Marianna Mammone, classe 2000, nata e cresciuta a San Michele di Serino, un paesino in provincia di Avellino ha segnato con il suo intervento il concertone del primo maggio.
Nel suo breve monologo ha ripercorso la sofferenza che ha vissuto fin da ragazza quando veniva bersagliata per il suo aspetto fisico. La cantante ricorda infatti di aver scritto il suo primo brano a 13 anni dopo che alcuni ragazzini le avevano lanciato delle pietre prendendola in giro per il suo aspetto fisico.
Eppure le sue parole non raccontano con livore il suo dolore anzi dimostrano quanto certe ferite possano trasformarsi in forza e consapevolezza, che è il suo intento rivelato e condiviso.
Anche quando da ragazzina bullizzata si è presentata all’ONU al Palazzo di Vetro della Grande Mela dinanzi a 2000 ragazzi di 16 e 17 anni per portare la sua testimonianza contro i bulli, parlando di body shaming e bullismo, dimostrando di essere diventata, malgrado le discriminazioni subite, un’artista a tutto tondo che vanta sempre più risultati di successo con collaborazioni artistiche importanti, calcando i palchi più importanti, come quello di Sanremo e non solo.
I suoi brani parlano di questa sua scelta di schierarsi contro le ingiustizie e le discriminazioni, come il brano-manifesto “La rabbia non ti basta” con cui ha evidenziato come convertire sempre l’odio e il rancore in energia e positività . A tal proposito queste le sue dichiarazioni: «Quando il mondo ti odia e le persone ti odiano, la prima risposta è l’odio: odiavo il mondo, odiavo gli altri, odiavo me stessa. – nelle sue interviste ha dichiarato in più occasioni – Nei miei primi testi c’era tantissimo rancore, pensavo all’autolesionismo, al suicidio, sfogavo la rabbia su me stessa. Ma poi ho capito che le energie negative vanno trasformate in positive, che gli altri ti giudicano anche in base a come ti senti, a come ti presenti, in base alla proiezione che hai di te stessa. Per questo oggi dico che “la rabbia non ti basta”».
Nel discorso alle Nazioni Unite come quello del 1^ maggio lei ha parlato di quanto sia stato difficile crescere in quel corpo ma che ha imparato a convivere con le difficoltà e con la sua storia personale, nessuno ha il diritto di insultare o annichilire l’essenza di un altro essere umano ecco perché parlare ai ragazzi con il loro linguaggio e usando i loro mezzi di comunicazione, come la musica, sono la formula vincente di questa fortissima ragazza campana che non smette mai di stupire per talento, simpatia irriverente e energia positiva.
E non stanca della sua battaglia BigMama ha scelto di usare il palco del Concertone del Primo Maggio proprio come ulteriore testimonianza contro l’odio social parlando negli occhi direttamente agli haters. «Io non ce la faccio più. Nell’ultimo periodo c’è tantissimo odio. Tantissimo. Parlerò dell’argomento dell’hating, di tutti quelli che si sentono liberi di commentare negativamente quello che fai», ha cominciato sul palco l’artista. «Sta diventando tutto troppo esagerato. Io mi chiedo: perché vi parte questo sadismo, che magari arriva dall’insoddisfazione?».
Il suo corpo è sempre più bersaglio di giudizi feroci da parte degli odiatori seriali , e lei non si risparmia, accusando alcuni di loro che hanno l’età dei genitori di essere i primi a prenderla di mira sui social e di vergognarsi per essere così impietosi nei confronti di una ragazza che ha una sua storia fatta di dolore anche nel rapporto col proprio corpo.
Eppure BigMama non usa parole violente, risponde a tutto questo odio con intelligenza e consapevolezza : «Se non vi piaccio io cambiate canale; se non vi piace il mio corpo fate in modo di non diventare mai come me; se non vi piace quello che dico, bloccatemi: ma fateci vivere. Che ne sapete della mia storia?». E qui nonostante tutto permette a tutti di entrare nella sua intimità e nel suo dolore dicendo : «Il mio corpo mi ha tolto tanto, mi ha fatto soffrire, a vent’anni mi ha fatto chiudere in ospedale per la chemioterapia. Io lo perdono, perché non lo potete perdonare voi?».
E ancora: «Non ho mai chiesto a nessuno di essere come me, non ho mai detto che essere come me è bello», ha così chiuso il suo intervento dicendo: «Anche a livello lavorativo, c’è chi ti considera pigra e inutile. Quello che dico a voi intelligenti, a livello di empatia: quando vedete questi commenti, guardate la faccia di queste persone che insultano e ditevi: meno male che io non sono così».
Insomma un discorso che dovrebbero ascoltare tutti grandi e piccini, uomini e donne, adulti e adolescenti, per capire davvero le profondità del dolore che non sempre sono conosciute.
Big Mama – non ne aveva bisogno – ha dimostrato ancora una volta di essere molto meglio di chi la giudica, molto più forte nel momento in cui affronta a volto scoperto senza vergogna né remore i suoi nemici invisibili, rivelandosi molto generosa perché aver aperto il cuore malgrado l’odio di cui è circondata è stato un gesto di grande altruismo e di grande umanità, quella che dovrebbero imparare ad avere tutti coloro che si avvicinano a lei e alla sua musica anteponendo sempre all’odio quello spirito di rispetto e solidarietà che sono state la cima del suo intervento.
Chapeau Big Mama che sei stata davvero Big di cuore e fonte di ispirazione per tanti, insegnando cosa vuol dire essere un esempio e dimostrarlo nei fatti mettendoci la faccia, il corpo e il proprio dolore.