Sarà il caldo forte ma qualcosa in questa estate strana non torna.
L’estate per gli adolescenti era il momento dell’incontro con gli amici, le passeggiate all’aperto, il gelato, il falò sulla spiaggia a guardar le stelle, la comitiva che canta a squarciagola i tormentoni vacanzieri coi loro ritornelli, i tuffi dalle scogliere, le abbuffate in famiglia, la scoperta delle bellezze naturalistiche e paesaggistiche, le spiagge o la montagna, i concerti all’aria aperta e ora, Invece?
Senza voler generalizzare ma la realtà ci consegna ragazzi annoiati, immersi con la testa e i pensieri in telefonini ultratecnologici in preda ad uno scorrimento isterico del dito su uno schermo ricco di immagini e balletti.
E così in questo scorcio di agosto avviliscono le notizie di ragazzi anche minorenni che stuprano ragazze o bambine, e non si fermano qui, le filmano forse anche a scopo di lucro!
Com’è possibile?
Come è possibile che al falò di ferragosto una ragazza che beve e si sente male mentre è’ svenuta viene a sua insaputa perché incosciente, non assistita e aiutata, no, viene ripresa da uno smartphone nelle sue parti intime che, cadendo, erano divenute visibili, tra risate e schiamazzi di chi la circondava incuranti di quello che succedeva.
Il problema non è solo aver trascurato una amica che si è sentita poco bene dopo aver bevuto qualche alcolico ( sugli alcolici facili poi ci sarebbe da intervenire perché i ragazzi oggi ne fanno davvero un larghissimo consumo), ma avere sollecitamente condiviso con i propri followers la sua fragilità e la sua caduta mentre era assolutamente indifesa e inconsapevole. E così una vita travolta dal passaparola di un video imbarazzante e intimo!
La sconvolgente superficialità e facilità con cui i ragazzi condividono di tutto anche di ciò che sarebbe proibito sui social come se fosse l’unica vetrina sul mondo è destabilizzante.
I social sono l’unico aggancio con la realtà in un mondo fatto di finzioni (nessuno rappresenta davvero se stesso sui social ma solo la parte che crede migliore e più forte di se’), di messa in mostra delle proprie vite (che demistificano la verità delle loro esistenza) e di messa in atto di comportamenti al limite del legale solo per mettersi in mostra e dire al mondo “io ci sono”. Allora di cosa meravigliarsi se un ragazzo “normale” violenta una coetanea insieme ad un branco di amici, la riprende e vende il prodotto della violenza carnale perche la carne è carne…una frase di altri tempi che sembravano svaniti e invece ahimè sono lì, ancora forti negli stereotipi, pregiudizi e falsità.
La vetrina dei social diventa così la realtà parallela da vivere, l’unica per cui valga la pena vivere ed esistere, mostrarsi e vantarsi, anche di sciocchezze che possono rovinare la vita …
Manca una cultura dell’educazione al rispetto dell’altro, se vediamo a quello che sta succedendo coi femminicidi e in generale con la violenza sulle donne.
Manca la cultura dell’accettazione dell’altro, a presidente dal colore della pelle, della bandiera , dell’ideologia politica. La carne è carne e’ divenuta bersaglio dell’ hashtag “ io non sono carne” ad opera di molti artisti che stanno protestando contro lo stupro di Palermo. Io non sono carne che vuol dire che nessuno può sentirsi autorizzato a calpestare un altro essere umano, a prescindere dal suo genere.
Nessuna noia può giustificare un crimine, nessun post pandemia può giustificare la violenza, non ci sono scuse per compiere gesti di questa gravità…da parte sia dei responsabili delle azioni che da parte di chi è disposto ad acquistare prodotti video quasi fossero un porno.
Ma il porno è fatto da attori che scelgono di fare quel mestiere e fingono come un film richiede si faccia mentre nel caso di Palermo e in tanti casi la volontà della vittima è stata carpita con violenza e brutalmente violata nonostante le sue grida, le sue proteste, la sua mancanza di consenso
E perdipiu’ messa in mostra nella sua vulnerabilità più estrema sui social e con uno schiocco di dita arrivare ad essere visualizzata da milioni di persone.
La stessa protagonista ha fatto sentire la sua voce dopo che è stato indebitamente diffuso il suo nome- in barba ad ogni forma di rispetto della privacy- rimarcando che non se l’è cercata, che anche se faceva video di balletti su tiktok questo non significava alcun assenso a subire una violenza carnale, che anche se si vestiva in un certo modo o aveva più relazioni spontanee, nessuno poteva sentirsi autorizzato a farle del male…
Eppure le parole usate dai suoi violentatori sono barbare, insentibili, irripetibili e testimoniano la mentalità atavica dell’abuso e del sopruso di trattare una donna come un oggetto usa e getta.
Allora mi fanno sorridere i tentativi di favorire la parità di genere dicendo dottore o dottoressa, archeologo e archeologa, avvocato o avvocata…probabilmente si sta sbagliando bersaglio!
E ci mancava pure che ci vogliono togliere il principe azzurro dalle favole…una volta forse le favole ascoltate da bambini avevano un che di edulcorato sono d’accordo ma narravano del bene e del male e del principe e della principessa salvata dal principe buono, che per amore aveva superato ostacoli e pericoli..
Oggi nemmeno le principesse hanno diritto ad un principe…come possiamo accusare la nuova generazione se anziché vivere di favole, vive di pornografia e apparenze.
In luoghi così che non hanno più nulla di incantato, non esiste più la magia dell’amore, della favola, della poesia, non esiste più il principe azzurro è vero ma probabilmente è questo è più grave non esiste neppure la principessa se chi dovrebbe essere il principe quando la incontra si arroga il diritto di violentarla, ammazzarla, eliminarla, deriderla, brutalizzarla, mercificarla, annientarla…