Napoli squadra e città: dopo la batosta di Verona, squadra e città hanno unito le forze, pilotate da un condottiero rude e capace fino ad arrivare alla vittoria finale con sacrificio e sofferenza. L’esplosione di gioia dei giorni scorsi, vissuta con correttezza e disciplina, nonostante notizie false e tendenziose corse sui social, è la risposta tutta napoletana al mondo intero del calcio e non – 10
Antonio Conte: hamma faticà, queste le sue prime parole in azzurro. E ha faticato e fatto faticare, puntando su una difesa a tenuta stagna e sulla solidità morale del gruppo. Non è stato tenero nei confronti di nessuno durante l’anno, a volte anche a ragione (vedi mercato di gennaio) come un buon padre sa fare. Lo scudetto è un trionfo che per sempre porterà il suo nome. Speriamo resti, se sceglierà di andare altrove, gli vorremo bene per sempre – 10
Aurelio De Laurentiis: dopo i marchiani errori dell’anno scorso, ha lasciato il campo ai protagonisti; campagna estive di enorme valore, non si lascia piegare nè ricattare a gennaio e, silenziosamente, si gode la sua creatura. Il miglior Presidente della storia di questo club, forse il migliore Presidente in Italia. Il sud è quasi sparito dalla cartina del calcio italiano, anche le prossime promozioni dalla b saranno appannaggio di squadre del nord; non capire questo aspetto vuol dire vivere in un altra dimensione – 10
Romelu Lukaku: non è più il Lukaku di qualche anno fa, spesso criticato anche da chi scrive: punto di riferimento in tutti i sensi, talvolta troppo statico, ma ha saputo trovare energie, gol e assist al momento opportuno – 9
Philip Billing: si, proprio lui, il carneade del mercato di gennaio. In una notte di marzo il suo piedone abbatte la difesa dell’Inter e tiene tutta Napoli attaccata al sogno, si presenta alla premiazione in ciabatte…praticamente un mito – 10
Scott Mc Tominay: un fenomeno lo scozzese, per qualità, quantità e leadership. Segna a raffica, tranquillizza i compagni dopo il pari con il Genoa, in mezza rovesciata abbatte l’ultimo ostacolo prima del trionfo. Miglior giocatore del campionato, we love you, Scott – 10
Amir Rrahmani: 38 presenze su 38, una stagione formidabile per questo difensore spesso sottovalutato. Ha guidato la migliore difesa di Europa alla vittoria, dal Kosovo con amore – 10
Alessandro Buongiorno: è il futuro del Napoli, la sfortuna lo ha tenuto fermo per mezza annata ma ha dimostrato di essere un tassello sul quale edificare il Napoli che verrà – 8,5
Giovanni Di Lorenzo: la bollente estate non lo ha condizionato, conduce i suoi alla vittoria finale, secondo scudetto da capitano, proprio come LUI – 10
Zambo Anguissa: il riscatto dopo l’orrenda stagione passata è di quelli forti. Sei gol, alcuni pesantissimi, un muro di gomma davanti alla difesa e una presenza che si sente – 9
Stanislav Lobotka: giocatore totale, ministro del centrocampo, ogni pallone passa per i suoi sapienti piedi; dovrebbero ibernarlo per conservarlo in eterno – 10
Alex Meret: 18 gare senza subire gol, parate decisive e rarissimi momenti di distrazione. Raggiunta la piena maturazione, va confermato, subito – 9
Matteo Politano: solo 3 gol in campionato, ma una intera stagione passata a rincorrere avversari sulla fascia: chiude ogni partita stremato, incarnando in pieno lo spirito dell’allenatore – 9,5
David Neres: è grazie a lui che l’addio di Kvara non ha mandato nello sconforto più totale la città: frenato dagli infortuni, ha saputo mostrare lampi di alta classe – 8
Matias Olivera: l’uruguagio è garra allo stato puro, a sinistra o al centro blinda la difesa e attacca forte gli avversari, un giocatore prezioso anche per il futuro – 8
Leonardo Spinazzola: arrivato con l’etichetta di infortunato cronico, è stato jolly prezioso: difensore o attaccante, a destra e a sinistra, ha sempre giocato a livelli alti – 8
Giacomo Raspadori: finito ai margini, da dicembre ha saputo prendere spazio con tanti gol (6) alcuni pesantissimi (Venezia e Lecce) – 8,5
Billy Gilmor: dodicesimo uomo prezioso, insieme o vice Lobotka, ha mostrato qualità e ampi margini di crescita – 7,5
Juan Jesus: è una delle più grandi vittorie di Conte. Chiamato in causa tra la disperazione di tutti, gioca ad alti livelli e il suo infortunio finale viene addirittura rimpianto – 7,5
Giovanni Simeone: non ha il piede fatato di due anni fa, solo 1 gol per lui, ma mette tutto quello che ha a disposizione della squadra, ai tifosi questo basta e avanza – 6,5
Pasquale Mazzocchi: un ragazzo napoletano che avvera il suo sogno e che per questa maglia farebbe qualunque cosa, merita il massimo – 10
Gli altri: sperando di non dimenticare nessuno, l’ortodosso Conte ha sfruttato la rosa solo in parte, concedendo meno spazio ad altri protagonisti. Ngonge, Rafa Marin, Scuffett, Okafor, senza dimenticare chi ha lasciato la squadra a gennaio come Zerbin, Caprile e, soprattutto lui: Kvara. Cinque gol per il georgiano prima da salutare, una grande delusione come uomo ma un grandissimo giocatore che abbiamo avuto il piacere di ammirare. sv
Dazn: picco di ascolti nelle ultime due giornate, emozionanti. Forse sarebbe il caso di fare un passo indietro e riportare il calcio ad una dimensione diversa, non limitando la contemporaneità alle ultime due giornate, siamo sicuri che ne avrebbero vantaggio anche loro – 2
Giornalisti ed opinionisti: ma anche urlatori di telecronache, ex calciatori in cerca di lavoro, social blogger da nord a sud. Una accozzaglia di persone che tira acqua al proprio mulino, incapaci di distinguere il tifo dal lavoro, inutile fare nomi – 0
Arbitri e var: un disastro dietro l’altro, un protocollo incomprensibile. Lo strumento che dovrebbe aiutare gli arbitri ma che invece li aiuta a sbagliare. Si può fare molto meglio, anzi si deve – 0