Un’ala dell’ex fabbrica Corradini è parzialmente crollata ieri pomeriggio a Napoli in via Innominata, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, nella periferia Est della città. Dalle informazioni raccolte dai Vigili del Fuoco, l’edificio di due piani era abbandonato da circa vent’anni ed era ormai utilizzato da persone senza fissa dimora. Sul posto c’erano i Carabinieri della compagnia Poggioreale e tre ambulanze. Subito sono state avviate le ricerche di eventuali dispersi, ma la possibilità che ci fossero vittime era per fortuna molto remota. Alcuni residenti della zona avevano segnalato la presenza di una coppia di clochard polacchi che usava la struttura come rifugio, ma le Unità cinofile e i sensori impiegati dai Vigili del Fuoco non hanno rilevato presenze umane sotto le macerie. Oltretutto pare che via Innominata non sia più negli itinerari settimanali delle Unità di strada che si si recano dove è segnalata la presenza di senza fissa dimora; a quanto rende noto l’assessore comunale alle Politiche sociali, Monica Buonanno, diversi mesi fa era stata attenzionata la presenza di senza fissa dimora, ma successivamente questi ultimi si sarebbero spostati nell’area di piazza Garibaldi. Si è poi quindi continuato a scavare con le pale meccaniche. Intanto la Polizia Municipale ha subito provveduto a mettere in sicurezza l’area, ma non si è resa necessaria la chiusura della strada vista la posizione della palazzina.
Storie drammatiche come questa ci inducono a pensare a quanto è tragica la vita di alcuni uomini e donne che vivono in strada; c’è chi l’ha scelto volutamente e chi invece non ha scelta a causa dell’eccessiva povertà. In entrambi i casi è davvero assurdo che, oltre ai servizi di mensa organizzati da associazioni di volontariato o nelle chiese, non ci siano aiuti concreti per queste persone, sia per chi è troppo povero da potersi permettere un tetto sulla testa sia per chi vive in strada per scelta, quasi sempre affetto da disturbi di tipo psichiatrico e che, quindi, andrebbe “salvato” ugualmente. Storie di povertà, di tossicodipendenza, di degrado. Storie che non possono passare inosservate. Gente che muore di freddo d’inverno o alla quale può crollare una palazzina addosso di notte, mentre dorme. E adesso che andiamo verso l’inverno, ancor più grave diventa l’abbandono sociale dei clochard che ogni anno, durante la stagione più fredda, talvolta muoiono mentre noi siamo al caldo nel nostro letto, nelle nostre comode case.
Quest’anno la prospettiva diventa ancora più angosciante, ed il prossimo mese di Novembre appare più grigio rispetto agli anni passati. Pare, infatti che si stia andando verso un secondo lockdown anche se probabilmente di breve durata e localizzato solo ad alcune regioni italiane, quelle attualmente più colpite dal Covid-19 tra cui prime fra tutte la Lombardia e la Campania. Luigi Di Maio, durante una diretta Facebook di qualche giorno fa, sembrava far riferimento proprio ad alcune decisioni drastiche che sarebbero adesso oggetto di discussione per il Governo centrale, specificando che l’Italia al momento è molto attenta alla politica europea. Considerando che sia in Francia che in Germania è in programma l’inizio di un mini lockdown, o “light” come viene definito dai media, è probabile che l’Italia si muoverà di pari passo con le decisioni prese dagli altri Paesi europei. Ma come faranno quelli che una casa non ce l’hanno? In Italia ci sono 50.724 senzatetto; vivono in strada, a volte nei servizi di accoglienza notturna. Mangiano nelle mense comunali oppure al bar e si lavano ogni tanto presso le docce comunali. La politica sembra non avere tempo adesso per pensare anche a loro, e così persone che già vivono ai margini della società adesso sono ancora più esposte al rischio di essere contagiati…e non godono certo di una salute particolarmente buona!