F. è un ragazzo giovane e da poco si è affacciato al mondo LGBT facendo coming out. Parlando sui social del più o del meno mi ha raccontato subito delle difficoltà riscontrate in questo ambiente dove tutto si basa sull’estetica e i sentimenti sono spesso effimeri. Locali, chat, incontri di chi si trova “alle prime armi”, in più F. ha la sindrome di Asperger, una patologia che porta chi ne è colpito fatica a capire con fatica i pensieri e le emozioni delle altre persone, con conseguente difficoltà a interagire. Questo rende difficili i rapporti interpersonali benché non sia una patologia invalidante.
Ho chiacchierato con questo caro ragazzo e questo è quello che mi ha raccontato.
Hai riscontrato difficoltà con i tuoi coetanei al corrente della tua patologia?
Le maggiori difficoltà che ho riscontrato con i miei coetanei riguardano le abilità di comunicazione e l’efficienza del messaggio. A volte non riesco a comunicare bene i contenuti e i “messaggi veicolati “ non sono sempre precisi e diretti. Tuttavia devo ammettere che non ho mai avuto problemi di entità grave con i miei coetanei tranne con coloro che mi imponevano la loro visione delle cose senza darmi occasione di controbattere. Nel mondo virtuale ho incontrato molta gente che mi discriminava in quanto omosessuale e Asperger in quanto per loro, senza nessun fondamento scientifico, era impossibile che fossi “entrambi” perché gli Asperger non hanno un’identità sessuale ben definita… Ovviamente tutto ciò è falso e anzi moltissimi dati dimostrano che ci sono moltissimi ragazzi/e omosessuali e bisessuali, anche se da un punto di vista scientifico non si è arrivato ad una spiegazione esauriente. La comunità Asperger inoltre è molto aperta alle minoranze e non è solita fare distinzioni fra i suoi membri, sotto questo punto di vista oserei dire che sia molto più compatta della comunità LGBT, specialmente gay.
Il mondo LGBT agli occhi di un giovanissimo, come appare?
Il mondo LGBT mi appare come un insieme di individui uniti per una missione in comune, una semplicissima parola che suona ancora oggi nel 2021utopica: uguaglianza. Tuttavia devo ammettere che dire questo non sarebbe vero perché nonostante ci siano stati negli ultimi decenni molti miglioramenti: il mondo gay (a cui mi riferisco per una conoscenza maggiore) ama così tanto l’uguaglianza quanto la discriminazione. È proprio per questo che la comunità gay è divisa perché è innamorata di etichette senza fondamento. Così mentre molti attivisti promulgano la nostra uguaglianza, alcuni promuovono gli stereotipi. Molti gay amano ancora l’ideale di mascolinità tossica e di vigoroso, forte e senza il minimo accenno di caratteristiche effeminate. Mi è capitato molte volte di vedere commenti di “gay insospettabili”, “non cerco ragazzo effeminato”. È ancora molto forte la diatriba tra ragazzo attivo e passivo e purtroppo non è raro che ci siano persone che credano in una comunità di serie A (attiva e vigorosa) e in una serie B (passiva ed effeminata). Per me tutto ciò è inaccettabile, perché credo moltissimo nell’uguaglianza e nei valori che ogni singolo individuo “imprime” in un altro. Però credo veramente che la divisone di ruoli (tra passivo e attivo, a cui si aggiunge la complicata situazione del versatile) stia scemando. Non credo che riuscirò a godere di una società senza etichette, ma penso che per ricostruire una nuova società dovremmo “cambiare il nostro arcobaleno” e renderlo veramente accogliente perché solo educando a una cultura dell’uguaglianza tra gli individui sradicheremo le parti marce per farne crescere di nuove:più forti e vigorose. Fin quando la comunità LGBT educherà all’uguaglianza, ma promuoverà le differenze non ci sarà mai un nuovo moto di Stonewall (1969) sia pure in senso prettamente culturale e di identità. Detto ciò la “nostra” comunità mi sembra capace di tanto, ma spesso attaccata “troppo alla superficie”.