Diego Armando Maradona è, da qualche giorno, cittadino della città di Napoli, un riconoscimento importante che viene conferito a chi ha dato lustro alla città pur non essendovi nato. L’epica maradoniana a Napoli è stata raccontata e sviscerata sotto ogni forma e punto di vista e scrivere del “Pibe de Oro”, della “Zurda Immortal”, della “Mano de Dios” è compito ingrato in quanto risulta troppo facile ricadere nella retorica o nella banalità. Facciamo un passo indietro di 33 anni e rendiamoci conto, fatte le debite proporzioni , senza entrare per nulla nei dettagli, dei termini economici, di strutture e di ricchezza del calcio italiano. Il Napoli che compra Diego (con mezzi leciti e illeciti che anche i bambini conoscono) è una squadra che ha chiuso il precedente campionato al tredicesimo posto, giusto un gradino sopra le squadre che salutano la massima serie. Chiudete gli occhi e immaginate, per assurdo o per gioco sia chiaro, che domani mattina la quart’ultima del campionato italiano acquisti Messi o Ronaldo. Questo è il punto di partenza della nostra analisi, il più grande di tutti i grandi che va a giocare in una modestissima squadra di serie a. Fatta questa premessa ripercorriamo, regalando qualche dato, la storia di Diego in maglia azzurra attraverso i dieci gol più importanti dell’argentino con la maglia azzurra sulle spalle. Sono 115 le reti complessive e sceglierne 10 è impossibile e allora mi limiterò a ricordare quelli che maggiore emozione hanno dato al sottoscritto.
Iniziamo dal primo, si gioca Napoli-Samp al San Paolo e il Pibe de Oro fa gol su rigore. Il primo di 30 gol dal dischetto realizzati dall’argentino. Nello stesso anno l’indimenticabile tripletta alla Lazio dalla quale estrapoliamo l’incredibile gol su corner: l’assurdità di quel gol sta nel fatto che la palla si insacca sul primo palo della porta difesa da Nando Orsi. Saranno 14 le marcature in campionato. Della stagione successiva esaminiamo tre autentici capolavori. Il primo è la punizione “a due in area” con la quale batte Tacconi nonostante una barriera sistemata a meno di cinque metri. A parere di chi scrive più che una giocata meramente calcistica si tratta di un autentico miracolo fisicamente inspiegabile. Della stessa stagione è lo splendido gol realizzato a San Siro contro l’Inter: assist di Giordano e Diego stoppa di petto e batte Zenga con un colpo al volo di rara bellezza, a fine stagione le realizzazioni dell’argentino saranno 11 ed è impossibile non ricordare la meravigliosa parabola da tre quarti campo con la quale impallinò il suo futuro compagno di squadra Giuliani. Nella stagione dello scudetto sono 10 i gol in campionato: l’autentico prodigio è quello realizzato contro il Milan in casa: su lancio di Giordano, Diego stoppa e dribbla Maldini e Nuciari senza lasciar cadere palla a terra: un gesto tecnico di bellezza assoluta. Indimenticabile anche il gol realizzato all’Olimpico contro la Roma: ancora assist di Giordano(sempre lui) e “Tiechite” controlla e batte Tancredi con classe ed eleganza infinite. Il primo gol europeo di Diego è su rigore, contro il Paok Salonicco, sarà l’inizio di una cavalcata irresistibile. Nell’anno dello scudetto “perso” contro il Milan resta nello sguardo di tutti i supporters azzurri la splendida punizione con la quale batte un sorpreso Walter Zenga. L’anno dopo un gol di testa al Milan da trenta metri apre la strada ad un rotondo 4-1 ai rossoneri. Nella stagione del secondo scudetto Diego è protagonista assoluto ma all’inizio della stagione un Maradona bizzoso torna a Napoli a campionato già iniziato: ci piace ricordare il gol, di testa, con il quale regalò ai suoi il pari contro la Cremonese: era un altro calcio e strappare un pari in provincia era impresa importante. L’ultimo, malinconico, anno di Diego in maglia azzurra regala la doppietta in Champions contro l’Ujpest Dozsa, il primo con una bellissima mezza rovesciata. L’ultimo gol, il 115esimo, dal dischetto e ancora contro la samp.
Riassumere in poche righe la storia di quei sette anni, i gol, la spasmodica attesa della domenica per vedere il Napoli è impossibile. Napoli e i napoletani non potranno mai dimenticare e la cittadinanza è atto giusto e tardivo. Ma i napoletani hanno finalmente capito che Diego rappresenta il passato: scarsa l’affluenza a Piazza Plebiscito, almeno rispetto alle attese e questo scarso riscontro è, a parere di chi scrive, la vera bella notizia: Napoli è pronta a rivivere una seconda epoca vincente, siamo pronti ad esplodere come quel diecimaggiomillenovecentottantasette (eh si, si scrive proprio così) e festeggiare il titolo dopo quasi trent’anni come solo qui sanno fare.