Ogni tanto ne eleggeva una, a suo giudizio insindacabile e ne decideva la vita e morte ”su celluloide”. Andy Warhol, la superstar della superstar amava creare dal nulla delle star.
Il potere di nomina per cui tutti devono avere successo, anche solo per “quindici minuti”.
Andy pescava a piene mani tra le persone comuni, dalla strada, dal contesto LGBTQA+ ovunque intravedesse un talento o una “sorprendente normalità”, ragazzi e ragazze disadattati, con spesso problemi di droga, ma tutti con un carisma innato. Attori improvvisati nei suoi innumerevoli film underground, modelli dei dipinti, aiutanti nel suo lavoro o semplicemente personalità da ornamento nella sua Factory.
Una fucina di talenti brevi che arricchivano esclusivamente “ l’Andy mentore” oltre che il suo sconfinato ego.
Molti di loro dopo hanno tentato la carriera artistica, scritto libri o altro, e i pochi sopravvissuti sono ricordati solo per essere stati le Superstar di Andy.
Tra le tante ne ho scelte cinque, per altrettante monografie: Nico, Ultra Violet, Brigid Berlin, Candy Darling e Viva.
Una donna trans alla corte di re Andy. E, a quei tempi, nonostante la factory fosse già molto avanti sulla libertà espressiva e sentimentale, fu pur sempre un piccolo scandalo.
Candy nasce come James Lawrence Slattery nel 1945, a New York da una normalissima famiglia della middle class americana. Un bel bambino che amava i film americani e si identificava nelle dive dell’ epoca, lui in particolare adorava Kim Novak. Nella sua vita dovette affrontare ancora piccolo il divorzio dei genitori e l’affido alla madre. Candy ha sempre saputo di essere omosessuale, ed aveva già da ragazzino una passione per il travestitismo. Cosa che in parte lo aiutò a capire se stesso, un ragazzo che voleva essere una donna, e non solo travestirsi “da”.
Con gli abiti da donna iniziò ad assumere dei nomi femminili che suonavano come dei vezzeggiativi, tipo: Hope, “Hope Dahl” a “Candy Dahl” e poi a “Candy Cane fino all’ ultimo Candy Darling. Stranamente fu uno dei pochi casi in cui il nome “ d’arte” non fu scelto da Andy.
Candy stava facendo una vera transizione senza rendersene quasi conto, e iniziò ad abbandonare gli abiti di James per essere Candy sempre e comunque. Iniziò presto anche a farsi fare delle iniezioni di ormoni femminili.
L’incontro con Andy arrivò nel 1967 in un banalissimo club di New York. Andy capì subito il potenziale di questa creatura bella ed androgina e la ingaggiò per i suoi film. Andy scelse lei e Jackie Curtis per il suo film “Flesh” (1968), Ha interpretato un personaggio centrale in “Women in Revolt” (1971) di Warhol ed è apparsa in film indipendenti come “Brand X” (1970) e “Some of My Best Friends Are…” (1971), dove ha interpretato una vittima di trans-bashing. Ha calcato varie volte anche il palcoscenico teatrale inizialmente molto off-off tra cui l’ opera di Tennessee Williams per recitare nella sua opera “Small Craft Warnings”
Candy che recitava ruoli femminili ha fatto da apripista al movimento transessuale americano, fungendo da icona e donna libera da prendere da esempio. Su questo Andy ci aveva visto giusto. E non fu l’unico a cui ispirò dell’ arte. Lo stesso Lou Reed dei Velvet Underground gli dedicò due bellissime canzoni (per l’esattezza: Candy Says scritto in suo onore ed incluso nel terzo album del gruppo, e citata nel testo della celeberrima Walk on the Wild Side sul suo album solista del 1972 intitolato Transformer)
La carriera di Candy sarebbe durata a lungo, purtroppo nel 1974 ad appena 29 anni un linfoma se la portò via. Una delle sue ultime richieste è stata quella di cambiare legalmente il suo nome. Voleva assicurarsi che sulla sua lapide fosse scritto “Candy Darling”
Il segno lasciato nel mondo LGBTQA e nella cultura underground resta indelebile e la rese testimone dei cambiamenti culturali epocali in corso in quel momento. La leggendaria rivolta allo Stonewall ebbe luogo a pochi isolati da casa sua nell’estate del 1969.
Le notizie sono frammentarie riguardo la sua breve vita, però molto intrigante il volume della biografa Cynthia Carr dall’ eloquente titolo: Candy Darling: Dreamer, Icon, Superstar, esclusivamente in lingua inglese.