Chi segue con costanza le avventure dell’Indagatore dell’Incubo sa già molto bene che, da alcuni anni, i plot narrativi vengono condotti su tre diversi “piani temporali” che, sebbene siano in quasi totale antitesi tra loro, riescono molto bene a garantire il giusto rinnovamento della testata mantenendo il contatto con la tradizione e con le ambientazioni più familiari a chi da sempre frequenta Craven Road numero 7.
Così, sulla serie mensile regolare si dipanano storie in stretta continuity, specie negli ultimi mesi con il Ciclo della Meteora in pieno svolgimento, e nelle quali tanti aspetti si sono evoluti, dal pensionamento di Bloch all’avvento del nuovo ispettore Tyron Carpenter che ha rotto lo schema del Dylan quasi mai osteggiato da Scotland Yard, fino ad altri piccoli ritocchi che hanno attualizzato il nostro eroe.
Sorvoliamo per adesso, riservandoci di parlarne quanto prima, sulle storie ambientate nel futuro di Dylan ed ospitate sullo Speciale annuale, ma chi è saldamente ed affettivamente legato alle storie di una volta nelle quali nulla è cambiato e non esistono sconvolgimenti o sperimentazioni può trovare in edicola ogni 4 mesi il Maxi Dylan Dog Old Boy: 3 albi all’anno, moltiplicati per 3 storie, che fanno in tutto 9 avventure di stampo per così dire classico nelle quali è confortante rifugiarsi.
Il numero 35 di questa collana, pubblicato lo scorso 26 febbraio, non si sottrae a questo canone e ci offre tre racconti ben fatti, ben scritti, in definitiva dei buoni e solidi racconti per un intrattenimento di qualità.
“Tutto è perduto” vede Bloch messo in pericolo da un nemico proveniente dal passato, e chi può ingaggiare per proteggersi se non il caro Old Boy? Soggetto e sceneggiatura sono di Rita Porretto e Silvia Mericone, mentre ai pennelli troviamo Davide Furnò.
“Matrioska”, su soggetto e sceneggiatura di un abituale frequentatore delle storie dylaniate come Bruno Enna e con i disegni di un Luca Dell’Uomo come sempre poco avvezzo a fronzoli e vani virtuosismi, ci mostra Dylan sulle tracce di un serial killer particolarmente fantasioso nel trasformare le sue vittime proprio nel giocattolo russo dal quale è ossessionato.
Ultima menzione per “Sotto la montagna”, nella quale due mostri sacri come Piero Dall’Agnol e Luigi Siniscalchi hanno unito le forze (su testi di Giuseppe De Nardo) per mettere in piedi un’avvincente indagine, ai limiti dell’orrore, su una mostruosa creatura che si cela nel sottosuolo, al di sotto di una baita, ed in cerca di vendetta.
Oltre le storie è però d’obbligo per noi celebrare, dovete concedercelo, i due nuovi copertinisti di questa testata: a prendere il posto di Andrea Accardi sono i gemelli napoletani purosangue Raul e Gianluca Cestaro, da tempo nello staff Bonelli ed apprezzatissimi per le doti artistiche, basate su tratti molto dettagliati che tra le altre cose li hanno resi una delle colonne portanti di Tex, oltre ad aver realizzato due storie complete proprio per Dylan Dog, gli albi 331 “La Morte non basta” e 346 “…e cenere tornerai”.
Per questo debutto i gemelli Cestaro hanno confezionato un vero e proprio gioiello di copertina di stampo quasi espressionista e del tutto avulsa dal contenuto dell’albo “balenottero” di 292 pagine.
Per presentarsi ai lettori e mettere in chiaro la loro competenza in materia, ecco quindi un omaggio dai colori vividi e complementari nel quale hanno composto passato, presente e futuro di Dylan Dog, schierando alle sue spalle in ordine sparso l’Uomo Invisibile, Xabaras con i suoi morti viventi, la Morte “a-la-Bergman”, e l’inquietante Mater Morbi: a pieno titolo, tutti componenti del pantheon di incubi del nostro eroe, eccelsamente raffigurati.