Again: 24 mesi dopo il trionfo dei Supereroi di Spalletti, il Napoli è di nuovo Campione d’Italia, per la quarta volta nella sua storia.
Che Antonio Conte fosse incapace di fallire era noto, e per fortuna ha trasmesso questa “cazzimma” ai suoi ragazzi, che con un punto di vantaggio sull’Inter alla vigilia degli ultimi 90 minuti di campionato, stavolta non hanno tremato, affrontando il Cagliari con la grinta e la determinazione delle giornate migliori.
Gli azzurri, guidati dalla carica di un “Maradona” gremito e commovente, hanno sfiorato ripetutamente il gol con Raspadori, Politano e Spinazzola, senza scomporsi anche alla notizia del vantaggio nerazzurro a Como, che per una ventina di minuti ha illuso i Campioni d’Italia…uscenti.
E’ arrivato al tramonto del primo tempo lo strepitoso gol scudetto, firmato dal giocatore eletto inevitabilmente MVP del campionato, ovvero Scott McTominay: la sforbiciata volante di “Big Mc” ha fatto letteralmente tremare lo stadio, che ha ruggito, esplodendo in un urlo liberatorio per il raggiungimento di un traguardo inseguito e meritato.
A inizio ripresa ci ha pensato l’altro grande protagonista della stagione, “Big Rom” Lukaku, a suggellare il titolo con un gol vecchia maniera: metà campo divorata su lancio lungo di Rrahmani, dribbling con sportellata a Mina, sinistro chirurgico alla sinistra di Sherri, e corsa ad abbracciare tutto la squadra e tutto il popolo azzurro, sventolando la maglia come il vessillo del trionfo.
Il resto è stato attesa del fischio finale, che ha scatenato una festa incontenibile, perché giustamente repressa fino all’ultimo: la passerella allo stadio, e il meraviglioso bagno di folla sul lungomare, sono le istantanee più belle di un successo epocale.
Non capitava infatti dai tempi del Grande Torino che una squadra estranea al “clan delle strisciate” vincesse due scudetti in tre anni, e questo la dice lunga sulla dimensione raggiunta dal Napoli, club in grado di ingaggiare top player dalla Premier League, di prendere il miglior allenatore per ripartire dalle macerie (e uno dei più bravi in assoluto), e di giocare con la maturità dei vincenti un finale di campionato punto a punto.
Al di là dei fisiologici difetti, come gli attacchi alla dirigenza, le carenze nella gestione dei cambi e del turnover, è sicuramente merito di Conte, della sua maniacale dedizione al lavoro e alla capacità di cementare il gruppo, se questa squadra è stata in grado di vincere, attraverso la “fatica” invocata a inizio anno dal proprio condottiero, e la tenacia nell’inseguire un sogno che sembrava irrealizzabile.
La permanenza del tecnico salentino conferma che il meglio deve ancora venire: le mosse che il club di De Laurentiis sta progettando, con un calcio mercato di altissimo profilo e la realizzazione del centro sportivo all’orizzonte, raccontano infatti di un sodalizio pronto a tornare protagonista in Europa, e a vincere…Again.