Sono giorni ricchi di tensione a Napoli, ogni sera ed in diversi quartieri della città manifestazioni, talvolta pacifiche, affollano le strade. In barba a tutte le disposizioni anti Covid, che oramai dovremmo conoscere a memoria, commercianti disperati si ammassano per le strade al grido di “Libertà” emulando una sorta di rivoluzione francese dei nostri tempi. Tutto è nato Venerdì sera, 23 Ottobre 2020, quando i commercianti napoletani, già non poco inaspriti dal coprifuoco che proprio da quella sera sarebbe stato obbligatorio rispettare, hanno riversato tutta la loro rabbia e frustrazione in una manifestazione violentissima, proseguita fino all’edificio della Regione Campania a Santa Lucia.
A dare il colpo di grazia era stata la consueta diretta Facebook del presedente regionale Vincenzo De Luca, che nel pomeriggio aveva preannunciato l’imminente chiusura in Campania di tutto per più di un mese, dichiarando quindi, e senza alcuna delicatezza nei modi, la prospettiva concreta di un lockdown improvviso e dovuto all’alto numero dei contagi registrato ormai quotidianamente in regione. Ed è così che persone di tutti i tipi, dai semplici commercianti a volti meno raccomandabili e mossi da chissà quale losco interesse al riguardo, sono state protagoniste di una rivolta ricca di aggressività perfino contro le forze dell’ordine che tentavano di mantenere il controllo della situazione. Dopo quella serata molte sono state le critiche, c’è stato chi con disprezzo ha guardato coloro che avevano manifestato e chi, invece, è riuscito a distinguere tra chi con calma aveva espresso il suo diritto a manifestare e chi invece aveva approfittato dell’evento in questione per sfogare la propria pochezza con atti di vandalismo.
Nei giorni a seguire ci sono state altre manifestazioni, tra cui quella in zona Vomero, fortunatamente più pacifiche; altre manifestazioni sono ancora in corso o in programma, a Napoli come anche in altre grandi città italiane. Cosa chiedono i commercianti? Ovviamente chiedono ristoro, e cioè: o essere messi in condizione di lavorare normalmente, senza limiti orari che potrebbero essere letali, come nel caso dell’attuale disposizione sulla chiusura anticipata di bar e ristoranti, oppure la possibilità di essere sostenuti economicamente dallo Stato. Alcuni avevano mosso la richiesta, ad esempio, di poter usufruire di agevolazioni economiche sugli affitti dei locali commerciali, sulle tasse e sulle utenze da pagare a fine mese. Quello che però non si è capito affatto, e lo dimostrano le manifestazioni ricche di odio nei confronti del governatore De Luca, è che quest’ultimo, coi suoi modi burberi, aveva provato a richiedere proprio questo al Governo centrale, con la provocazione di un imminente lockdown in Campania.
Dopo aver richiesto al Governo aiuti economici per le categorie a rischio, e dopo che questi gli sono stati negati, il presidente De Luca ha infatti fatto un passo indietro, e non perché debole o “buffone” come da molti è stato definito, ma perché consapevole che senza aiuti da parte del Governo non avrebbe potuto costringere al fallimento intere categorie di lavoratori. A dimostrazione di ciò basti pensare alla sua risposta contro il Governo e contro la subdola disposizione di quest’ultimo di anticipare il coprifuoco dalle ore 23.00 alle ore 18.00. Tale disposizione, infatti, sembra essere soltanto il contentino per dei lavoratori che con queste restrizioni orarie probabilmente falliranno ugualmente, ma senza poter pretendere né contare su sostegni economici da parte dello Stato. A tale anticipazione oraria del coprifuoco il presidente De Luca ha risposto che soltanto il lockdown potrebbe fermare una catena di contagi ormai fuori controllo in tutta Italia ed in particolar modo nelle regioni attualmente più colpite dal coronavirus, come è appunto la Campania.
Pertanto non ha senso negare il lockdown in Campania, negando di conseguenza di erogare fondi a sostegno dei lavoratori, per poi condannarli ugualmente al collasso, ma senza assumersene la piena responsabilità. A tale disposizione del Governo, quindi, il presidente della Regione Campania, che in origine aveva richiesto il lockdown generalizzato, ha risposto che a questo punto tanto valeva consentire ai ristoratori di lavorare fino alle 23.00. In conclusione si può dire che quello che da molti è stato visto superficialmente come un passo indietro, è stato invece l’ennesimo passo in avanti mosso dalla nostra Regione Campania.