Ci sono ancora poche band che associano palesemente la parola Queer al loro nome. La rappresentante di Lista, fondata da Veronica Lucchetti e da Dario Mangiaracina è una di queste. Un gruppo con una bella gavetta alle spalle che finalmente ha tentato il grande salto verso la platea sanremese. Al di là delle classifiche che proclamano il vincitore, loro, pur piazzandosi undicesimi si sono decisamente fatti notare con la bellissima canzone AMARE. Testo, oserei dire utopista, musica elettronica e voce potente della bella e talentuosa Veronica che ha riempito il teatro Ariston e sul quale ha sfoggiato un look eccentrico. Rosa e rosso in tutte le sfumature, con un favoloso abito bianco sponsale per la serata finale.
Il nome della band si deve ad una partecipazione di Veronica come rappresentante di lista ad un partito politico, allo scopo di votare per un referendum abrogativo del 2011 in materia di energia nucleare. Ce lo spiega lei stessa: «Non è più il tempo delle definizioni. Come nella sessualità sfumano i confini dei generi, così nella musica. […] Queer è un termine che abbiamo preso in prestito dai ragionamenti sull’identità sessuale. Prima che venisse acquisito da chi negli anni ’90 lottava per i diritti della comunità LGBT, queer era l’equivalente del nostro “finocchio”. Oggi queer è sinonimo di “eccentrico”, “sui generis”, “strambo”. Questa non definizione ammette la possibilità di cambiare, di trasformarsi.» (fonte: wikipedia)
Queer come trasformazione, musica non binaria, evoluzione, teatralità, mutamento musicale senza etichette. In base all’estro dell’artista che cambia in base a ciò che lo colpisce intorno. Queer music per dirla in parole brevi…
La cover del cd (geniale!) vede raffigurata una vagina (o anche il grembo materno) da cui nasce l’energia, la musica, l’essenza che poi è l’inizio di ogni essere vivente.
Recentemente è uscito il loro nuovo album dal titolo My Mamma, ed io oggi ho il piacere di recensirlo, 13 pezzi . Mi sono fatto cullare dalle ballad e scuotere piacevolmente dal ritmo elettronico delle tracce. Un susseguirsi di emozioni, come su una nave in cui ogni onda ti sorprende e ti scuote. Lavoro sedimentato che ti prende e ti cattura già al primo ascolto, ma che mostra la propria raffinatezza man mano che lo riascolti. Un disco è una scoperta continua e tutti i lavori stratificati e zeppi di inflessioni, citazioni e arte vanno gustati con calma per goderne appieno. Un concept disc, come un piccolo mondo antico venato di elettronica.
Ho ascoltato il disco più e più volte, saltando le tracce e poi ritornando su esse. Senza un ordine di ascolto preciso, senza omologarmi all’elenco delle tracks del cd. Queer!
Alcuni pezzi sono davvero ipnotici, menzione a parte per Amare, ascoltate Resistere, Veronica canta una dichiarazione a se stessa e al mondo, la bellezza del mondo che ci mette alla prova ”ma la mia natura è resistere” dice. Paesaggi stranieri, intro con il piano, una ballad che quasi una preghiera, una sfida a chi ci lascia soli davanti all’ignoto e Fragile in cui ascoltiamo la voce di Mangiaracina. Il disco, come detto un concept, verte la propria essenza sui pilastri della nascita, vita e morte e sembra voler sfuggire ad ogni etichetta, respingendo qualsiasi gabbia, rappresentando tutte le emozioni umane, odio, amore, rabbia ed il tutto legato dalla signora musica eletta madre di questo capolavoro dei nostri tempi.