Un sottile fil rouge lega le città di Napoli e New York, comune denominatore è il rapporto culturale ed artistico delle due metropoli, artisti del jet set internazionale giunti nel capoluogo campano nel decennio del 1980 hanno influenzato le leve emergenti e hanno reso l’ antica “Neapolis” l’ epicentro dell’ arte contemporanea. E per celebrare i fasti del periodo newyorkese e napoletano una mostra interessante è stata allestita fino al 5 novembre 2017 nelle sale di Palazzo “Zevallos-Stigliano” in via Toledo a Napoli, sede della Banca Intesa-Sanpaolo, intitolata “Le mille luci di New York”, tratto dal titolo del romanzo “Bright Lights, Bright City” pubblicato nel 1984 da Jay Mclnerney. Artefici di questo stimolante taglio internazionale furono i galleristi Lucio Amelio, Lia Rumma, Morra e Trisorio che intuirono e “veicolarono” Napoli verso le nuove correnti artistiche.
Icona e guest star degli anni Ottanta è Andy Warhol che collaborerà con Lucio Amelio realizzando la serie “Vesuvius”, (Vesuvio) , considerato dall’ artista americano l’ immagine pop del paesaggio partenopeo e “Fate presto”, una serie di “headlines” che riprendevano il titolo del giornale “Il Mattino” inerente al terremoto dell’ Irpinia del 1980. Sono numerose le mostre e le incursioni degli artisti stranieri in Italia, a Napoli, a Roma e a Milano, Keith Haring è uno degli esponenti di spicco della cultura underground e della Street Art nelle metropolitane di New York, richiestissimo dai galleristi e dai critici passerà dal dipingere i muri e i vagoni della metro ai quadri esposti nelle gallerie e nei musei di tutto il mondo, tre sono le sue opere visibili in mostra, in cui è evidente l’ utilizzo delle immagini stilizzate e bidimensionali, colori vivaci e l’ uso della linea di contorno che circoscrive le figure. Della stessa matrice “suburbana”, dal graffitismo ad una pittura decisamente aulica, fino a sfociare nell’ Espressionismo, a Picasso e all’ Art Brut è l’ arte di Jean Michel Basquiat, amico di Warhol, il suo stile è basato su immagini, colori, segni, parole, elementi che compongono una armonia ritmica, è presente in mostra con la tela intitolata “Skull”. Amico di Basquiat, invece, è l’ artista e regista Julian Schnabel, famoso per le tele di grandi dimensioni, per i ritratti e per il design, eseguite con tecniche miste, sono visibili nel percorso espositivo due opere “Portrait of Gian Enzo Sperone” e “Fox Farm Painting XI” in cui mostra la sua passione per l’ energia materica e gestuale della pittura, affidando al colore il compito di trasmettere emozioni, una esperienza sensoriale che attinge dal neoespressionismo, da Pollock e dalla Transavanguardia, come regista, invece, realizzerà un film biografico sull’ amico Basquiat. In un periodo in cui New York è il centro culturale mondiale con i suoi artisti che “esportano” nuove influenze artistiche, emerge in terra partenopea l’ artista Francesco Clemente, esponente della Transavanguardia che riesce ad unire il linguaggio e le immagini del Sud Italia con uno stile decisamente più internazionale, volerà a New York dove realizzerà un affresco sul soffitto della discoteca Palladium e collaborerà con Andy Warhol e Basquiat alla realizzazione di un dipinto a “sei mani” commissionato da Bruno Bischofberger. Ben quattro sono le tele di Clemente in mostra che si trovano nell’ ultima sala dello storico edificio bancario, “Place of Power I”, e “Place of Power III”, pigmento su tela, un “Autoritratto” e “Up and Down”, tecnica mista su tela, in cui si evidenzia il carattere allucinatorio dei soggetti ritratti e alla percezione dei corpi informi in uno spazio non definito. Sedici opere che sintetizzano l’ evoluzione e il percorso artistico di autorevoli esponenti dell’ arte contemporanea, archetipi e fonte di ispirazione delle nuove generazioni.