Trama: Il nuoto, il corpo che si perde e si ritrova nell’acqua, e la letteratura, il desiderio di scrivere senza compromessi, sono le uniche due certezze di Lidia. La cronologia dell’acqua è così la storia di una vita che “non segue alcun ordine. Gli avvenimenti non rispondono al rapporto di causa ed effetto come vorremmo. È tutta una serie di frammenti e ripetizioni e trame,” perché “questo condividono il linguaggio e l’acqua”. Tutto scorre, nelle parole come nelle corsie di una piscina, in questo romanzo che rinnova radicalmente la tradizione del memoir, raccontando senza ipocrisie il genere, la sessualità, l’abuso, l’elaborazione del lutto, il superamento della sofferenza. Lidia cresce con un padre violento e una madre incapace di proteggerla, in una famiglia che la condizionerà anche quando, proprio grazie a una borsa di studio per il nuoto, riuscirà ad allontanarsi. Colpita da una perdita straziante, si trova a fare i conti con un dolore estremo: Lidia reagisce, sbaglia, cerca nell’alcol e nel sesso una via di fuga, tocca il fondo, reagisce ancora, riprende a nuotare. Dentro la muove un desiderio di vita e di creazione – e attraverso incontri decisivi con autori come Ken Kesey e Kathy Acker prende forma il suo cammino di scrittrice. Il viaggio che Lidia affronta, e nel quale trascina con passione e levità struggente il lettore, è un viaggio di dipendenza e autodistruzione, e poi di sopravvivenza. Un viaggio che trova una conciliazione finale in un amore sincero, in un figlio che nuota felice anche se malissimo, e in un libro, questo, che testimonia una nuova profonda consapevolezza di sé nel proprio mondo.
Edizioni Nottetempo
Recensione: L’ acqua, elemento naturale, può scorrere lenta, stagnare placidamente, innalzarsi in onde impetuose, essere dissetante, ma addirittura distruttiva. Così si presenta questa storia: tumultuosa, sradicante, devastante, non arginabile.
La prima parte della vita di Lidia è stata tutt’altro che ordinaria, tra violenze e mancanze genitoriali, droghe, alcool, sessualità vissuta al massimo, ma la scrittrice aveva un’unica certezza nella sua esistenza vacillante ed al limite: l’acqua, il nuoto. Un futuro come campionessa gettato alle onde solo per seguire stimoli primitivi, vivere sul filo del rasoio, smembrarsi pian piano, ma l’acqua va e viene e quando torna riporta indietro i pezzettini perduti, Lidia li raccoglie, li ricompone anche senza seguire l’incastro perfetto, perché di perfetto non c’era poi molto, riesce a restaurare il mosaico, decide di amare in maniera non autodistruttiva, riprende un’altra sua passione, la scrittura.
Un memoir che non segue un ordine cronologico, gli eventi si mescolano, si sovrappongono come in balia delle onde, ma il lettore resta in asse, riesce a seguire la rotta, non si perde.
Una storia dura, crudissima, Lidia si spoglia, si mette a nudo, racconta, commenta, si rivolge direttamente a chi legge le sue parole, non si vergogna di nulla, non rinnega, si espone.
Una storia autobiografica non facile da leggere per la sua schiettezza e durezza, ma io l’ho amata, tantissimo, dalla prima all’ultima parola, per lo stile originale, non ridondante, tantomeno pietoso. Lidia non chiede scusa, parla, spiega, ci porta con lei negli abissi profondi, ci fa riemergere e scorgere una scialuppa di salvataggio. Una donna che per quanto folle ho amato, dapprima pazza irrecuperabile, poi mamma meravigliosa dalla mirabile penna.
Lidia Yuknavitch ha insegnato Scrittura creativa, Letteratura e Studi femminili alla Eastern Oregon University. In italiano sono stati pubblicati i suoi due romanzi Dora (Indiana, 2011) e Il libro di Joan (Einaudi, 2019). Con La cronologia dell’acqua ha raccolto negli anni un successo di culto, conquistando sempre più lettori e lettrici in molti paesi.