I criminali, diciamo, non paiono mai particolarmente avvezzi all’apprezzamento dell’Arte e di quello che è il nostro smisurato e vario patrimonio artistico. In realtà, però, qualcuno se ne interessa quando, prosaicamante, intravede la possibilità di poterne ricavare qualcosa in termini di profitto economico. Un esempio è il fenomeno internazionale della ricettazione dove, appunto, c’è chi acquista i beni di valore artistico illecitamente sottratti. Ed è proprio questa l’ipotesi che è stata profilata dagli inquirenti per quanto accaduto a Napoli negli scorsi giorni. Come riportato dalle cronache, la Polizia, infatti, ha ritrovato il “Salvator Mundi”, ovvero il prezioso dipinto di scuola leonardesca risalente al XV secolo, che era stato rubato dalla Basilica di San Domenico Maggiore. Il dipinto è stato rinvenuto, lo scorso sabato, in una camera di un appartamento di via Strada Provinciale delle Brecce e gli agenti della Squadra Mobile hanno sottoposto a fermo proprio per ricettazione il proprietario dell’appartamento, un uomo di 36 anni, il quale, in maniera poco credibile, ha affermato di averlo trovato a un mercatino dell’usato. Del furto non si sapeva nulla (neppure il priore ne era a conoscenza) e perciò non era stata effettuata nessuna denuncia. Il quadro, invero, era conservato in una sala chiusa al pubblico da diversi mesi per via del Covid e nessuno era andato a controllare. Pertanto, va espresso un sentito riconoscimento alla squadra mobile guidata da Alessandro Fabbrocini, la quale è riuscita a risolvere il caso prima ancora che venisse scoperto finanche dallo stesso custode del posto. Secondo quanto dichiarato alla stampa dal capo della Procura, chi ha preso l’opera voleva proprio quella e non è da escludere che si sia trattato di un furto su commissione da parte di una organizzazione dedita al commercio d’arte internazionale.
Così, un bene importante del patrimonio artistico, fortunatamente, è stato restituito alla città. Il “Salvator Mundi” fa parte di una collezione custodita presso il museo “Doma” e collocato nella cappella Muscettola da cui era stato rubato. Occorre specificare che esso è una copia del celebre dipinto di Leonardo – anche se gli studiosi discutono sulla paternità leonardesca dell’opera originale – di cui ne sono state fatte, appunto, alcune riproduzione nella stessa bottega del maestro agli inizi del ‘500. Sul sito web della basilica di San Domenico Maggiore la storia della copia rubata e ritrovata del presunto e costosissimo quadro di Leonardo (del valore di circa 450 milioni di dollari) viene ricostruita nei dettagli. Il dipinto venne realizzato presumibilmente tra il 1508 e il 1513 a Roma dall’allievo Leonardo Girolamo Alibrandi e poi venne portato a Napoli dal ricco signore Giovanni Antonio Muscettola per decorare la cappella di famiglia. La copia del “Salvator Mundi” appena ritrovata è infine stata anche di passaggio a Roma, in prestito per la mostra del 2019 “Leonardo a Roma”.