L’ ormai consolidata deriva dello Stato russo verso atteggiamenti lesivi dei diritti civili assume, di giorno in giorno, toni sempre più preoccupanti.
Nonostante il silenzio degli organi di informazione sulle brutali pratiche adottate in Cecenia per “curare gli omosessuali” confinandoli addirittura in veri e propri lager, molti attivisti hanno iniziato una campagna concreta affinché venga fatta chiarezza su una situazione non certo tollerabile in uno Stato che tende ad allontanarsi sempre di più dai canoni occidentali, anzi da quei canoni che, al di là delle configurazioni geografico-sociali, andrebbero semplicemente catalogati sotto la dicitura “canoni umani”.
Yuri Guiana, leader dell’Associazione Radicale Certi Diritti, è stato fermato a Mosca mentre, insieme ad altri quattro attivisti dell’ONG All Out, consegnava una petizione recante firme da cittadini di tutto il mondo (circa due milioni) contro le persecuzioni omofobe in Cecenia.
Dopo essere stato prelevato dalle autorità e condotto in carcere insieme agli altri attivisti per una presunta convocazione di manifestazione non autorizzata, gli è stata comunicata l’espulsione ed è stato rimpatriato.
Abbiamo raggiunto telefonicamente il segretario di Certi Diritti, Leonardo Monaco, che ha dichiarato:
“Le autorità russe hanno agito come siamo abituati a vedere, reprimendo le manifestazioni non violente per i diritti umani. Loro stavano solo consegnando delle firme, non certo minando l’ordine pubblico. Però la Russia è comunque la Russia.
Siamo contenti che questa giornata travagliata si sia conclusa per il meglio.
Aspettiamo Yuri. Appena tornerà metteremo in campo una serie di iniziative che vogliamo portare avanti al Consiglio d’Europa e al Parlamento Europeo perché il dibattito su quanto sta accadendo in Cecenia e in Russia non cada nel vuoto”.
A noi non resta che aggiungere che attendiamo il rientro di Yuri, con gioia per la veloce conclusione della vicenda ma anche con un forte senso di rabbia.
Che la Russia reprima ogni tentativo di far valere la verità e la tutela dei diritti umani è un atteggiamento inaccettabile, tantomeno da un Paese considerato “amico”.
Se l’Europa, geografica e politica, è la terra dei diritti, la Russia se ne esclude automaticamente, confinandosi in un autoritarismo arretrato e sprezzante di ogni diritto umano.