Trama: Una fulminante raccolta di racconti sul mondo di oggi, sulle donne che lo abitano e che devono barcamenarsi tra lavori precari, sconfitte emotive, cambiamenti imprevedibili e molte incertezze.
Negli angoli oscuri dell’esistenza, tra la provincia e la città, le ciclopi si imbattono in lavori saltuari e mal pagati, amori finiti e altri mai cominciati, visioni spettrali e apparizioni fantastiche.
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Recensione: Devo ammettere che la sinossi è un po’ fuorviante, nel senso che ci presenta il libro come l’ennesimo lavoro basato sulla situazione precaria della donna. Mi aspettavo i soliti piagnistei, che per carità, sicuramente costruiti su basi solide, ma che ormai abbiamo letto e riletto in tutte le salse.
Assolutamente non è così. Si parla di donne, certamente, ma senza chiedere commozione, senza dipingerle come delle “poverette” schiave del sistema maschilista.
Il titolo del libro riprende quello di un racconto in cui la protagonista si rende conto di essere una ciclope, non nel senso mostruoso del temine, ma perché ha sempre usato uno sguardo ristretto, un solo occhio, per guardare alla vita.
Sono racconti scritti benissimo, in pochissime pagine Manuela Piemonte riesce a tracciare vite diverse, spaccati in cui ci si può riconoscere. Il suo stile asciutto è un piacere: nessun giro di parole, si va dritti al punto avendo uno sguardo a 360° sull’universo femminile.
Non si tratta di storie felici, tutt’altro, sono storie dove la gaiezza si allontana dalla protagonista sempre di più, avvengono incidenti, sfuggono le redini, ma il risultato non è angosciante, proietta verso la consapevolezza della realtà.
Quattordici storie, lucide, realistiche assolutamente da leggere.
Manuela Piemonte vive e lavora a Milano, dove è nata nel 1978. Traduce romanzi dall’inglese e dallo spagnolo, scrive per il cinema, promuove la lettura nelle biblioteche. I suoi racconti sono apparsi su Giallo Mondadori, Linus, Subway e la rivista letteraria “Storie”. Il suo romanzo Le Amazzoni (Rizzoli 2021), finalista al premio AcquiStoria, ha vinto il premio Kilhgren-Malvasi ed è stato tradotto in Francia, Olanda e Portogallo.