Il 15 aprile del 1967 moriva Totò. Ovviamente, ogniqualvolta si decida di parlare del Genio napoletano, data la vastità della sua figura, non è mai semplice, e pure noi di Senza Linea, infatti, quando abbiamo trattato l’argomento per la rubrica Figli di Napoli, abbiamo piuttosto preferito cercare l’ausilio delle parole dei grandi, ovvero di tre grandi registi che hanno avuto il privilegio di lavorare con il principe. (qui il link: “Sulla grandezza di Totò: le parole dei grandi”)
Oggi, però, vogliamo cogliere l’occasione per raccontare, invece, un episodio particolare legato alla vita personale dell’attore e che, molto probabilmente, ha segnato in maniera indelebile la sua personalità. A partire da ieri, 11 aprile, verrà presentato, difatti, in diversi festival ed eventi, un cortometraggio, per la regia di Emanuele Pellechia, dal titolo LILIANA. Il film narra, non a caso, dell’incontro e dell’amore tormentato tra il giovane Totò, interpretato da Umberto Del Prete, e Liliana Castagnola, interpretata, a sua volta, da Ambra Hermin. Ebbene, per quanti ancora non la conoscessero, Liliana Castagnola, pseudonimo di Eugenia Castagnola, attrice e ballerina genovese di raro fascino, fu un’amante dell’artista napoletano, conosciuto proprio a Napoli nel 1929, la quale, proprio per lui, si tolse la vita. Ella era stata scritturata, in quell’anno, al Teatro Santa Lucia e, trovandosi in città, volle assistere, incuriosita, ad uno spettacolo del comico presso il Teatro Odeon. Tra i due nacque subito uno scambio epistolare, e poi una frequentazione e un’ardente passione. Tuttavia, l’aurea da femme fatale, tremendamente seducente, della Castagnola – che in qualità di chanteuse si era distinta in tutta Europa, anche per episodi di cronaca legati ai suoi amori turbolenti – continuava ad attrare le attenzioni di diversi ammiratori, le quali suscitavano antipatie e gelosie in Totò. In aggiunta, anch’ella non mancava di essere eccessivamente gelosa e così, tra equivoci e fraintendimenti, quando il napoletano decise di allontanarsi, rifiutando pure la sua proposta di gestire una compagnia insieme, la donna cadde in uno stato di profonda depressione che la condusse all’estremo gesto.
All’età di soli 34 anni, nella sua camera d’albergo, Liliana si avvelenò con il veronal. Inizialmente si parlò di un eccessivo dosaggio di sonniferi, che l’attrice era solita prendere, ma poi fu chiaro a tutti che si trattò di un suicidio. Accanto al suo corpo furono infatti ritrovati dei biglietti per il suo Antonio, i quali riportavano il seguente testo:
« Antonio,
potrai dare a mia sorella Gina tutta la roba che lascio in questa pensione. Meglio che se la goda lei, anziché chi mai mi ha voluto bene. Perché non sei voluto venire a salutarmi per l’ultima volta? Scortese, omaccio! Mi hai fatto felice o infelice? Non so. In questo momento mi trema la mano… Ah, se mi fossi vicino! Mi salveresti, è vero? Antonio, sono calma come non mai. Grazie del sorriso che hai saputo dare alla mia vita grigia e disgraziata. Non guarderò più nessuno. Te l’ho giurato e mantengo. Stasera, rientrando, un gattaccio nero mi è passato dinnanzi. E, ora, mentre scrivo, un altro gatto nero, giù per la strada, miagola in continuazione. Che stupida coincidenza, è vero?… Addio. Lilia tua »
Appresa la notizia, Totò fu letteralmente scioccato e il peso della tragedia l’accompagnò per tutta la vita. Egli, invero, non solo decisee di far seppellire il corpo della Castagnola nella tomba di famiglia a Poggioreale ma, come tutti ben conoscono, diede persino il nome dell’attrice a sua figlia, avuta nel successivo rapporto con Diana Bandini Lucchesini Rogliani.
Per la ballerina, poi, il grande Principe della risata compose anche una breve poesia:
« È morta, se n’è ghiuta ‘n paraviso!
Pecchè nun porto ‘o llutto? Nun è cosa
rispongo ‘a gente e faccio ‘o pizzo a riso
ma dinto ‘o core è tutto n’ata cosa! »