”Abbiamo iniziato a discutere. Mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccicoso. Voleva andare avanti, si stava creando nuove relazioni, si stava sentendo con un altro ragazzo. Ho urlato che non era giusto, che avevo bisogno di lei, che mi sarei suicidato. È scesa dalla macchina gridando: Lasciami in pace”. Pochi minuti dopo le coltellate: “Mi ricordo che era rivolta all’insù verso di me. Si proteggeva con le braccia dove la stavo colpendo”.
Con queste parole, rivelate da una trasmissione tv, Filippo Turetta ha raccontato il femminicidio dell’ex compagna Giulia Cecchettin, uccisa con 75 fendenti la sera dell’11 novembre 2023 tra Vigonovo e la zona industriale di Fossò.
Giulia era ormai quasi a casa quando Filippo ha avuto ben chiara l’intenzione dell’amata di liberarsi di lui, di voler andare avanti da sola, di vivere una vita senza di lui.
E la laurea di lì a pochi giorni era la conferma di questa volontà di volare da sola, di guardare ad un futuro dove non c’era posto per Filippo, di respingerlo e rimproverarlo per la sua ossessione e la sua insistenza, decisa a camminare un percorso in cui sentirsi protagonista, pronta a vivere una nuova vita da donna adulta e indipendente.
Questa improvvisa e nuova consapevolezza lo ha completamente accecato e così la rincorsa in preda ad una folle rabbia con coltelli alla mano e la povera Giulia e’ crollata incredula di fronte a tanta inaudita crudeltà.
Nelle parole di Filippo l’ inquietudine della sconfitta, la disfatta di un no definitivo, una serata saltata nel peggiore dei modi nonostante i regali preparati nello zaino, tra cui il libro che sarà ritrovato accanto al corpo abbandonato, devastato dai colpi inferti della povera Giulia.
L’essenza del colloquio sta nella disarmante facilità con cui una relazione finita che sicuramente fa soffrire, fa disperare, fa piangere chi la subisce, diviene invece ira accecante con conseguenze da tragedia greca con la vittima completamente sopraffatta dall’egoismo spietato del carnefice.
Dopo aver ascoltato le parole di Turetta non esiste uno spazio di pietà né di comprensione…le storie d’amore possono finire e fanno male, molto male ma nessuno che ama, che dice di amare può arrogarsi il diritto di distruggere una vita altrui, di spezzare le ali dei suoi sogni, di interrompere bruscamente la sua dolce esistenza.
La storia di Giulia ha commosso l’Italia intera perché è una storia comune di persone comuni che ha avuto un epilogo insopportabile e ingiusto perché d’amore si soffre, ci si dispera, ci si abbandona ma mai nessuno può sentirsi autorizzato ad annullare l’altro in nome di un amore che non esiste e non è degno di definirsi tale.