17.00 ore italiane del 25 novembre 2020 il mondo si ferma stranito e sconvolto, paralizzato dalla tremenda notizia dell’addio del Re del calcio: Diego Armando Maradona.
Un anno particolarmente difficile per la pandemia e non solo per i difficili addii a cui ci ha costretto: Gigi Proietti, tra gli ultimi, Sean Connery, Arabe de Palo ed altri immensi che ci hanno lasciato.
Ebbene, la morte di Maradona ha costretto le televisioni pubbliche e private, satellitari e non, a stravolgere i loro palinsesti e dedicare, forse anche un po’ affannosamente – chiamando ad intervenire anche giornalisti o personaggi non in grado di raccontare le gesta di Diego – intere ore al miglior “piede” della storia del calcio.
Nel fare zapping, si ritrova lo stesso copione di sempre…colpire Napoli nelle sue debolezze e fragilità e preferire alla narrazione della commemorazione la narrazione della velata polemica.
I sottontesi di diversi intervistati, alcuni dei quali lontani anni luce da Napoli e dal Napoli, nell’evidenziare le ripetute cadute di Diego, accennavano al substrato napoletano che avrebbe approfittato della debolezza di Maradona e ne avrebbe in qualche modo determinato le sorti, dimenticando (ahimè!) quello che ci racconta la storia ovvero che purtroppo Maradona lasciava il Barcellona proprio a causa dei suoi problemi di droga prima di arrivare nel ventre di Napoli.
Napoli ha accolto Diego e, non solo, lo ha eletto subito suo Dio con tutta l’eccentricita’ tipica del suo popolo e con tutta la generosità di chi ama accogliere. E Diego dal canto suo, con la sua storia di povertà, con i suoi sogni nel cassetto è partito per la sua avventura di vita o per la sua vita di avventura e quei sogni li ha realizzati anche per la capitale del Sud che lui tanto amava e nei cui confronti mostrava sempre gratitudine e vicinanza.
Eppure, tutto questo amore corrisposto e vero è stato maltrattato in tv con le immagini costantemente riproposte dinanzi allo stadio con l’elezione improvvisata di un altarino con tanto di lumini e lumicini di parte dei napoletani accusati di assembramenti non consentiti o tollerati in spregio alle norme anticovid che, commossi, si sono recati allo stadio, luogo sacro vissuto in estasi negli anni 84-91 con imprese mirabolanti e un talento inarrivabile.
Lo stesso talento di cui Diego é stato sì artefice ma anche carnefice di se stesso finendo a vivere una vita fitta e intensa, fatta di 1000 vite normali messe insieme, con frequentazioni ambigue e dissolute, in perenne salita e discesa.
Eppure oggi nel tentativo di riscattarlo dai torti subiti – basti per tutti il mondiale del ’94 – c’è qualcuno che alza il dito contro di lui e nello stesso tempo infanga il dolore di tantissime persone nel mondo provate e toccate nel profondo dalla sua morte…costretti a dire addio a quelle gioie…costretti a fare i conti con la perdita di uno di casa, un affetto di tutti, un caro che é volato via.
E se qualche giornalista si è accanito definendolo semplicemente un drogato e scorretto con le donne, qualcun altro ha provato a unire Napoli e Diego sotto il tetto della illegalità, anarchia, violazione delle regole, abbandono al vizio e alla scelleratezza, qualcuno ha criticato la volontà di riscattarlo ad ogni costo dopo la morte quasi mettendogli un’aureola immeritata per la vita condotta, qualcuna lo ha accusato di essere morto il giorno in cui é morto…quasi ce ne fosse data la possibilità di scelta!…altri, i più piangono disperatamente e silenziosamente per la sua improvvisa prematura morte.
E così mentre noi napoletani in particolare cercavamo costernati avviliti abbattuti di elaborare il lutto…di assorbire il colpo…di predisporci a salutare Diego – pur condannando gli assembramenti ove siano avvenuti – una parte della cronaca giornalistica misera e becera – per dirlo alla Mannoia – si soffermava sulle facezie e ha reso la notizia tragica della morte di Diego come un teatrino con tricchebalacche e la sceneggiata napoletana, denudando e ledendo la sofferenza di chi lo ha amato per il sogno realizzato insieme di vincere e per le emozioni che le sue azioni in campo regalavano.
E se anche Maradona sia stato un uomo dissoluto, vizioso, testardo, irrispettoso, non compete a noi il giudizio della sua vita e dei suoi errori che, peraltro, con grandissima franchezza lui stesso ha sempre ammesso e riconosciuto…accettandone le conseguenze.
E forse se i napoletani e, non solo, hanno amato tanto questo piccolo uomo é proprio perché ne abbiamo colto fragilità umane e piccole grandi debolezze. E perché, ora come allora, D10S ha incarnato non solo il bel…anzi meraviglioso gioco del calcio…ma perché ha riscattato un popolo di “terroni” contro le discrimazioni di un Nord superiore, ha regalato la gioia di illuminare anni bui di Napoli, di sentire vicini alla realizzazione di un sogno tutti gli ultimi che come lui provenivano dalla povertà e dalla periferia malfamata…
Peccato che anche in occasione della sua morte abbiamo dovuto assistere alle solite logiche discriminatorie, razziste, denigratorie e offensive come se la storia non esistesse, di un certo tipo di tv e di giornalismo, persecutorio col Sud e falsamente ipocrita quando un giornalismo serio e in grado di capire davvero chi era Diego e ciò che ha rappresentato per più della metà delle persone del globo, compreso il Papa che ha reso omaggio alla sua morte inviando un rosario e una preghiera alla sua famiglia, avrebbe fatto meglio a declinare l’invito dai salotti tv e tacere!