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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Giallo Senzalinea

L’Ombra di Seven Bridges Road: Il Terrore Invisibile della Contea di Edgecombe

Redazione
Redazione 1 mese fa
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11 Min Lettura
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Nelle placide e rurali contee di Edgecombe e Halifax, nella Carolina del Nord, un’ombra inquietante si allungava silenziosa, avvolgendo nel terrore una comunità già segnata dalla fragilità. Tra il 2005 e il 2010, dieci donne afroamericane svanirono nel nulla, lasciando dietro di sé solo un vuoto doloroso e una scia di domande senza risposta. Otto di loro furono ritrovate senza vita, spesso in luoghi isolati, trasformando la pittoresca Seven Bridges Road, nei pressi di Rocky Mount, in un sinistro palcoscenico di orrori. Un predatore invisibile, soprannominato “Il Serial Killer della Contea di Edgecombe” o, più sinistramente, “The Seven Bridges Killer”, aveva iniziato la sua macabra caccia.

Le vittime condividevano un tragico filo conduttore: erano donne ai margini, invisibili agli occhi di molti, che lottavano quotidianamente con la prostituzione e la dipendenza da sostanze stupefacenti. Questa vulnerabilità le aveva rese prede facili per un male in agguato, un’entità oscura che si muoveva nell’ombra, scegliendo le sue vittime con una precisione agghiacciante.

La prima tessera di questo puzzle di morte fu posata il 30 maggio 2005, quando Melody Wiggins, una giovane donna di 29 anni residente a Rocky Mount, fu dichiarata scomparsa. Il suo corpo martoriato riapparve appena tre giorni dopo, in una zona rurale della contea di Edgecombe. L’autopsia fu impietosa: Melody era stata brutalmente accoltellata e colpita alla testa con un oggetto contundente, ferite che non le avevano lasciato scampo.

Il silenzio angosciante calò sulla comunità fino al gennaio 2007, quando Christine Mary Boone, 43 anni, svanì nel nulla. Le ricerche iniziali non portarono a nulla, alimentando la disperazione dei suoi cari. Solo dopo tre lunghi anni, nel marzo 2010, i suoi resti scheletrici emersero dalla terra, un macabro promemoria della ferocia in libertà.

La spirale di orrore continuò inesorabile. L’8 maggio 2007, Jackie Nikelia Thorpe si aggiunse alla lista delle scomparse. Il suo corpo, in avanzato stato di decomposizione, fu ritrovato nell’agosto dello stesso anno, nei pressi della famigerata Seven Bridges Road. Jackie fu la prima vittima a essere ritrovata in quel luogo, un presagio sinistro del legame che quella strada avrebbe avuto con l’orrore.

Il 17 giugno, Joyce Renee Durham, 46 anni, fu vista per l’ultima volta a Rocky Mount. A distanza di anni, il suo destino rimane avvolto nel mistero, un’anima perduta nel limbo delle vittime del serial killer, il cui corpo non è mai stato ritrovato.

Febbraio 2008 portò con sé la scomparsa di Ernestine Battle, una donna di 50 anni. I suoi resti scheletrici furono scoperti da un agricoltore nel marzo successivo, ancora una volta nei pressi di Seven Bridges Road. Le condizioni del corpo erano tali da rendere impossibile stabilire con certezza la causa della morte, aggiungendo un ulteriore velo di oscurità al caso.

Un anno dopo, il 5 febbraio 2009, Yolanda Rene Lancaster, 36 anni, si volatilizzò. I suoi resti furono ritrovati nel gennaio 2011, in una zona boscosa non lontano dalla strada maledetta, portando a cinque il numero di corpi rinvenuti in quel tratto isolato.

Circa una settimana dopo la scomparsa di Yolanda, il corpo di Elizabeth Jane Smallwood, 33 anni, fu scoperto in un campo da calcio a Rocky Mount. La sua storia era particolarmente tragica: i suoi legami familiari erano labili, rendendo incerta la data precisa della sua scomparsa. Tuttavia, lo stato del suo corpo suggeriva che fosse stata uccisa circa sei mesi prima del ritrovamento. Un’inquietante coincidenza emerse dalle indagini: Elizabeth era la sorella di Robert Smallwood, un altro serial killer.

Il 22 febbraio, Taraha Shenice Nicholson, 28 anni, scomparve nel nulla. Il suo corpo fu ritrovato il 7 marzo, ancora una volta nei pressi di Seven Bridges Road. L’autopsia rivelò una verità brutale: Taraha era stata strangolata a morte.

Aprile vide la scomparsa di Jarniece Latonya Hargrove, 31 anni. I suoi cari denunciarono immediatamente la sua assenza, ma le ricerche iniziali furono vane. Solo il 29 giugno, i suoi resti furono scoperti in una zona boscosa, a pochi metri dalla strada che sembrava attrarre la morte.

L’ultima vittima accertata fu Roberta Williams, 40 anni. Il suo corpo fu trovato il 27 marzo 2010 da un uomo a bordo di un quad, abbandonato sul ciglio della Seven Bridges Road. Le indagini sul suo omicidio portarono a una controversia con le forze dell’ordine, con i familiari che affermavano di aver precedentemente denunciato la sua scomparsa, affermazione smentita dalle autorità.

Nel corso delle indagini, una svolta sembrò profilarsi con il ritrovamento di tracce di sperma sul corpo di Taraha Nicholson. L’analisi del DNA collegò inequivocabilmente quel materiale biologico ad Antwan Pittman, un uomo con un passato criminale residente a Rocky Mount. All’inizio di settembre 2009, Pittman fu formalmente accusato dell’omicidio di Taraha Nicholson.

Antwan Pittman era nato a Rocky Mount nel 1978 e cresciuto da una madre single. La sua adolescenza fu segnata da una precoce inclinazione alla criminalità. Nel 1994, fu arrestato per il tentato stupro di una bambina di due anni. Grazie a un patteggiamento, si dichiarò colpevole di condotta oscena e fu rilasciato in libertà vigilata. La sua libertà vigilata fu costellata di violazioni, culminando in ulteriori arresti per furto, aggressione, resistenza all’arresto e somministrazione di alcolici a minori. Nel 2003, scontò una breve pena per aver omesso di registrarsi come molestatore sessuale durante una ricerca di lavoro. Nel 2004, fu condannato per guida in stato di ebbrezza. Nel 2007, fu arrestato per aver aggredito una prostituta nella stessa zona in cui le altre donne avevano trovato la morte.

Nella primavera del 2009, Pittman fu nuovamente arrestato per guida in stato di ebbrezza, ma rilasciato su cauzione. La sua mancata comparizione in tribunale lo rese un latitante, portando al suo arresto nella contea di Nash in agosto. Fu rinchiuso nel carcere della contea, dove presto si trovò accusato dell’omicidio di Taraha Nicholson.

Le prove circostanziali iniziarono a convergere su Pittman come potenziale responsabile degli altri omicidi. La sua familiarità con la zona di Seven Bridges Road era inquietante: da adolescente, aveva vissuto per diversi anni a casa dei nonni a Whitakers, a pochi chilometri dai luoghi in cui furono ritrovati i corpi di Nicholson, Williams, Thorpe, Battle e Hargrove. Prima del suo arresto, aveva vissuto a Rocky Mount per sei anni, in un’abitazione non distante dalla strada maledetta. Nel 2005, aveva risieduto brevemente vicino al campo da calcio dove fu ritrovato il corpo di Smallwood.

Nel 2006, Pittman aveva trascorso alcune settimane in una roulotte a Scotland Neck, non lontano dal luogo in cui, nel marzo 2010, sarebbe stato scoperto il cadavere di Christine Boone. Inoltre, un fatto agghiacciante emerse dalle indagini: Pittman era stato fermato dalla polizia stradale sulla Seven Bridges Road lo stesso giorno in cui Jarniece Hargrove scomparve misteriosamente. Fu trovato privo di sensi nella sua auto, con i pantaloni abbassati, e in seguito accusato di guida in stato di ebbrezza. Due mesi dopo, il corpo di Hargrove fu rinvenuto a soli 180 metri di distanza.

Al processo per l’omicidio di Taraha Nicholson, Pittman ammise di averla conosciuta e di aver avuto un rapporto sessuale con lei sei giorni prima del ritrovamento del suo corpo, negando però qualsiasi coinvolgimento nella sua morte. Nonostante la sua negazione, nel settembre 2011, Antwan Pittman fu dichiarato colpevole dell’omicidio di Taraha Nicholson e condannato all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionata.

Nonostante non sia mai stato formalmente accusato degli altri omicidi, i media e la polizia lo hanno ampiamente identificato come il principale sospettato. La logica era semplice e terribile: dopo il suo arresto, gli omicidi cessarono. Per le forze dell’ordine, il silenzio successivo al suo incarceramento parlava più di mille accuse.

Tuttavia, per le famiglie delle altre vittime, la giustizia rimaneva un miraggio. La mancanza di prove concrete che collegassero Pittman agli altri omicidi lasciava aperte ferite profonde e un senso di incompiuto. L’ombra di Seven Bridges Road continuava ad allungarsi, portando con sé il peso di vite spezzate e di un predatore che, pur dietro le sbarre, lasciava dietro di sé un’eco di terrore e di domande senza risposta.

Nel luglio 2012, una corsa motociclistica di beneficenza fu organizzata in memoria delle cinque donne ritrovate assassinate, un tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul caso delle nove donne sospettate di essere vittime del serial killer della contea di Edgecombe. Un gesto lodevole, ma che non poteva colmare il vuoto lasciato dalla perdita e dalla mancanza di una piena giustizia per tutte le vittime dell’ombra di Seven Bridges Road. La verità completa su chi abbia terrorizzato la contea di Edgecombe potrebbe non emergere mai completamente, lasciando per sempre una cicatrice indelebile nella storia criminale della Carolina del Nord.

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Redazione Mag 31, 2025
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