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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Arte

LETICIA BURGOS E LA “MATERIA SIGNIFICANTE” A NAPOLI

Luca Del Core
Luca Del Core 3 anni fa
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6 Min Lettura
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In Linguistica, anziché di parola, si parla di segno linguistico. Ferdinand de Saussure divide questo segno in due parti: il termine significante costituisce l’aspetto materiale, ne è l’immagine acustica o visiva, l’oggetto che designa, semplificando, si può dire che il significante è la parola che viene pronunciata o scritta. Il significato, invece, costituisce il contenuto concettuale e l’idea che la nostra mente associa ad un determinato significante. Queste nozioni sono uno spunto di riflessione non soltanto per docenti e studenti, ma anche per gli artisti. Un approccio molto interessante è quello proposto nella mostra “Leticia Burgos e la materia significante”, allestita nelle sale della Andrea Nuovo Home Gallery a Napoli, curata da Vega de Martini e da Fernanda Garcia Marino, fino al 17 aprile 2020.

Leticia Burgos (1958), nata a Buenos Aires, in Argentina, autodidatta e consapevole della propria passione per il disegno e le diverse tecniche di stampa, incentra la sua produzione su fogli di carta che produce in maniera artigianale, definendo così ogni volta un pezzo unico e originale, irripetibile. In ciascuna opera emergono forme e contenuti visuali e tattili, che l’artista stessa elabora a metà, tra il contemporaneo e le tecniche tradizionali della stampa. Sono 21 opere (litografie, xilografie e acqueforti) create per esigenza interiore di esprimere quel desiderio di raccontare, attraverso la trama, un universo figurativo e armonico definito dalla realtà: dalla questione sociale e dal quotidiano. L’artista, per rafforzare la relazione tra la vita e la natura, prima di realizzare ciascuna opera, avvia un processo di selezione a partire dalla scelta della pianta prestando molta attenzione all’ambiente, senza distruggere la catena molecolare delle fibre della pianta stessa.

In serie regata –“Vele”, sei vele nere e oro, sostenute da sottili giunchi, come alberi di imbarcazioni leggere e veloci, si stagliano su un fondo cartaceo, dove una serie confusa di lettere  d’oro si compone talvolta a formare parole: viento, movimiento, espacio, amor, sinfonia de passion ,  tutte hanno a che fare con l’idea di energia. La barca in movimento è indice di un viaggio che stiamo percorrendo attraverso le nostre emozioni, e le acque sono la metafora della vitalità del nostro stato d’animo e dei sentimenti che ci spingono verso l’orizzonte. All’interno della composizione le vele sono caratterizzate da elementi in oro, un metallo malleabile, nobile di colore giallo-lucente. Nel Medioevo veniva usato per rappresentare il non reale, utilizzato come sfondo, in quanto considerato simbolo. Il pittore manifestava l’idea di qualcosa di distante e di irraggiungibile, come ad esempio Cristo giudicante nei mosaici di epoca romanica; L’intento era di conferire un’aura di preziosità e raffinatezza che rimanda a una realtà superiore, da ammirare e adorare. La Burgos restituisce all’oro una valenza diversa da quella cristiana. Questo metallo è luce, energia e spiritualità, tipica delle culture dell’America pre e post colombiana, ed è protagonista della rappresentazione figurativa, non funge da semplice scenografia.

Serie regata- “Vele”.

Una creatività incessante contraddistingue le opere della Burgos: crea la forma, ma anche la materia significante di cui è costituita la sua opera. Nel rinnovamento del linguaggio visivo, molti artisti amano l’utilizzo della carta, o come materiale scultoreo o come supporto. Alcuni amano farla apparire per ciò che è realmente, esaltandola, intagliandola o creando lavorazioni a strati. Tecniche e approcci differenti: Origami, Kirigami, e Paper cutting. Ma ognuno di loro modella e si racconta attraverso il materiale prediletto. Per l’artista argentina la carta funge da supporto e si presenta sempre nuovo, al suo interno contiene una varietà di elementi materici. Le criptiche lettere  che talvolta  appaiono in calce  alle sue opere, rimandano visivamente ai dipinti surrealisti di Renè Magritte, ma con esiti diversi. Se per l’artista belga la pittura non ha a che fare con la realtà, ma con il pensiero, e per questo motivo essa può presentarci immagini che contraddicono le nostre aspettative percettive; nella Burgos, le parole sono dei moderni geroglifici che rievocano le antiche culture mediorientali. Esse sono una trasposizione contemporanea di un elemento arcaico.

In “Lo que se siente”, xilografia su carta artigianale giapponese, pigmenti e corda, si assiste ad una sovrapposizione fra “contenitore” (supporto cartaceo) e “contenuto” (gli elementi figurativi rimandano alle singole pagine di un antico codex). Le forme primitive che coprono l’intera superficie rievocano la creatività artistica della cultura ancestrale latino americana.

“Lo que se siente”.

Le opere della Burgos sono caratterizzate dalla riscoperta dell’artigianato, della manualità e delle materie naturali. Si tratta di un’arte dalle spiccate caratteristiche sociali al cui centro gravita la visione del popolo sudamericano e della sua storia. L’artista, attraverso la produzione di opere tipicamente estetiche, si adopera per creare dispositivi in grado di attivare la curiosità del fruitore trasformando l’oggetto d’arte in un luogo di dialogo, confronto e immedesimazione, dove assume centralità il processo, la scoperta della diversità e di un mondo nuovo. L’artista dichiara:

“E’ quella di scoprire, indagare e innovare il supporto come elemento fondamentale dell’espressione dell’opera e la sua continuità nella stampa, nel disegno o nel tipo di linguaggio creativo da usare”.  “Quando osservo un’opera completata, al suo interno vedo la pianta trasformata che vive dentro”.

“Tempestad”

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Luca Del Core Mar 9, 2020
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Pubblicato da Luca Del Core
Ha scritto per alcune riviste di settore, tra cui "Arskey Magazine" e per alcune delle quali è ancora redattore, "Artslife" e "Art a part of cult(ure)". L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è. (Paul Klee)
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