Quando si parla di Leonardo Da Vinci e, in particolare delle sue opere, l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori rivolgono grande attenzione all’artista, ingegnere e scienziato toscano. Negli ultimi mesi la figura di Leonardo è balzata agli onori della cronaca in terra partenopea per due eventi: 1) l’esposizione al Museo Diocesano di Napoli del Salvator Mundi, una tela attribuita all’artista fiorentino che ha innescato un vespaio di polemiche sull’autenticità dell’opera, definita da alcuni esperti:”una crosta“. 2) L’Ospite illustre, rassegna avviata tre anni fa che propone nella sede di Intesa-Sanpaolo, Palazzo Zevallos-Stigliano, in via Toledo 185, a Napoli, “La Scapiliata” di Leonardo da Vinci, proveniente dal Complesso Monumentale della Pilotta di Parma, fino al 2 settembre 2018. E’ la figura di una testa femminile con i capelli al vento, dipinta con terra d’ombra, ambra inverdita e biacca, sopra una piccola tavoletta di legno, larga e alta poco più di una spanna. Da quando questo singolarissimo dipinto è apparso all’orizzonte della storia, gli studiosi non hanno mai smesso di interrogarsi sul suo autore e la sua effettiva natura, dipinto non finito, abbozzo o studio preparatorio, ma anche sulla data di realizzazione e sulla sua fortuna.
“La Scapiliata”-Leonardo da Vinci
La prima notizia certa risale al 1826, quando Francesco Callani propose all’Accademia delle Belle Arti di Parma la cessione della raccolta dei quadri ereditati dal padre. Tra le opere vi era una “Testa in chiaro oscuro di donna. Leonardo Da Vinci” meglio definita, in una lista di accompagnamento all’inventario, come “Testa di Leonardo d’Avinci rappresentante una Madonna a chiaro oscuro”. La cessione della collezione Callani avvenne nel 1839 e passò alla Galleria Palatina di Parma, (oggi Galleria Nazionale), e venne considerata una tela autentica dell’artista toscano da tutte le guide ottocentesche del museo e della città. Nel 1896, redigendo il Catalogo della Regia Galleria di Parma, Corrado Ricci dichiarò che si trattava di un falso, ipotizzando che il falsario fosse stato lo stesso Gaetano Callani. Soltanto nel 1924-25, Adolfo Venturi rivendicò la paternità leonardesca della Scapiliata, mettendola in relazione con gli studi della Leda (due versioni) di Leonardo conservate nel Castello Sforzesco di Milano e nel Castello di Windsor, e con il cartone Sant’Anna Metterza di Londra.
“Leda”- Leonardo Da Vinci
Adolfo Venturi era convinto dell’attribuzione a Leonardo e tentò di trovare riscontri storici alla sua affermazione. Lo studioso mise in relazione la Scapiliata con un’opera citata nel 1531 da Ippolito Calandra, segretario dei Gonzaga a Mantova, che accennava a un dipinto di Leonardo da Vinci, dono di nozze del conte Nicola Maffei ai neosposi Federico II Gonzaga e Margherita Paleologa. Nel 1626-27, nell’inventario delle collezioni gonzaghesche fatto stilare da Vincenzo Gonzaga, è citato:”Un quadro dipintovi una testa d’una dona scapiliata, bozzata…..oppera di Lonardo d’Avinci, stimato lire 180″. Tale affermazione è importante perchè descrive con notevole precisione un’opera che corrisponde alla testa di Parma. Paragoni diretti tra questo dipinto e i capolavori del maestro fiorentino, sono la prima versione della Vergine delle Rocce, oggi al Museo del Louvre, e le due versione della Leda, conservati a Milano e a Windsor, entrambe presenti in mostra con due riproduzioni digitali.
Vi è una ipotesi che questa tavoletta non sia legata a un soggetto profano come la Leda, quanto piuttosto a un soggetto sacro, ovvero una Beata Vergine Maria, come già le carte d’archivio del 1826 avevano espressamente indicato. Vi è un’altra ipotesi che Leonardo abbia volutamente lasciato allo stato di non finito questo dipinto, il quale, avrebbe avuto una grande fortuna grazie alle citazioni fatte da pittori coevi come Bernardino Luini, soprattutto nella Salomè con la testa del Battista conservata agli Uffizi di Firenze, è presente in sala una riproduzione digitale, alle numerose copie, antiche o meno, e a un numero di mostre moderne, nelle quali la Scapiliata di Parma è sempre stata accolta come un autentico ospite d’onore.
“Salomè con la testa del Battista”- Bernardino Luini.