quali è proibito mettere piede. Ciò che Egle non sa è che ogni volta che infuria la tempesta le linee di comunicazione tra le isole si interrompono, e che perciò alle prime gocce dipioggia si troverà bloccata là, a tempo indefinito, «prigioniera» delle due donne. Ciò che invece Alice non sa è che dentro Egle brilla un’ombra maligna e misteriosa: un’ombra che la connette attraverso fili spettrali a Matilde e che crescerà, ora dopo ora, fino ad avvolgere ogni cosa.Fosca Salmaso esordisce con un romanzo nel quale abitano gli echi familiari e fantasmatici di Shirley Jackson. Mia sorella guida il lettore sulla soglia tra una realtà imponderabile e una seducente follia, tra il regno dei viventi e gli abissi dell’ignoto; in quel confine tra la notte e il suo doppio che si può attraversare solo avanzando sulle ceneri di un sacrificio.