Difficile commentare la sconfitta del Napoli all’Olimpico contro una Roma inferiore sotto tutti i punti di vista eppure capace di agguantare i tre punti all’ultimo minuto con un tiro dal limite di Nainggolaan che ha approfittato dell’unico momento di disattenzione della retroguardia partenopea guidata da Albiol e da un Koulibaly versione monstre.
Eppure non è bastato: troppo intenta a specchiarsi la compagine di Mister Sarri per comprendere che quel minuto, il minuto 90, sarebbe stato quello decisivo e che avrebbe regalato ai giallorossi l’ennesimo risultato positivo sul filo di lana (fortunati ai limiti dell’insopportabile i capitolini nelle ultime settimane) e ai napoletani l’ennesimo motivo per rammaricarsi. Eh si, rammaricarsi per le occasioni sprecate, per le partite condotte e poi perse (leggasi anche i più o meno recenti incontri contro Inter, Milan, Villareal solo per fare qualche esempio), per i gol presi allo scadere dopo una partita perfetta in fase difensiva.
Nella prima frazione la Roma prova, senza riuscirci, a fare la gara ma le occasioni da gol sono tutte di marca azzurra. E complimenti all’assistente dell’arbitro Orsato che annulla a Callejon un gol in fuorigioco per questione, reale e non metaforica, di millimetri. Il ritorno del Pipita aveva illuso il popolo napoletano che i recenti risultati negativi in trasferta potessero essere accantonati, e invece niente. L’argentino sfiora il gol nel primo tempo con un controllo da urlo tra Zukanovic e Rugiger, ma viene stoccato dal portiere giallorosso. Da parte giallorossa, se si esclude un tiro da fuori di Salah al primo minuto, nulla da segnalare: azzurri giusto un po’ schiacciati nei primi venti minuti ma con il passare del tempo prendono possesso della metà campo avversaria.
Nella ripresa la differenza in campo si fa ancora più netta: sfiorano il gol Mertens, Hihuain, Hamsik, la Roma soffre e l’Olimpico mugugna. Ci sono almeno venti metri di campo liberi tra la difesa e in centrocampo giallorosso: in quella zona gravita Hamsik ma il Napoli non ne approfitta e non dà il colpo di grazia alla Roma e al campionato. E qui si potrebbe interrogare Mister Sarri sulla incapacità totale di giocare in un modulo differente dal 433. Ma purtroppo un insopportabile, e malaugurante, silenzio stampa accompagna le settimane del Calcio Napoli, top in Italia per gioco e spettacolo ma davvero scadente dal punto di vista della Comunicazione. Entra Insigne per Mertens (buona la prova del belga), sembra ispirato lo scugnizzo partenopeo, poi Lopez per Allan (affaticato), la gara sembra scorrere via verso un pareggio che darebbe al Napoli la tranquillità del secondo posto. Anche Totti, entrato in campo nel tentativo di risvegliare un Olimpico annoiato e una squadra piatta, era stato controllato senza affanni fino al minuto 90. Venenum in cauda per gli azzurri, come a Torino. Stavolta è Nainggolan, non nuovo a gol contro il Napoli, a trovare, dopo una mischia in area, il varco giusto e segna il gol vittoria. Quattro azzurri attorno al pallone e nessuno che abbia provato a uscire in tempo sul belga, unico possibile destinatario della sfera.
Una beffa per il Napoli, battuto e ora con soli due punti di vantaggio sui giallorossi nella corsa al secondo posto. Ma siamo sicuri sia solo sfortuna? Il ripetersi di gare perse in modo rocambolesco e immeritati non si può ridurre solo ad un aspetto legato al fato avverso: questa squadra deve girare al massimo per vincere e a volte nemmeno basta.
Restano tre gare, due in casa (Atalanta e Frosinone) e una fuori (Torino) per difendere l’ormai esiguo vantaggio: soprattutto in trasferta si è dilapidato un tesoretto di dieci punti, e l’ansia si potrebbe ora impossessare degli azzurri.