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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Arte

Monaci e Comunità italo-greche nel Principato longobardo di Salerno

Redazione
Redazione 7 anni fa
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8 Min Lettura
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NELLE TERRE DEI PRINCIPI

Monaci e Comunità italogreche nel Principato longobardo di Salerno

Mostra documentaria

Inaugurazione 27 Ottobre 2018 Ore 10:00 – MidA 01 Pertosa

“Le terre dei Principi”, è così che vengono definiti i domini dei Longobardi del Sud nella Vita di s. Nilo da Rossano. Laconquista araba della Sicilia, iniziata nell’827 con i primi sbarchi di Saraceni nel trapanese, innescò un significativo flusso migratorio che si protrasse fin oltre la metà dell’XI secolo. Interi nuclei familiari abbandonarono l’isola e la Calabria meridionale spingendosi aNord per insediarsi nei territori dell’alto cosentino e nelle Valli del Sinni e dell’Agri, nella Basilicata occidentale, fino ad oltrepassare la frontiera che separava i domini bizantini da quelli longobardi, raggiungendo la Costiera amalfitana e la stessa Salerno, ma soprattutto occupando vasti comparti della Campania meridionale che allora costituiva il demanio dei Principi longobardi di Salerno.

Tra i migranti trovarono rifugio “nelle terre dei Principi” anche numerosi monaci che, in accordo con i signori locali, ricostruirono chiese abbandonate e fondarono monasteri, diventando punto di riferimento per le realtà locali e fungendo anche da attrattori per lo stanziamentodi altri migranti. Si assiste così all’incremento del popolamento, con la nascita spesso di nuovi insediamenti, eallo sviluppo della messa a coltura nel vasto comparto territoriale posto a Sud del Sele.

Sono proprio i racconti biografici di alcuni santi e monaci italo-grecia d’offrire un quadro molto suggestivo delle dinamiche di questo flusso migratorio, insieme alla documentazione d’archivio e alle evidenze storico-artistiche ed architettoniche sopravvissute. É attraverso l’analisi di queste testimonianze che la mostra racconta lo svolgimento di una migrazione e dei suoi esiti economici, sociali oltre che culturali e religiosi, nelle terre d’arrivo.La ricostruzione che gli studiosi sono stati in grado di offrire al pubblico è un viaggio nei territori di 85 Comuni della Calabria, della Basilicata e della Campania, tutti legati profondamente da questo momento storico e dalla condivisione della stessa matrice culturale e devozionale che ha prodotto e che ancora oggi si può riconoscere come fondamento nella costituzione del patrimonio identitario delle rispettive comunità. Ma è anche la trama di una Storia che non si trova nella manualistica corrente e che troppo spesso è stata relegata ad un ambito specialistico precludendone la fruizione al grande pubblico.

Negli intendimenti della Fondazione MIdA e dell’Assessorato per lo Sviluppo e la Promozione del Turismo della Regione Campania che ne hanno voluto la realizzazione, la Mostra vuole rispondere ad una esigenza profondamente sentita dagli abitanti delle cosiddette “Aree interne”, quella di recuperare la memoria del passato, di riscoprirne il significato prima di tutto comeeredità di un percorso esistenziale collettivo, lo stessoche ha creato il legame con il territorio d’origine e che si pone a presuppostoindispensabile del loro senso di appartenenza.

Per la prima volta, in un’unica sede, viene proposto, attraverso un suggestivo repertorio di immagini, un patrimonio storico, artistico e monumentale sconosciuto al grande pubblico.Cicli pittorici e lacerti di affreschi di antichi monasteri e chiese,come San Giovanni in Fonte nel Vallo di Diano, o Santa Maria di Pattano nel cuore del Cilento, Santa Maria della Sperlonga nella valle del Seleo San Nicola dei Greci a Scalea.Planimetrie, immagini zenitali, riprese dall’alto di droni,immergono lo spettatore nella dimensione spaziale di siti poco noti o del tutto sconosciuti, spiegandone il significato storicoe il ruolo sociale ed economico che hanno avuto nello sviluppo del territorio. La mostra documentaria propone anche la lettura di antiche pergamene redatte in lingua greca, i cui contenuti sono stati resi accessibili attraverso traduzioni e descrizioni sintetiche. Si tratta di testamenti, atti di compravendita, permute, donazioni ad enti religiosi … spaccati di quotidianità che riportano in vita le comunità greche insediate, nei secoli centrali del Medioevo, lungo la Valle del Tanagro. E ancora frammenti e riproduzioni di libri liturgici, di oggetti sacri, tavole che ricostruiscono, attraverso il censimento delle sottoscrizioni o dei relitti toponomastici, la diffusione e la distribuzione della presenza e della culturabizantine nella Lucania longobarda.

La mostra si compone di tre sezioni e 94 pannellie si avvale di un ampio spettro di produzioni multimediali. Lo spazio espositivo prevede anche la ricostruzione di due Grotte in grandezza naturale la cui finalità è riprodurre alcuni degli scenari più suggestivi che hanno fatto da sfondo alle vicende descritte nella mostra.

Nella prima sezione (La Migrazione e i suoi protagonisti) cinque tavole descrivono il fenomeno migratorio, concentrando l’attenzione sulle figure di alcuni monaci italo-greci che ne sono stati protagonisti e sulle realtà monastiche cui hanno dato vita.

La seconda sezione (Lucania monastica) è dedicata alla descrizione delle testimonianze materiali, storico-artistiche e architettoniche lasciate dall’insediamento di monaci italo-greci nei territori del Principato longobardo di Salerno.Tavole di ricostruzione evidenziano la diffusione e la capillarità delle fondazioni religiose, mettendone in risalto le diverse tipologie insediative e le peculiarità storico-artistiche.

La terza sezione (Le Comunità) è, invece, dedicata ai protagonisti laici, a quei contadini e artigiani che muovendo dalla Sicilia e dalla Calabria, trovarono ampie opportunità di inserimento nella Lucania longobarda.

Molti visitatori, compiuta la visita, non potranno non chiedersi quanto della vicenda che ha visto dipanarsi sotto i loro occhi sia ancora percettibile nello spazio abitato, nelle pratiche devozionali, nelle tradizioni popolari, nei riti e in quel patrimonio di conoscenze e di un sapere pratico trasmesso dalle generazioni passate. Quanto di quel sincretismo culturale prodotto oltre mille anni fa da una migrazione faccia ancora parte, se non ne è stato l’origine, del suo portato identitario.

 La finalità della Mostra è quella di illustrare lo svolgimento di un periodo storico, di contribuire a divulgarne la comprensione per costruire la base di una conoscenza diffusaecon essa dare forza ad una consapevolezza diffusa, presupposto indispensabile per rendere efficace ogni strategia di salvaguardia del patrimonio culturale e demoetnoantropologico di ogni comunità.

É per tale ragione cheil giorno dell’inaugurazione della mostra i rappresentanti degli 85 Comuni menzionati nell’ambito dell’evento espositivo saranno invitati a sottoscrivere un documento d’Intesa valido come manifestazione di interesse, per l’attuazione di progetti di valorizzazione e fruizione turistica su ampia scala a partire dalle tre Regioni Campania, Basilicata, Calabria, costruiti su collegamenti organizzativi e reti istituzionali in grado di creare un’offerta coerente, differenziata e strutturata in base alle diverse tipologie dei potenziali fruitori. La sottoscrizione costituirà anche il presupposto istituzionale per un confronto di più ampio respirosull’opportunità di creare modelli di gestione territorialerispondenti allespecificità di un’ampia area interregionale, contraddistinta davocazionalità rurali la cui comunanza è storicamente attestata.

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