La Redazione di Senza Linea si stringe intorno alla famiglia del medico e scrittore Lucio Rufolo.
Post-premetto, tuttavia, che questo non è un articolo di taglio “giornalistico”; piuttosto, e spero vogliate perdonarmi, trattasi di un ultimo saluto a una persona eccezionale, di qualità sopraffine, che purtroppo c’ha lasciato. Vogliate quindi scusarmi il tenore dell’articolo, di certo non asetticamente vincolato al mero report della notizia, laddove connotato da un affetto sincero. Verso chi questo affetto se lo meritava.
Birichino è stato il cuore, peraltro grande, di quest’uomo che, attivissimo nei numerosi incontri culturali della nostra città, mescolava ironia, destrezza e sagacia a una umanità universalmente riconosciuta, e che facevano di lui una figura di assoluto riferimento nel panorama letterario.
Basta dare un’occhiata ai social per capire quanto affetto avesse disseminato durante la sua vita. Commenti da cui trasuda tutto lo sconfinato affetto per un uomo dalle peculiarità più uniche che rare. Un amico fraterno, un suggeritore, un consigliere.
Lucio non era mica uno come tanti. Una verve come ormai non se ne vedono più. Le sue parole come dolci pacche sulle spalle, le sue idee come balsamo per chi fosse alla ricerca dell’ispirazione o di spunti degni di nota.
E se non lo cercavi tu, per quanto ne sentissi il bisogno – e questo è il fatto realmente straordinario!, – era lui a cercare te; perché la sua sconfinata sensibilità, superiore di parecchi ordini di grandezza rispetto alla media lo aveva già, naturalmente, indirizzato verso di te, in tuo “soccorso”.
Originario di Contursi Terme, presso l’Ospedale Cardarelli era specialista in malattie dell’apparato respiratorio e dirigente al Reparto di pneumologia. Quel metro d’umanità di umanità di cui parlavamo prima se lo portava sempre anche sul luogo di lavoro. “Un medico come non ve n’erano più”, è un altro di quei commenti spassionati che riecheggiano ancora nell’aere del suo vissuto.
Da anni aveva cominciato a scrivere libri divertenti, intelligenti, di quelli che vorresti scrivere tu ma non ci riusciresti mai, e per la tal circostanza non provi invidia ma la più genuina ammirazione.
Il suo tono sferzante e contestualmente mai sopra le righe era di lampante genialità.
Ha partecipato, tra le altre, anche ad una serie di puntate radiofoniche in una trasmissione in onda su RadioDue chiamata “Musica di scorta”.
Insomma, Lucio Rufolo lascia un grande vuoto in tutti coloro che lo hanno conosciuto ed apprezzato.
Una delle frasi più ricorrenti che ho sentito ai vari incontri culturali a cui ha partecipato è “Dove c’è lui pare ci sia sempre il Sole”.
E chi scrive può confermare.
Un uomo che, con poche sillabe, sapeva spiegarti quanto il SORRISO preponesse a reale elemento fondativo di una società civile e, più in generale, di una comunità che deve tendere verso la giusta felicità, non verso lo sterile trastullo senza sostanza.
Perché senza il sorriso, tutto è più cupo, ogni sfumatura sfugge al controllo, ogni regola diventa manetta, ogni legge viene percepita come un vincolo senz’anima; perchè, senza sorriso, il colore di ogni cosa retrocede a vile contorno della cosa stessa.
Caro Lucio, buon viaggio.
E, se puoi, da dove sei ora, illumina con il tuo cuore, per quanto birichino fino all’ultimo, tutti coloro che ne hanno bisogno. Perché sei il primo a sapere che ne hanno davvero bisogno.
Può darsi che acquisiscano una piccola percentuale del tuo saper essere speciale.
E sai che c’è? Magari qualcuno riesce addirittura a diventare migliore di quel che è.
L’arricciatura positiva dei tuoi baffi resterà un riferimento in ogni momento di possibile mestizia.
Ciao, amico.
Ci mancherai davvero.