Settimana calda quella dal 5 all’8 maggio che ha visto il raduno degli alpini con la commemorazione della 93° adunata dell’Associazione Nazionale degli Alpini tenutasi nella perla della riviera romagnola di Rimini.
Mentre politici e appassionati decantavano l’importanza del ruolo degli alpini, non da ultimo nella fase iniziale del Covd-19 con la loro attività di volontariato, il web ha sussultato, dando voce piano piano ad una serie di denunce e testimonianze delle donne che erano presenti nei giorni dell’adunata e che, non senza timore, hanno cominciato a descrivere gli episodi e l’atmosfera di quei giorni e di quel corteo.
Cameriere, commesse, semplici passanti, cittadine al rientro dal lavoro hanno raccontato – più o meno alla stessa maniera – di uomini ubriachi, fin dal primo mattino che, nel festeggiare il buon nome degli alpini, palpeggiavano, facevano complimenti spinti e fuori luogo, disturbavano chi lavorava con commenti e provocazioni d’altri tempi, con insulti, approcci intollerabili e non ricambiati in alcun modo, molestie verbali e abusi fisici nei confronti di ragazze e donne, giovani e meno giovani.
In tre giorni sono state raccolti più di 150 racconti dettagliati e più di 500 testimonianze di atteggiamenti sessisti, molestie, violenze di genere, discriminazioni omolesbobitransfobiche, razziali ed inneggianti al fascismo. Alcune ragazze hanno raccontato di essere state bloccate da gruppi di alpini sulla pista ciclabile tra fischi, catcalling e allusioni a sfondo sessuale e di essersi spaventate per questo; altre donne riferiscono addirittura di aver subito catcalling mentre si trovavano nella loro casa, affacciate alla finestra ad ammirare la sfilata!
E così, nelle parole delle dichiaranti la cui età oscilla dai 14 agli anta inoltrati, ecco alcuni stralci: “un alpino mi ha tirato uno schiaffo fortissimo sul sedere e si sono messi a ridere. Sono traumatizzata e mi sono messa a piangere” o ancora “Gente che allunga le mani, cerca di darti baci sulla guancia dopo averti tolto con la forza la mascherina, continui apprezzamenti che passano dal “sei bella” a chiederti che intimo indossi, se lo indossi” o ancora “Ieri sera mentre andavo in bici mi hanno fermata cercando di farmi entrare in un capannone, io sono scappata pedalando più velocemente possibile” o ancora “«Non me ne vado finché non mi dai un bacio», «Dai fammi vedere il culo, non crederai mica che non te lo guardi nessuno», «Puoi vestirti provocante e fare una sorpresa al mio amico?»“.
Non una di meno di Rimini che ha cominciato a raccogliere le testimonianze, ha ricostruito una scena del crimine a tutti gli effetti: la festa si è trasformata in un baccanale senza il consenso delle ignare partecipanti, in spregio all’articolo 9 del decalogo degli alpini relativo proprio al rispetto del gentil sesso: “il comportarsi male con loro, unito a sguaiataggini varie, trasforma l’adunata in un baccanale“.
A parte la scelta inconsueta e obsoleta di definire il genere femminile come “gentil sesso”, sicuramente al di là delle buone intenzioni dei compilatori del decalogo dell’Adunata alpina, i fatti narrano tutt’altro…narrano di decine di migliaia di uomini specialmente di età avanzata, scalmanati, maleducati, ubriachi, molestatori e incontrollati nelle loro azioni fatte in gruppo, quindi ancora più timorosi, caratterizzati da un forte spirito maschilista e sessista, incentivato e tollerato dalle dinamiche di branco che sono quelle descritte in maniera più intensa dalle donne coinvolte.
Sulle prime, l’Associazione Nazionale Alpini ha silenziato le testimonianze e bollato i comportamenti come quelli di scimmiottatori di alpini, con cappelli farlocchi che nulla hanno a che vedere col corpo che si festeggiava nell’adunata per la sua storia e la sua attività nel tempo, mettendo a tacere le voci che sempre più insistentemente hanno cominciato a circolare sul web.
Non una di meno di Rimini ha messo a disposizione assistenza legale e uno sportello d’ascolto per tutte le donne che si sono ritrovate a vivere l’esperienza dell’adunata e così, in brevissimo tempo sono scattate denunce e raccolto ben 500 testimonianze di fatti descritti come molestie, violenze, abusi…qui non si tratta del fischio con cui si grida ad una donna di essere bella o si chiede attenzione, fermo restando lo sconforto di assistere tuttora a comportamenti di tal guisa…ma di veri e propri palpeggiamenti, molestie verbali e fisiche alla ricerca di un vero e proprio approccio con le sventurate di qualsiasi età, alcune giovanissime, in età adolescenziale, un linguaggio violento e oltraggioso che spingeva il forzato complimento in offesa…insomma un’atmosfera goliardica che ha fatto divertire solo una parte dei partecipanti alla festa.
Al fiorire delle denunce, il presidente degli Alpini, resosi conto del grande errore di valutazione espresso nelle sue parole, che sembravano sostenere e spalleggiare i molestatori, ha fatto dietrofront prendendo le distanze da quanto accaduto con l’auspicio che tramite la magistratura, le denunce delle donne coinvolte e le associazioni in campo, possa raggiungersi la verità e anche l’identificazione – molto complessa, considerato che le denunce sono contro ignoti e riuscire ad individuare i responsabili è tutt’altro che agevole – dei colpevoli.
E finalmente, dopo ben tre giorni di interrogazioni parlamentari, testimonianze di donne che escono come funghi, salotti tv impegnati a parlare dello scandalo della manifestazione che da riunione “eroica” si è trasformata in una riunione “erotica” con un ritrovo di imbecilli molestatori, gli Alpini hanno espresso solidarietà con le vittime di azioni, gesti e parole offensive, oltraggiose e moleste in violazione ai diritti fondamentali della libertà e della dignità delle persone.
La politica, da par suo, che decideva proprio in questi giorni, di rinvenire un unico giorno di festa comune a tutte le forze armate e riconosceva il pregio e il prestigio del ruolo degli alpini nell’ambito delle istituzioni di sicurezza italiane, è dovuta scappare dall’imbarazzo e al suo interno, ha vissuto la doppia anima di voci di condanna subitanee, voci di dissenso e voci di ambiguità del credo, non credo…
Il problema è che ancora oggi, nonostante tutto, nonostante la sensibilizzazione, nonostante se ne parli incessantemente, mettere insieme uomini surriscaldati dagli ormoni con la tenacia e la spinta del gruppo può rivelarsi pericoloso e dare adito a comportamenti incontrollabili e osceni che forse ciascuno singolarmente non porrebbe in atto, ma che in gruppo non solo lo scellerato si sente forte, ma si sente più gagliardo…un pò come la virilità espressa da Bossi 30 anni fa…
Oggi tutto questo non ha senso e non fa nemmeno sorridere, indigna perchè la commemorazione degli alpini doveva essere un momento di riflessione per esaltare tutto il buono che il corpo armato fa in termini di dedizione al bene pubblico, gli alpini nel nord Italia, in particolare, durante i primi mesi della pandemia, hanno aiutato centinaia di persone ponendosi al loro servizio e affrontando il rischio che in sè portava l’allora poco conosciuto coronavirus.
Oggi, però, alla luce delle migliaia di denunce che stanno pervenendo, tutto questo rischia di finire nel dimenticatoio con una condanna unanime a chi dovrebbe rappresentare il bene del paese e, invece, ne diviene onta, fonte di vergogna e disonore.
Peraltro, alle parole della rappresentante degli alpini riminese, che l’episodio avvenuto sulla riviera romagnola, resterebbe, per fortuna, un caso isolato…il web si è scatenato ulteriormente, dando voce alle migliaia di donne, giovani, ragazze che hanno raccontato valanghe di casi simili nelle manifestazioni degli alpini succedutisi negli anni fin dal lontano 1980!
Segno di una consuetudine conosciuta e riconosciuta come modalità di azione nel raduno!
Insomma, allora, non un caso isolato da demonizzare, ma uno dei tanti verificatisi negli anni che ha aperto il vaso di Pandora di un modo goliardico di festeggiare anacronistico e non più tollerato…è proprio questo che è cambiato…non il modo di festeggiare evidentemente, rimasto pressochè identico a se stesso dai tempi addietro, bensì il modo di partecipare ai festeggiamenti da vittime, spettatrici di uno spettacolo indegno che le donne non sopportano e tollerano più e che per questo, hanno utilizzato l’unica arma a loro disposizione, hanno preso la parola, raccontato, testimoniato e denunciato!