By using this site, you agree to the Privacy Policy and Terms of Use.
Accept
Senza LineaSenza Linea
Aa
  • Home
  • Qui Napoli
    • Eventi
    • Storia & Curiosità
  • Sport
    • Calcio Napoli
  • Cucina
    • #Tengofame
  • Arte & Spettacolo
    • Musica
    • Arte
    • Cinema
    • Libri
    • Serie Tv
    • Teatro
  • Nerdangolo
    • CosPlay
    • Fumetti
    • Giochi e modellismo
    • Hi Tech
    • Animazione
    • Videogiochi
  • LGBT
  • La tana del Bianconiglio
  • Salute & Benessere
Cerca
Reading: L’Ombra del Diavolo sull’antenato del Rock.
Share
Aa
Senza LineaSenza Linea
  • Home
  • Qui Napoli
  • Sport
  • Cucina
  • Arte & Spettacolo
  • Nerdangolo
  • LGBT
  • La tana del Bianconiglio
  • Salute & Benessere
Cerca
  • Home
  • Qui Napoli
    • Eventi
    • Storia & Curiosità
  • Sport
    • Calcio Napoli
  • Cucina
    • #Tengofame
  • Arte & Spettacolo
    • Musica
    • Arte
    • Cinema
    • Libri
    • Serie Tv
    • Teatro
  • Nerdangolo
    • CosPlay
    • Fumetti
    • Giochi e modellismo
    • Hi Tech
    • Animazione
    • Videogiochi
  • LGBT
  • La tana del Bianconiglio
  • Salute & Benessere
Follow US
  • Disclaimer
  • Privacy
  • Buy This Theme!
  • Advertisement
  • Contact us
© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Musica

L’Ombra del Diavolo sull’antenato del Rock.

Redazione
Redazione 3 anni ago
Updated 2019/06/30 at 6:20 AM
Share
8 Min Lettura
SHARE

Sesso, droga e rock’n’roll. Quante volte l’avete sentito? Si, nell’immaginario collettivo è ancora vivissimo l’archetipo della rock star dannata, vittima (spesso in senso letterale) dei suoi eccessi e delle sue sregolatezze. Subito la mente corre al celeberrimo Club 27, una cerchia di icone rock accomunate dalla sorte infausta della morte all’età di 27 anni: Brian Jones, Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison e i più recenti Kurt Cobain e Amy Winehouse.

E quante volte, nei nostri viaggi, abbiamo toccato con mano l’origine negra del rock?

Se è vero che il frutto non casca mai lontano dall’albero, è proprio nella musica negra che dobbiamo andare a ricercare quella maledizione, quel rapporto morboso col peccato, quella consunzione dell’anima che sembra un tratto caratteristico della storia di questa musica.

Oggi ce ne andiamo nel Delta del Mississipi, che non è la foce vera e propria del fiume, ma un fazzoletto di terra creato dall’incrocio di due fiumi, lo Yazoo e il Mississipi.

A Robinsonville, una cinquantina di chilometri a sud di Memphis, la bolla di caldo riesce a liquefare la linea dell’orizzonte. Il cielo è cristallino e i batuffoli di cotone sono un tappeto bianco sulla pianura verde.

Nel Delta, tra la fine della guerra civile americana (1865) e gli anni ’20 del Novecento, si sono create condizioni economiche sociali e politiche particolari. Le spese le hanno fatte gli afroamericani, meglio chiamarli negri, che sono ancora oggi in condizioni di vita disastrose, al limite della sopportazione umana e della stessa sopravvivenza, anche se ormai siamo all’alba degli anni ’30.

Sembrerebbe non esserci nulla di tanto bello da venire a scoprire, eppure qui è maturato un sistema, un atteggiamento, una prassi esistenziale che permette ancora ai negri di sopravvivere: la traduzione musicale di questo atteggiamento si chiama Blues.

Il blues nasce bastardo da madre bastarda. I canti di lavoro dei neri su ritmi e melodie africane si erano già uniti agli inni religiosi degli immigrati europei durante il periodo della schiavitù, dando origine allo Spiritual, la prima forma musicale nera nata in America. A quei tempi, lo spiritual aveva avuto uno dei suoi catalizzatori nella dimensione collettiva. Una preghiera di una comunità intera, mossa dal bisogno di andare oltre la propria condizione terrena e cercare conforto in una dimensione, appunto, spirituale. Lo schema era quello di chiamata e risposta: ad una voce solista che improvvisa i versi risponde un coro su una struttura definita. Democrazia musicale dove ognuno poteva sentirsi parte della preghiera e di più, nella preghiera entravano le storie reali di chi le cantava.

Oggi il negro non è più schiavo, almeno sulla carta. Lo status sociale è diventato piuttosto quello del reietto: segregazione, povertà assoluta, feroci discriminazioni razziali e quasi totale assenza di scolarizzazione sono alcune tra le cose per cui, anche nei ’30 del Novecento, nascere negro non è conveniente, soprattutto qua al Sud. E non ho contato le simpatiche operazioni di pulizia etnica di quei simpaticoni incappucciati del Ku Klux Klan.

Per questo molti ex schiavi hanno deciso di tornare qui nel Delta a lavorare il cotone. Ora sono “mezzadri”, ma tutto l’interesse dei padroni bianchi sta nel limitare l’ascesa politica dei negri liberati. A tale scopo l’economia della piantagione si sta rivelando un sistema efficacissimo, una sorta di nuovo feudalesimo. Nulla, o molto poco, è cambiato.

Ecco che il Blues nasce e si configura non più come canto comunitario, ma come espressione dello smarrimento e della disperazione del singolo individuo, libero si, ma represso ed abbandonato da una società bianca che continua schiacciare qualsiasi pretesa di diritto. Il bluesman è solo, a rispondere al suo lamento nessun coro, solo un’armonica a bocca, un banjo o una chitarra a cui, nella migliore delle ipotesi, mancano solo un paio di corde.

Il Blues del Delta è sporco, sgraziato e molto lontano dalle orchestrine lanciate dalla discografia già da una decina di anni e che stanno dando un discreto successo alle prime interpreti di colore del genere come Ma Rainey e Bessie Smith.

È esattamente qui che il diavolo si è messo in attesa, tra queste campagne che pullulano di bettole cadenti dove si mangia, si beve del pessimo moonshine, si fuma, si balla, si sta con le donnine. Se gli incontri di preghiera erano il luogo degli spiritual, queste baracche a metà tra bar e bordelli (qua li chiamano Jukejoint) sono le chiese sconsacrate in cui muoveranno i loro passi Charley Patton, Son House, Skip James, Mississipi John Hurt e molti altri, fino al più grande di tutti, che è il motivo per cui mi sono spinto fin qui: Robert Johnson.

Non sono l’unico ad essere venuto ad ascoltare Robert. Tra le panche gira un bisbiglio. Il vecchio Tommy me lo conferma: “Rob è sempre stato una piccola schiappa, ricordo quando Son House tentava di fargli capire qualcosa della chitarra. Ma nulla, era davvero scarso. Non si è visto per un annetto qui. Sappiamo che sua moglie è morta partorendo. Ora torna e tutti dicono che canta e suona come nessuno. Dicono che abbia il blues. Non c’è altra spiegazione, s’è venduto l’anima al demonio per diventare cosi dannatamente bravo!”

Johnson in effetti è il prototipo del dannato di cui parlavamo all’inizio del racconto. Ama l’alcol e le donne, ha un carattere ombroso e non si impegna certo a far spegnere le voci sul suo conto. Un uomo che ha cambiato il suo modo di suonare l’ha incontrato davvero, è il bluesman Ike Zinnerman e sotto la sua guida ha studiato ferocemente, diventando un musicista professionista e superando in questo i suoi colleghi delle campagne del Delta. Robert ha viaggiato, studiato sui dischi, ascoltato le versioni cittadine del blues ed ha attinto al nascente jazz. Ascoltarlo è rendersi conto del passo in avanti che la cultura musicale nera sta facendo in questo periodo grazie ad un’ulteriore operazione di ibridazione.

Ne saranno dimostrazione i suoi dischi, che oggi sono considerati un passaggio fondamentale nel percorso di trasformazione del blues in rock.

Eppure l’ombra della disperazione, del peccato, e del demonio stesso striscia costante in tutta la sua produzione, non più di 29 incisioni, in cui spiccano grandi classici come Sweet Home Chicago e Cross Road Blues, ma anche titoli come Me and The Devil o If I Had Possession Over Judjment Day.

Il diavolo padre del blues, quindi nonno del rock. Solo stupide leggende.

Ah, dimenticavo. Robert Johnson morirà in circostanze misteriose tra pochi anni, nel 1938, forse avvelenato da un marito geloso. Indovinate a quanti anni?

Ventisette.

Please follow and like us:
fb-share-icon

Potrebbe piacerti anche

Giorgio Poi e Cristina Donà sono i primi artisti annunciati per la VI Edizione di FRANGENTI

“I BAMBINI DI SVEVIA” DI ROMINA CASAGRANDE. RECENSIONE

OSTEOPOROSI SINTOMI,CAUSE E TERAPIE

PREMIO STREGA: IN FINALE SETTE LIBRI

Fantasy Day 2022: – Premio Speciale Senzalinea – La consegna del premio offerto da Overload 101

Redazione Giu 30, 2019
Share this Article
Facebook TwitterEmail Stampa
Previous Article Accadde oggi: 22 anni fa, il primo capitolo di Harry Potter
Next Article L’intervista cosplay della settimana: Cannibal Emily

Ultime notizie

Venerdì 1 luglio, inaugurazione: al via la ventunesima edizione della rassegna “Brividi d’Estate 2022”
2 ore ago Redazione
Giorgio Poi e Cristina Donà sono i primi artisti annunciati per la VI Edizione di FRANGENTI
2 ore ago Redazione
LORELLA CUCCARINI, “LA PIÙ AMATA DAGLI ITALIANI”, TRA I PREMIATI DI MARATEALE 2022
2 ore ago Redazione
Grande successo della quattordicesima edizione di “Cenando sotto un Cielo Diverso”
2 ore ago Redazione
Campania Teatro Festival il progamma del 1 luglio
2 ore ago Redazione
Heartstopper recensione sulla prima stagione
2 ore ago Carlo Kik Ditto
“I BAMBINI DI SVEVIA” DI ROMINA CASAGRANDE. RECENSIONE
2 ore ago Cristiana Abbate
UBISOFT RIVELA I TALENTUOSI COMPOSITORI DELLA COLONNA SONORA DI MARIO + RABBIDS® SPARKS OF HOPE
10 ore ago Danilo Battista
Crossfire: Legion grandi aggiornamenti in-game e finali ESL
10 ore ago Danilo Battista
INIZIA IL CONTO ALLA ROVESCIA PER IL LANCIO DI STAR OCEAN THE DIVINE FORCE
10 ore ago Danilo Battista

You Might Also Like

Musica

Giorgio Poi e Cristina Donà sono i primi artisti annunciati per la VI Edizione di FRANGENTI

2 ore ago
Libri

“I BAMBINI DI SVEVIA” DI ROMINA CASAGRANDE. RECENSIONE

2 ore ago
Salute & Benessere

OSTEOPOROSI SINTOMI,CAUSE E TERAPIE

2 giorni ago
Libri

PREMIO STREGA: IN FINALE SETTE LIBRI

2 giorni ago
Senza LineaSenza Linea

© Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri

Questo sito utilizza cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca qui. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Accept Reject Read More
Privacy & Cookies Policy

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these cookies, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are as essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may have an effect on your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
ACCETTA E SALVA
Welcome Back!

Sign in to your account

Lost your password?