Metti insieme un artista americano e uno napoletano e vedi cosa succede. Partendo da questo presupposto, interessante e visivamente impattante è la mostra “Disturbances-Scompigli”, allestita negli spazi della dimora settecentesca “Villa Di Donato”, in piazza Sant’Eframo Vecchio a Napoli, fino al 18 aprile 2018. Organizzata dalla Galleria d’arte “Art 1307”, l’esposizione è curata da Cynthia Penna e ha come protagonisti, due artisti di caratura internazionale, Brad Howe e Amedeo Sanzone. E’ il termine minimalismo, l’elemento di congiunzione della creatività e produttività dell’artista californiano e quello napoletano, un “obiettivo comune” raggiunto nonostante le evidenti differenze culturali e geografiche. Osservando le opere di Brad Howe, sono eloquenti le influenze dell’arte cinetica e delle grandi sculture di Alexander Calder e della Pop Art americana del Novecento. Sono la forma e il colore ad invadere lo spazio espositivo, ad essere l’elemento caratterizzante della percezione visiva. L’artista di Los Angeles, realizza una serie di opere scultoree che interagiscono con l’ambiente, lavori tridimensionali in cui emergono, masse, colori e ombre. E’ una “grammatica visiva” che si allontana da una certa rigidità compositiva, l’obiettivo è di far emergere nel fruitore, attraverso il cromatismo, la componente emotiva dell’animo umano, dai colori primari, fino alle colorazioni tenui, nei rosa, nei verdi, e nei turchesi, attingendo anche alla tradizione rinascimentale veneta.
Amedeo Sanzone, è erede della tradizione pittorica napoletana e da quelle scene di paesaggio parte per un percorso personale che lo conduce, attraverso la scarnificazione e la sottrazione, verso un minimalismo totale. Cresciuto all’ombra delle famigerate Vele di Scampia, la sua ricerca va oltre il visibile, è di impronta pragmatica. E’ una “geometria emozionale”, razionale e irrazionale. Osservando le opere di Sanzone, l’acrilico e i cristalli Swaroski su lexan danno vita ad un universo infinito caratterizzato dal colore e da una luce riflettente. Un valore importante è attribuito alla colorazione della superficie di lexan, in cui l’artista, memore dell’insegnamento di Kandiskij, Leadbeater e Besant, esprime tutto il suo estro artistico.
Il dialogo tra i due artisti, se da una parte avviene attraverso lo spazio e il colore, dall’altro, sono accomunati anche per il contrasto, le superfici riflettenti e le superfici assorbenti, i colori pastello e i colori di forza. Nessun apparente legame tra le opere e gli stili dei creativi, ma un comune denominatore nella modifica dei materiali. Entrambi vogliono plasmare la materia e darle un nuovo significato, con l’obiettivo di innescare nell’osservatore una nuova percezione emotiva.