Tra il 1975 e il 1995, un’ombra oscura si allungò sulle strade di Denver e dei suoi sobborghi. Un predatore spietato, soprannominato il “Denver Prostitute Killer”, seminò morte e terrore, strappando via la vita di almeno 17 giovani donne e ragazze. Le sue vittime, spesso ai margini della società, autostoppiste in cerca di un passaggio o prostitute in attesa del prossimo cliente, divennero pedine in un macabro gioco la cui fine sembrava non arrivare mai.
Per anni, ogni ritrovamento di un corpo senza vita gettò un velo di paura sulla comunità. Giovani donne, tra i 15 e i 25 anni, svanivano nel nulla per poi essere ritrovate, troppo spesso, senza vita nella desolazione della campagna che costeggiava l’Interstate 70. Un modus operandi agghiacciante accomunava questi orrori: le vittime venivano brutalmente picchiate e strangolate, i loro corpi abbandonati in pose che trasudavano disprezzo e umiliazione.
Karolyn Walker: La Forza Spezzata
Tra le vittime che incarnano la ferocia di questo assassino seriale c’è Karolyn Walker, una diciottenne scomparsa il 4 luglio 1987 dopo un incontro con il fidanzato. La sua sorte fu terribile: rapita, violentata e strangolata. Nonostante la sua notevole forza fisica, frutto di anni di nuoto e ginnastica, Karolyn non ebbe scampo. La polizia, nonostante le indagini serrate, non riuscì a trovare prove o testimoni che potessero inchiodare il suo carnefice.
Un Macabro Rituale: Autostop, Bar e la Lunga Ombra della I-70
Il profilo delle vittime era inquietantemente simile: giovani donne che si affidavano all’autostop, frequentavano bar o fast food, e molte di loro si prostituivano per sopravvivere. L’Interstate 70 divenne un lugubre teatro dei suoi crimini, il luogo dove i corpi martoriati venivano scaricati, testimoni silenziosi di una brutalità inaudita.
Kimberly Jean Grabin, 17 anni, prostituta, fu trovata violentata e strangolata vicino alla I-70 nell’agosto del 1979. Stephanie Ann Bauman, appena quindicenne, scomparve nell’ottobre del 1980 mentre faceva l’autostop per tornare a casa. Il suo corpo nudo, martoriato e torturato, fu ritrovato in un burrone alla periferia di Denver. L’ipotermia, tra la vegetazione gelida, pose fine alla sua giovane vita. Donna Wayne, diciottenne, svanì nel luglio del 1986 dopo una serata in un bar con le amiche. Il suo corpo riaffiorò un mese dopo nei pressi di Aurora.
Anni di Mistero e un’Identità Sfuggente
Per anni, l’identità del “Denver Prostitute Killer” rimase avvolta nel mistero. Lo stato avanzato di decomposizione di molti corpi rendeva impossibile isolare impronte digitali o tracce biologiche significative. Un residente locale, all’epoca dei primi omicidi un trentenne che conosceva bene la zona, fu considerato un sospettato, ma non venne mai formalmente accusato. In due occasioni, testimoni descrissero un uomo bianco di mezza età come possibile responsabile.
La Svolta del DNA: Billy Edwin Reid nell’Obiettivo
La svolta nelle indagini arrivò nel 2005, grazie ai progressi nella tecnologia del DNA. Il profilo genetico isolato su alcune scene del crimine portò gli inquirenti a Billy Edwin Reid, un uomo di 52 anni già dietro le sbarre per gli omicidi del 1989 di Lannell Williams e Lisa Kelly, crimini per i quali fu condannato all’ergastolo.
Reid divenne il principale sospettato per molti degli omicidi attribuiti al “Denver Prostitute Killer”, ma nonostante i forti sospetti, non furono trovate prove sufficienti per incriminarlo per gli altri delitti.
Un’Altra Ombra: Il Nome di Vincent Groves
Un altro nome emerse nelle oscure cronache di Denver: Vincent Groves. Quest’uomo, legato a diversi omicidi avvenuti nella stessa zona quasi due decenni dopo la presunta fine dell’attività del “Prostitute Killer”, fu indicato dal Dipartimento di Polizia di Denver come un possibile responsabile di oltre 20 omicidi di giovani donne.
Un’Eredità di Paura e Domande Senza Risposta
Il “Denver Prostitute Killer” rimane una cicatrice indelebile nella storia criminale americana. Sebbene Billy Edwin Reid sia stato identificato come il sospettato più probabile grazie al DNA, molti degli omicidi che terrorizzarono Denver per vent’anni rimangono ufficialmente irrisolti. Le famiglie delle vittime continuano a vivere con il peso del lutto e la frustrazione di non aver mai ottenuto giustizia completa. L’ombra del “Killer di Prostitute” aleggia ancora sulla città, un macabro promemoria di un’epoca di paura e di un predatore che, forse, non ha ancora rivelato tutti i suoi segreti.