Il sogno è ancora vivo: il Napoli gioca con coraggio a San Siro, e pur uscendo battuto di misura nell’andata dei quarti di Champions, potrà giocarsi la qualificazione nel retour match in programma martedì prossimo al “Maradona”.
Gli azzurri, senza Osimhen, Simeone e con un Raspadori acciaccato in panchina, hanno affrontato la bolgia del “Meazza” con il piglio della grande squadra, sfiorando immediatamente il vantaggio con Kvara, (salvataggio sulla linea di Krunic), impensierendo Maignan con Anguissa e Zielinski, e impedendo al Milan di fare gioco con un pressing asfissiante.
La squadra di Spalletti ha però pagato l’assenza di un bomber di razza, nonostante la buona prova di un volenteroso Elmas, e ha pagato a carissimo prezzo la scarsa malizia di Anguissa e soprattutto Mario Rui, incapaci di spendere un fallo rispettivamente su Leao e Brahim Diaz, bravi ad eludere la pressione avversaria e a far partire due micidiali contropiedi.
Se nel primo caso l’attaccante portoghese ha graziato Meret calciando a lato, nella seconda occasione il n. 10 rossonero, ripetendo la giocata fatta a Napoli 10 giorni prima, ha dato il là all’azione del gol decisivo, finalizzata da Bennacer con un sinistro secco che non ha lasciato scampo all’estremo difensore azzurro.

Il Napoli ha accusato il colpo nel finale di primo tempo, rischiando di subire il raddoppio con l’incornata di Kjaer da corner finita sulla traversa, ma è stato bravo a riordinare le idee ed a riprendere il controllo del match, in una ripresa nella quale i rossoneri non si sono più resi pericolosi.
Gli azzurri non si sono disuniti neanche dopo l’espulsione di Anguissa, ennesima perla di un arbitraggio quantomeno discutibile (il mancato giallo a Leao che distrugge una bandierina con un calcio è gravissimo), e anzi hanno sfiorato il pareggio in 10, con il colpo di testa di Olivera e soprattutto con il destro di Di Lorenzo su cui Maignan ha compiuto un autentico miracolo.
Più che per il risultato, i partenopei escono da San Siro rammaricati per le sicure assenze, nel ritorno, di Anguissa e soprattutto di Kim, autore di una prestazione sontuosa (Giroud non ha visto palla), ma fattosi ingenuamente ammonire per proteste: anche il coreano, come il camerunense, verrà squalificato in quanto era in diffida.
Spalletti però ritroverà Osimhen e, salvo ulteriori episodi di folle autolesionismo, il calore del pubblico, e può quindi guardare con ottimismo e fiducia alla gara di ritorno: i suoi ragazzi però devono tornare subito a concentrarsi sul campionato, visto che oggi (ore 18) a Fuorigrotta arriva un Verona affamato di punti salvezza.
Il tecnico di Certaldo potrebbe far giocare a “Air Victor” la mezz’ora finale per fargli ritrovare il ritmo partita, ma con l’ex di turno Simeone ancora out sarà uno tra Raspadori ed Elmas a partire titolare al centro dell’attacco, mentre Olivera e Politano potrebbero partire dall’inizio al posto di Mario Rui e Lozano.
Gli scaligeri hanno battuto gli azzurri a domicilio solo in 2 occasioni nei 29 precedenti giocati in Serie A, l’ultima delle quali addirittura 40 anni fa: il 2 Gennaio 1983 fu una doppietta di Pierino Fanna a decidere l’incontro, rendendo inutile il gol di Pellegrini.
L’Hellas è però riuscita a strappare un punto negli ultimi due match giocati al “Maradona”: dopo l’ormai celebre 1-1 del 23 Maggio 2021 che lasciò la squadra di Gattuso fuori dalla Champions all’ultima giornata, il 7 Novembre dello stesso anno è finita con il medesimo punteggio, con il vantaggio ospite firmato proprio da Simeone e il pareggio azzurro di Di Lorenzo.
L’ultima vittoria del Napoli porta la firma di Arek Milik, che il 19 Ottobre 2019 decise il match con una doppietta, regalando i 3 punti alla squadra allenata all’epoca da Ancelotti.
Non sarà facile tenere alta la concentrazione con un match così importante alle porte, ma conquistare i 3 punti contro i gialloblù vorrebbe dire davvero blindare la leadership in campionato e affrontare con maggiore serenità sia la gara col Milan che la delicata trasferta di Torino contro la Juventus, in programma la settimana prossima.
Prima di inseguire il sogno europeo, insomma, c’è quello, bellissimo, tricolore, da afferrare definitivamente.