In questa settimana, abbiamo assistito alla condanna all’ergastolo di Impagnatiello all’esito di un processo doloroso e faticoso per il racconto che portava e la volontà omicida che si è manifestata nella massima espressione del male portando via sotto una pioggia di feroci coltellate Giulia e il suo bambino ancora vivo in grembo quando è stata colpita.
E assistere al pianto disperato della mamma di Giulia, un pianto che voleva essere liberatorio ma era disperatissimo perché se il processo è finito, il dolore non lo sarà mai e soprattutto la percezione della famiglia, condivisa in assoluto, che nessuna condanna, nemmeno quella massima, come l’ergastolo, sia giusta, sia bastevole, sia in grado di considerare la vicenda chiusa.
La sensazione è che quando ci si trova di fronte a tanto dolore nulla sia adeguato! per quanto bisogna dire che la giustizia non poteva non applicare che la massima pena edittale perché il comportamento di Impagnatiello, prima durante e dopo la morte di Giulia e’stato purtroppo lucidamente spregevole e andava punito e relegato a vita in una cella, pur se la sua personalità è senza ombra di dubbio una personalità assolutamente disturbata e disturbante.
Ora fra qualche giorno sarà il turno della famiglia Cecchettin di ascoltare il verdetto dei giudici per il delitto commesso da Filippo Turetta il quale, molto probabilmente, andrà incontro alla medesima detenzione a vita perché a parte i futili motivi, c’è la questione della premeditazione che, alla luce del comportamento complessivo analizzato nel corso del dibattimento, difficilmente sarà negata, garantendo uno sconto di pena.
Non solo la lista preparata ma le azioni messe in atto da Filippo Turetta conducono univocamente alla massima condanna, malgrado le parole dell’arringa, difficili da accettare, della difesa che ha descritto il suo assistito come un qualsiasi ragazzo della sua età, malato sì di amore, ma non colpevole né di condotte di stalking né di premeditazione né soprattutto di aver intimorito Giulia che in quel weekend che precedeva la sua laurea uscì con lui probabilmente convinta di tenerlo a bada e dissuaderlo dai suoi propositi ossessivi.
Quell’ultimo appuntamento fu fatale, come in molte storie maledette da un amore perverso e malato.
A dimostrare la paura di Giulia o quantomeno la sua lucidissima perplessità sulla anomalia dei comportamenti di Pippo – come lei lo chiamava – e’ la stessa Giulia con la trascrizione nel suo diario dei 15 motivi per cui si era determinata a lasciare il fidanzato, soprattutto con lo scopo di convincere se stessa che la scelta era quella giusta e che l’amore di Filippo non lo era più.
E’ un elenco doloroso, ma che andrebbe diffuso, letto, spiegato, interiorizzato da tutti coloro che vivono una relazione di amore complicata, dolorosa, sofferente, anomala perché potrebbe aiutare a capire cosa è l’amore e cosa non lo è…e soprattutto quando l’amore è puro e quando non lo è…quasi un alert per guardare con la giusta distanza la propria condizione e magari fuggire prima del peggio e salvarsi, cosa che entrambe le Giulia non hanno potuto fare, ma che – come testimoniano le parole sia della famiglia di Giulia Tramontano che la fondazione di Giulia Cecchettin attraverso il coraggio di suo padre – potrebbero, se diffuse e ascoltate, contribuire a salvare altre donne avvolte in questa mattanza senza fine di crudeltà e prepotenza.
Soprattutto i giovanissimi dovrebbero fare tesoro di questi messaggi perché se esiste qualcosa che ci può aiutare sono le parole… le parole sono la vera ancora di salvezza per tutti….
Parlare di cosa è amore e di cosa non lo è, di cosa si può fare e di cosa non è giusto in una relazione può aiutare a sedimentare consapevolezza del pericolo per le donne e, nello stesso tempo, può illuminare gli uomini sulle loro responsabilità e sulla necessità che una rivoluzione può esserci solo con il loro fondamentale contributo perché la violenza contro le donne esca definitivamente dalle pagine di cronaca della nostra epoca.
Le parole sono la vera forza che abbiamo per entrare in contatto con i ragazzi e non solo e invertire questo eccidio al femminile…ben vengano opere di sensibilizzazione delle scuole e delle famiglie per abbandonare le logiche de patriarcato e instaurare una nuova società anche se, quando volgiamo lo sguardo al mondo in questo momento, il traguardo sembra ancora troppo lontano, essendo la guerra la manifestazione di anti umanità per eccellenza dove non c’è spazio per far attecchire speranza e voglia di cambiamento.
Peraltro , le ultime rilevazioni statistiche fanno emergere una serie di dati allarmanti soprattutto nella fascia di età 14-18 anni per i quali controllare un cellulare, allontanare le proprie amicizie e isolarsi o attivare la geolocalizzazione non sono comportamenti da considerare a rischio messi in atto da un/una partner.
Nell’elenco di Giulia sembra di ritrovare comportamenti di un fidanzato geloso e premuroso, in realtà c’è l’accentuazione della volontà del controllo che si esprime nell’articolazione dei 15 punti di Giulia che riguardano lei nella sua totalità, investendo la sua sfera privata e intima come quella familiare oppure personale come le relazioni con le amiche o ancora attinente alla sua libertà come fare un viaggio da sola o semplicemente alla sua sfera riflessiva come prendere un autobus o fare due passi a piedi anziché in macchina con lui…insomma il reclamare il suo diritto di vivere la vita ad ampio respiro era continuamente spezzato e mal giudicato dal Turetta …
L’elenco di Giulia ci riporta coi piedi per terra e richiama comportamenti capricciosi, astiosi, autocommiseranti quasi che solo con il controllo assoluto delle azioni potesse controllarne la testa e condizionarne le scelte.
Ecco perché bisogna insistere con le parole perché penetrino dentro e divengano normalità.
E Giulia nella sua normalità quotidiana di una ragazza ventenne piena di vita e pronta a laurearsi per dare una svolta al suo futuro è rivoluzionaria per la sua presa di coscienza e per aver donato a tutti noi una chiara guida per capire quando e di fronte a quali segnali di allarme scappare da una relazione pericolosa.
1) «Abbiamo litigato per il fatto che non lo avessi fatto venire al compleanno della Elena (la sorella di Giulia, ndr)»
2) «Ha sostenuto più volte fosse mio dovere aiutarlo a studiare».
3) «Si lamentava quando mettevo meno cuori del solito».
4) «Necessitava di messaggi molte volte al giorno».
5) «Ha idee strane riguardo al farsi giustizia da soli per i tradimenti, alla tortura, robe così».
6) «Quando lui ha voglia tu non puoi non averne se no diventa insistente».
7) «Non accetta le mie uscite con la Bea e la Kiki».
8) «Non accetterebbe mai una vacanza mia in solitaria con maschi nel gruppo».
9) «Tendenzialmente i tuoi spazi non esistono».
10) «Lui deve sapere tutto, anche quello che dici di lui alle tue amiche e allo psicologo».
11) «Durante le litigate dice cattiverie pesanti e quando l’ho lasciato mi ha minacciato solo per farmi cambiare idea…».
12) «C’è stato un periodo in cui dopo esserci detti “Buonanotte” mi mandava sticker finché non vedeva che non ricevevo più messaggi per controllare che fossi davvero andata a dormire».
13) «Tutto quello che gli dici per lui è una promessa e prova a vincolarti così».
14) «Prendeva come un affronto il fatto che volessi tornare a casa prendendo l’autobus alla fermata più vicina e non in stazione».
15) «Una volta si è arrabbiato perché scesa dall’autobus volevo fare 5 minuti a piedi da sola mentre lui era da un’altra parte senza aspettarlo».