Il mondo delle infezioni è invisibile, ma al tempo stesso enorme e molto variegato; i microsopici organismi che lo compongono sono in grado di interagire e danneggiare creature complesse ed immensamente più grandi di loro, basti vedere quello che ha causato il piccolissimo SARS-CoV-2 al nostro pianeta. In genere questi piccoli organismi hanno bisogno di creature più grandi per essere trasportate e per infettare altre forme di vita, i trasportatori dei microorganismi possono essere vari come l’uomo, ma anche diversi animali. In alcuni casi i vettori possono essere degli animaletti altrettanto piccoli rispetto all’uomo, ma comunque immensi rispetto al microorganismo trasportato, un esempio è dato dagli insetti; basti pensare alla zanzara Anopheles in grado di provocare l’infezione della malaria, la quale rappresenta la seconda malattia infettiva al mondo per mortalità dopo la tubercolosi.
Un altro piccolo insetto in grado di traportare un organismo infettante, ma fortunatamente non così grave come la malaria, è la zecca. Sono diverse le infezioni provocate da questi insetti, concentriamoci su una in particolare: la Malattia di Lyme.
La malattia di Lyme è un’infezione trasmessa dalle zecche e causata dalla spirocheta Borrelia, le spirochete sono batteri caratterizzati da una particolare forma elicoidale. Questa patologia prende il suo nome da una città degli Stati Uniti d’America, per l’appunto Lyme nel Connecticut, dove scoppiò una pandemia nel 1976.
Purtroppo, la malattia di Lyme ha un decorso molto complesso, tale da renderne particolarmente difficoltosa la diagnosi ed anche il sospetto clinico. Una volta che la zecca punge l’uomo infettandolo, la Borrellia penetra attraverso la cute e dopo circa 3-30 giorni, migra nella porzione di cute intorno al sito della puntura e si diffonde per via linfatica, causando linfoadenopatia regionale; inoltre può anche diffondersi per via ematica contagiando altri organi e sedi cutanee.
La malattia di Lyme può essere caratterizzata da tre fasi
- Localizzata precoce
- Disseminata precoce
- Tardiva
Lo stadio precoce localizzato
Compare in circa il 75% dei pazienti infettati ed è caratterizzato dalla comparsa di una papula rossa nel sito del morso, tale esantema può presentarsi anche 30 giorni dopo la puntura. Purtroppo, di frequente, è lo stesso paziente a non essere in grado di riferire o ricordare se sia stato punto da qualche insetto. L’area interessata tende ad ingrandirsi e schiarirsi nella porzione compresa tra il centro e la periferia creando una sorta di anello. Senza trattamento, l’eritema migrante in genere svanisce entro 3-4 settimane.
Lo stadio precoce disseminato
I sintomi di malattia precoce disseminata iniziano giorni o settimane dopo la comparsa della lesione primitiva, quando il batterio si diffonde nell’organismo. Immediatamente dopo l’esordio, circa metà dei pazienti non trattati sviluppa lesioni multiple, generalmente lesioni della pelle anulari secondarie più piccole senza indurimento al centro. È possibile, inoltre, che si presentino sintomi sistemici tipo simil-influenzali, come spossatezza, brivido, febbre, cefalea, rigidità nucale, mialgia e artralgia che possono durare anche diverse settimane. Dato che i sintomi sono spesso aspecifici, la diagnosi viene frequentemente misconosciuta in particolare se non sono presenti segni caratteristici come l’eritema migrante. Sintomi più complessi e rari possono essere quelli neurologici come la meningoencefalite linfocitaria, neurite dei nervi cranici e neuropatie motorie/sensitive e cardiologici come blocco atrio-ventricolare (un’alterazione del ritmo cardiaco) e miopericardite.
La fase tardiva
La fase tardiva può presentarsi mesi o addirittura anni dopo l’infezione iniziale. L’artrite si sviluppa in circa il 60% dei pazienti nell’arco di diversi mesi, occasionalmente fino a 2 anni dall’esordio della malattia (definita dalla comparsa dell’eritema migrante). Per diversi anni ricorrono tipicamente episodi di tumefazione intermittente e dolore di alcune grandi articolazioni, in modo particolare delle ginocchia. Malessere, astenia e febbricola possono precedere o accompagnare gli attacchi artritici. In circa il 10% dei pazienti, il coinvolgimento del ginocchio è cronico (di durata ≥ 6 mesi).
Purtroppo, la diagnosi è complessa per il variabile quadro clinico e per i sintomi che possono perdurare anche anni dopo l’infezione. Il paziente potrebbe presentarsi al medico anni dopo la puntura e non ricordare il contatto con la zecca né se abbia mai presentato lesioni cutanee, questo rende complessa l’ipotesi diagnostica. In caso di sospetto si può procedere con test di conferma grazie a prelievi ematici o del liquido articolare ed eventuale biopsia delle lesioni cutanee se presenti.
Il trattamento deve essere prescritto da un medico esperto dopo un’accurata valutazione e prevede l’uso di antibiotici per eradicare l’infezione e la terapia per la gestione dei sintomi
Riferimento: Di Larry M. Bush, MD, FACP, Charles E. Schmidt College of Medicine, Florida Atlantic University; Maria T. Vazquez-Pertejo, MD, FACP, Wellington Regional Medical Center, MSD Manuals 2020